Marc Marquez, “mix” fra Rossi e Stoner?
Nel lontano 1968 Sergio Endrigo faceva piangere gli innamorati delusi con la “La festa appena cominciata è già finita”, oggi Marc Marquez tocca il cielo e fa felice i suoi fans, moltiplicati ovunque in un baleno.
A Valencia, il 20enne spagnolo neo iridato della MotoGP, ha dato il via a una festa che – stando ai fatti – ha tutta l’aria di durare, di durare a lungo lasciando ai suoi avversari poche speranze di ribaltare questa previsione.
Nelle corse si dice sempre che niente è scontato, ed è vero. Ma è altrettanto vero che spesso il segnale del buon giorno che si vede dal mattino poi viene confermato da una bella giornata. Non stiamo qui a ripetere quanto scritto ripetutamente da noi stessi, dai colleghi di Motoblog, dagli altri blog e media di ogni tipo. Siamo di fronte a un fenomeno entrato nella leggenda del motociclismo e dello sport.
Da Valencia il motomondiale volta pagina e, lo ripetiamo, inizia una nuova era, quella di Marc Marquez. Si chiude l’era di Valentino Rossi. Si può girare la frittata in mille modi, ma questi sono i fatti. Sarà il tempo a dimostrarlo o meno.
Qui non vogliamo ricordare i mille show di Marc, i suoi traversi e le sue staccate da motard, le pole, i podi, le vittorie conquistate con una classe, una determinazione, uno spettacolo davvero da incorniciare.
Ci viene in mente, invece, il viso stravolto di Marc dopo il gran volo del primo pomeriggio delle prove del venerdì al Mugello oltre i 300 Kmh! Uscito miracolosamente dalla caduta, dopo la visita in Clinica Mobile, lo abbiamo incontrato nel motor home Honda, accompagnato in scooter dal fido Alzamora, pietrificato. Marc aveva la mandibola bloccata e con un filo di voce disse solo: “Io corro”. Già, e che corsa!
Poi arriveranno altri momenti sempre al limite fra dramma e trionfo. Quindi lo storico titolo finale conquistato a Valencia fra un’ovazione assordante di uno straordinario pubblico e i complimenti sinceri di Jorge Lorenzo, Dani Pedrosa, Valentino Rossi e di tutti la compagnia del Circus. L’invidia, il risentimento, la gelosia – una volta tanto – lascia il posto al riconoscimento per un avversario che merita quanto ottenuto. Non è usuale in un ambiente complesso dominato oggi da grandi interessi economici, con gente che vuole solo primeggiare. Tant’è. Onore a Marc, onore a Jorge, Dani, Valentino capaci anche di queste prodezze fuori pista.
Può essere “rischioso”, persino antipatico paragonare gli assi nello sport. Ogni campione è figlio della sua epoca, in condizioni irripetibili, con caratteristiche difficilmente rapportabili con altri. Ma proprio per non ripetere cose scontate osiamo un rapporto fra il nuovo campione del mondo della MotoGP e altri grandi.
Marquez ha l’irruenza e l’aggressività di JARNO SAARINEN e GARY HOCKING, ha la classe pura e la versatilità di MIKE HAILWOOD E JOHN SURTESS, ha l’intelligenza tattica agonistica di GIACOMO AGOSTINI e GEOFF DUKE, ha il fiuto del predatore e il sorpasso “chirurgico” di KENNY ROBERTS E FREDDY SPENCER, ha la capacità dello show e di comunicazione di VALENTINO ROSSI. Il solito supercritico dirà: ma campioni di altre epoche non sono paragonabili fra loro. Forse è così.
Allora azzardiamo dicendo forte e chiaro che Marc Marquez, che di Jorge Lorenzo ha classe e grinta, è l’evoluzione di CASEY STONER. Marc è la copia “in chiaro” di Casey, l’uno è la continuazione dell’altro, la sua evoluzione in positivo, con la capacità di comunicare, di non chiudersi in se stesso, di sorridere al mondo, cominciando dagli avversari.
La Honda ha fatto centro. E’ il motociclismo, soprattutto, ad avere ritrovato una grande stella capace di illuminare una MotoGP altrimenti nel tunnel. Grazie, Marc!
Ma non è tutto oro quel che luccica. Il motomondiale tutto spagnolo, con tre titoli vinti su tre. I primi tre piloti del mondiale MotoGP parlano spagnolo: Marquez 20 anni, già nella leggenda, Lorenzo 26 anni ancora il più completo, Pedrosa 28 anni anni manca il titolo ma resta in alto. E gli italiani? Rossi, 34 anni, brilla con i suoi nove titoli iridati ma rischia di rappresentare l’emblema del declino dei piloti tricolori.
La svolta? Dov’è? Manca strategia, competenza, costanza e umiltà senza le quali non si fanno crescere nuovi campioni. Tutt’al più si celebrano gli ex.