Honda: tre Concept Bike su base VT1300CX per studiare le custom del futuro

Di L. Lallai
Pubblicato il 14 gen 2011
Honda: tre Concept Bike su base VT1300CX per studiare le custom del futuro


E’ difficile interpretare una moto cruiser o custom senza pensare all’america. Il concetto di moto bassa e lunga è iniziato nel nuovo continente, grazie ad Harley Davidson e Indian, e prosegue nel nuovo millennio seguendo stilemi classici e fortemente associati alla cultura Yankee. I giapponesi che hanno voluto cimentarsi nel settore, non hanno potuto far altro che imitare, copiare e riproporre gli stessi concetti, ma in versione spesso più economica e alla portata di molti. Ma ci sarà mai un filone di moto cruiser non all’americana?

Honda è una di quelle marche che spende più risorse attorno a progetti custom. Lo fece qualche anno fa con la tecnologica e personalissima Valkyrie Rune, e si è ripetuta nel 2010 offrendo al pubblico la VT1300CX Fury, la prima interpretazione di serie di un chopper dal design elborato. Ora il reparto R&D cerca nuove strade per il design del settore cruiser.

Tre special, tre proposte di stile con l’unico scopo di tastare il terreno per una prossima e carismatica moto made in Japan. La base di partenza è il già citato v-twin VT1300, e rispondono al nome di Slammer, Furious e Switchblade: nomi aggressivi esattamente quanto l’estetica, che gioca tutto su linee semplici ma portata all’estremo da quote inusuali di lunghezza, altezza da terra e diametro dei cerchi.

Concept Honda Custom
Concept Honda Custom
Concept Honda Custom

La Furious, Chopper strettamente derivato dalla Fury, vanta una ruota anteriore da 23″, con 20″ al retro. Il serbatoio originale viene mantenuto ma tutto il resto cambia per dare un aspetto ancora più high tech al prodotto, con comperchi motore e cerchi in grigio scuro, a ricordare il colore del titanio, e delle sovrastrutture davvero tirate all’osso, verniciate di azzurro e blu.

La più personale e bella è sicuramene la Slammer: una cruiser da fumetto, anch’essa con il 23″ davanti e un’estetica che richiama gli aerei stealth di ultima generazione, compresi il colore grigio scuro e opaco della vernice radar-riflettente. Le linee sono tiratissime e basse, con pochi fronzoli in stile bagger e un’aggressività unica.

La terza strizza l’occhio al dragracing, si chiama Switchblade, e vanta componentistica di prim’ordine; Ohlins e Brembo contraddistinguono un anteriore molto racing e non troppo futuristico, così come le dimensioni più compatte e ispirate al contenimento del peso. tutte le sovrastrutture sono in fibra di carbonio, la strumentazione è piccolae digitale, mentre due faretti poliessoidali in stile Ghezzi e Brian Furia danno un tono futuristico allo sguardo.

Fra tutte, come già detto, la più notevole e è la Slammer, un concetto che vorremo vedere sviluppato, per contribuire all’identità giapponese che Honda sta cercando di dare al mondo custom. Il settore ha bisogno di alternative valide, di non rimanere troppo ancorato alle realizzazioni americane che da sempre immobilizzano il mercato custom e cruiser; ampliare il mercato variegando l’offerta, con categorie nuove, stili meno tradizionalisti e assolutamente no chrome. Brava mamma Honda.

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