MotoGP e WSBK come i ... "polli di Renzo"

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 24 gen 2011
MotoGP e WSBK come i ...


Le vacche grasse sono finite e la crisi economica internazionale mette a nudo anche le difficoltà della MotoGP e della WSBK. Invece di fare una seria analisi e cambiare ciò che non va, unendo le forze in campo, i padroni del vapore delle grandi corse di moto si preparano alla resa dei conti. Da una parte la MotoGP (Dorna) difende la (presunta?) superiorità di classe regina legata alla sua storia e alle ultime stagioni incentrate su un unico grande pilota catalizzatore mediatico, stagioni ricche di immagine, comunicazione, audiences tv, di sponsor e soldi mai visti prima.

Dall’altra la WSBK (Infront) difende la sua originalità tecnica delle derivate di serie (?), si vanta della presenza di sette (sei) Case ufficiali e dello show in pista. Entrambe si difendono contrattaccando, interessate all’orticello altrui. La più … famelica è la MotoGP, con la Dorna orientata a scavalcare e togliere spazio alla WSBK (dal 2012 anche motori derivati dalla serie nella MotoGP 1000).

La peculiarità della classe regina è (storicamente) dovuta dal tipo di moto in pista, da sempre solo prototipi, mezzi studiati e realizzati per correre nei GP del motomondiale. L’appeal della classe regina è sempre derivata dai migliori piloti in sella a pezzi “unici”, moto tecnologicamente sofisticate, soprattutto riferite ai propulsori. Un esempio su tutti: la Guzzi 500 8 cilindri 4 tempi.

Aprire la MotoGP ai motori derivati di serie è un inutile surrogato, non risolve i veri problemi della classe top, ne snatura l’identità e la impoverisce sul piano tecnico e agonistico privando il motociclismo di una peculiarità di cui si è sempre vantato e da cui ha tratto linfa.

Anche di raffinatezze tecnologiche ha vissuto e vive questo sport, la cui “qualità” e modernità non si misura con la lunghezza dei van dei Team, i menù delle hospitality, le tette al vento delle umbrella-girls, le luminarie del paddok, i compensi stratosferici dei piloti.

La griglia scarna della MotoGP non la si rimpolpa con moto dai propulsori derivati dalla serie, la cui bassa competitività (i piloti con quelle moto solo e sempre fanalino di coda) peggiorerà il livello tecnico e agonistico delle corse, falsando l’immagine di classe regina.

Abbassare i costi è giusto e si può, non solo sforbiciando nella parte del gigantismo “coreografico” del Circus: ad esempio va rivisto il rapporto fra Case e Team superando il leasing, un vero capestro per le squadre.

La verità è che tutto il “giocattolo” della MotoGP è artificiosamente “sovradimensionato”: tutto è stato gonfiato oltremisura, dando l’illusione (e illudendosi) di una crescita ininterrotta, una torta sempre più appetibile, sempre più grande, dai costi e dai guadagni sempre più alti. Non è così. Il dopo Rossi sgonfierà la “bolla” riportando il Circus con i piedi per terra. Per molti sarà un brutto risveglio.

Passando alla SBK, anche in questa categoria non è tutto oro quel che luccica. Qui lo snaturamento è avvenuto da anni, con moto che oramai della serie hanno ben poco. Anche la WSBK soffre nella griglia (21 piloti quest’anno?) e nella presenza ufficiale delle Case, più di facciata che reale (escludendo Aprilia e BMW). Anche la SBK così non regge.

Non si deve tornare a correre con moto con la targa, ma un ritorno alle … “nobili origini” è solo salutare. La WSBK non può cullarsi sulla sua indiscussa “crescita” e non vedere le crepe che già la stanno intaccando.

Comunque, l’ascesa della MotoGP non coincide con la discesa della SBK e viceversa. La (prossima) guerra fratricida farà saltare il debole equilibrio delle due categorie con gravi conseguenze per il motociclismo.

La verità è che da anni il motociclismo non ha una guida credibile e autorevole, con la FIM (federazione internazionale) con il ruolo di soprammobile: più che inutile, dannosa. Così dominano gli interessi di parte di chi gestisce (con discutibili gare d’appalto …) i campionati: interessi privati legittimi per carità, ma esclusivamente orientati al proprio business, non sempre coincidenti con quelli più generali del motociclismo.

Dorna e Infront non vanno “cancellate”: vanno ricondotte al ruolo di “gestori” delle corse, togliendo loro quello di padroni assoluti.

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