Valentino Rossi "calamita" sponsor. Ma non è tutto oro quel che luccica ...

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 9 gen 2011
Valentino Rossi


L’’antico adagio “passate le feste gabbato lo santo” si attaglierebbe come un abito su misura alla Yamaha in MotoGP. Babbo Natale, San Silvestro, la befana, nessuno ha portato sponsor al team number one della Casa di Iwata.

Almeno stando a quanto scrivono i “soloni” sempre bene informati e … “super partes”, la Casa dei tre diapason non ha proprio uno straccio di sponsor, tant’è – dicitur – si pensa al debutto stagionale in Qatar con carene nude, solo con colori e marchio aziendali.

“Ovvio” che a questa situazione si sarebbe giunti non per i morsi della crisi economica mondiale (ancora tutto è possibile con quasi tre mesi dalla prima corsa 2011), ma esclusivamente per le note vicende dei cambi di piloti.

O, per dirla senza tanti giri di parole, è Rossi che fa lo sponsor. Via Valentino Rossi dalla Yamaha, Yamaha senza più sponsor. Entra Valentino Rossi in Ducati, Ducati in difficoltà perché la carena è troppo esigua per contenere tutti i marchi delle aziende che sono in febbrile attesa, soldi in mano, davanti al portone d’ingresso della fabbrica di Borgo Panigale per potersi abbinare alle Rosse e a Valentino.

Vero? Falso? Che il Dottore, da questa stagione in Ducati nel binomio del secolo, sia una gallina dalle uova d’oro (specie per se stesso), non ci sono dubbi. E non ci sono dubbi che il pesarese nove volte campione del mondo, oltre al talento in pista, “tira” sempre forte sul piano dell’immagine e quindi produce comunicazione “positiva” per le aziende abbinate.

Ma ancora una volta si cade nella trappola di identificare la MotoGP in un solo pilota, come se gli altri fossero d’impiccio, quasi rovinando la scena.

In questo caso gli altri sono una Casa dal blasone della Yamaha che ha in squadra il campione del mondo in carica Jorge Lorenzo e il miglior debuttante Ben Spies (già iridato SBK). Yamaha con in saccoccia tre titoli iridati MotoGP caldi caldi: il titolo piloti, quello costruttore e quello dei team. E con i piloti molto competitivi e anche più giovani del lotto.

Ad accecare, più della miopia, è il tifo: si tenta persino di far passare come insignificante la conquista del titolo di campione del Mondo della massima espressione del motociclismo mondiale.

Cioè il titolo vale e conta solamente se a vincerlo è un certo pilota. In tal caso il “certo” pilota correrebbe da solo, anche perché le altre Case e Team cosa ci starebbero a afre senza quell’apporto, indispensabile per la vittoria e per portare sponsor?

Allora? Allora se fosse vero ciò che si legge altrove, le sorti della MotoGP sarebbero già segnate, con un futuro (prossimo) da paura. Quando, non sia mai, Valentino saluterà la compagnia, il motomondiale (che comunque è nato nel 1949) sarà in brache di tela.

Ma a smontare il teorema basta far riferimento, fra gli altri, a un singolo e significativo fatto: alla FIAT, la quale non ha dato addio alla Yamaha perché Rossi si è accasato altrove ma per scelte e strategie aziendali diverse.

E’ partita in anteprima la “guerra” psicologica: demonizzare gli altri, chiunque possa intralciare i “destini” segnati da uno solo… Per fortuna non è così e sarà la pista, solo la pista a dare la palma del più forte.

La verità è che, col freddo che c’è fuori, si mette legna sul fuoco. In attesa di gettare benzina.

Ultime notizie