Marquez-Lorenzo, l’ultima sfida. Quando Liberati, Duke, McIntyre …
Rievocazione storica delle grandi sfide del passato. Lotte per il titolo iridato che si sono concluse all'ultima gara...
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Sale la febbre per la sfida di domenica a Valencia fra Marc Marquez e Jorge Lorenzo, ultimo round iridato stagionale che assegnerà il titolo di campione del mondo MotoGP 2013.
Un duello di altissimo valore tecnico e agonistico per lo spessore dei due campioni in lizza e per la portata storica di una corsa che può davvero aprire una nuova epoca del motociclismo, marcata dal 20enne spagnolo Marc Marquez. La storia si ripete, come nel 2006 (ultima corsa a Valencia con Rossi che per una scivolata “regala” il titolo a Hayden), come nel 1992 con Rainey e Doohan in fotofinish. Dal 1949, inizio del motomondiale, altre volte – anche nella classe regina – il titolo è stato assegnato all’ultima corsa ma rare sono state le occasioni in cui l’ultimo round iridato segnava la fine o l’apertura di un’epoca.
Così fu nel 1957, 56 anni fa, quando il GP delle Nazioni a Monza assegnò il titolo iridato della 500. Una giornata indimenticabile. In una soleggiata giornata settembrina e di fronte a una cornice di 100 mila spettatori (anche chi scrive queste note era presente alla verde età di … 7 anni) la 500 diede letteralmente spettacolo con allo start 42 partenti e una sfilata di celebrità: su tutti, Surtees, Duke, Milani, Liberati, Mc Intyre, Masetti, Zeller, Lomas, Dale, Hartle, Montanari.
Il ternano Liberati e lo scozzese McIntyre (entrambi dello squadrone Gilera – la poderosa biancorossa di Arcore pesava a secco 160 kg e il suo 4 cilindri sviluppava circa 75 Cv a 11.000 giri per una velocità di 270 Kmh! – di cui facevano parte anche Duke e Milani) erano divisi da due punti in classifica, con gli altri big tutti a ridosso.
Il “Cavaliere d’acciaio” si presentò calmo, ma pronto come un felino per il gran balzo. Il centauro di Glasgow era visibilmente agitato, carattere impetuoso, voleva la vittoria e il titolo. Entrambi, nelle gare precedenti, erano già caduti quattro volte ed entrambi erano rovinati a terra alla curva di Lesmo nelle prove ufficiali. Subito il colpo di scena: lo scozzese, fresco trionfatore della corsa delle 350, accusò un malessere e la Gilera non lo autorizzò a partire.
Fu comunque gran corsa, con Liberati, Surtees, Duke, Milani, Montanari, Lomas, Dale, Cavanagh, Amstrong in lotta per la vittoria. In più occasioni le carenature avvolgenti si toccarono l’una con le altre. Ci furono anche numerose cadute, di cui due gravi. Finì con un volatone di fuoco e le tre Gilera bianco rosse di Liberati, Duke, Milani, tagliarono il traguardo in fotofinish. Liberati (già secondo nella 350) era campione del mondo delle 500! Prima di lui solo Masetti c’era riuscito. Bisognerà attendere l’arrivo di Giacomo Agostini per riportare il massimo alloro mondiale in Italia.
Fu l’apoteosi per la casa di Arcore e per il motociclismo italiano. Fu un duro colpo per l’industria tedesca e inglese. Già si pregustava un grande 1958 quando arrivò come una frustata secca l’addio alle “armi”. Scrive Renzo Ruffo: “E’ dura da pensare che ventisei giorni dopo questa storica corsa, e con esattezza il 27 settembre 1957, un’intera pattuglia di prestigiosa Eccellenza Italiana , Moto Guzzi, Mondial, Gilera, che tanti successi e titoli mondiali ottenne con piloti di gran classe e calibro, decise di ritirarsi dalle corse….ma così fu!”.
Di lì a poco, l’industria giapponese conquisterà piste e mercati e quella italiana inizierà la sua parabola discendente. Libero Liberati, pilota venuto dalla gavetta, al ritiro della Gilera accusò il colpo ma non si diede per vinto e continuò a correre con una 500 privata monocilindrica della marca di Arcore. Non voleva “tradire” la Casa italiana che l’aveva reso celebre nel mondo. Aspettava sempre il ritorno delle “quattro” che, affidate al Team Duke torneranno davvero in pista nel 1963 con Derek Minter e John Hartle nelle 350 e 500.
Ma Liberati non c’era più. Il destino l’aveva rapito il 5 marzo 1962 con una banale caduta in allenamento, alla curva di Cervara, sulla Valnerina resa viscida dalla pioggia. Uno sbalzo dalla sua fida Saturno 500 e l’impatto contro la roccia. Come avevamo scritto su Amarcord: Libero rincorreva così in cielo le sue 39 vittorie raccolte in terra. Se ne era andato a 36 anni un uomo silenzioso, un pilota umile, fra i più grandi e amati in assoluto nella storia del motociclismo mondiale.
Domenica a Valencia il motomondiale ripropone la sfida finale fra due grandi campioni e due moto straordinarie di due grandi Case. I due piloti sono spagnoli e le moto sono giapponesi. A quando la riscossa degli italiani?