Una rossa alle grandi manovre - Husqvarna TE 449 al Touquet
Ed eccoci qua, sabato sera. Con le moto allineate nel parc fermé, pronte al delirio di domani. Ma andiamo con ordine. Ieri pomeriggio, 28 ore dopo essere partiti da Milano, eravamo ancora a 180 km. da Touquet. Non che si fossero registrati inconvenienti meccanici al nostro smisurato Sprinter, tutt’altro. Esso ha viaggiato egregiamente, tanto che nei momenti di maggior entusiasmo siamo riusciti a vedere oltre 150 km/h, in 6, con 3 moto dentro e 4 sul carrello (un amico del portinaio di mio cugino ci ha detto che in Francia si può).
Il fatto è la strada si è rivelata oltremisura lunga e piena di distrazioni. Giovedì, dopo una veloce pausa a Courmayeur per “un panino” (finita dopo antipasti, primi, secondi, caffè, amari e discussioni per chi dovesse guidare), siamo ripartiti ed infine giunti ad Ay, (poco) ridente località nella regione della Champagne. Cena, gran degustazione di bollicine francesi, e visita alle cantine alla mattina successiva.
Tutto bello ed interessante, ma il Touquet chiamava, e i ragazzi fremevano: abbiamo puntato di nuovo il furgone verso nord e siamo arrivati quindi a destinazione. Che dire? Il paese è a tratti carino, a tratti bruttino. Invaso da decine di migliaia di spettatori, di cui moltissimi in moto incuranti del clima non certo mediterraneo, con una persistente colonna sonora di burnout, motori a limitatore e musica a tutto volume.
La spiaggia è meravigliosa, sterminata, contornata di dune naturali e liscia come un biliardo: il parco giochi perfetto per i bambini, ma soprattutto per i grandini tassellati. Arrivarci a piedi, al tramonto, con l’English Channel liscio come l’olio, cercando con lo sguardo la fine della distesa di sabbia, mentre decine di bulldozer giganteschi danno gli ultimi ritocchi i salti, alle whoops, agli appoggi; e fermarsi lì, in riva al mare, sferzati da un vento gelido, a pensare a cosa ci aspetta il giorno della gara. Un misto di esaltazione, paura ed ilarità difficile da raccontare.
Oggi quindi, dopo una serata non esattamente da atleti, abbiamo vissuto una giornata lunga e noiosa, con l’ultima messa a punto, le verifiche e l’organizzazione logistica per domani. I commissari francesi si sono rivelati più pignoli di quanto pensassimo, facendo le pulci anche sulla data di produzione dei caschi e sull’omologazione delle protezioni, regalando un soddisfacente fatturato ai venditori ambulanti di accessori.
La rossa ha subìto pertanto l’obbligatoria rimozione del cavalletto laterale, in quanto “gara di endurance e non di enduro” (cit. commissario di gara francese), mentre a livello telaistico ho proceduto a sfilare (alzando l’anteriore della moto) la forcella nelle piastre di un mezzo centimetro e ad indurirne la taratura idraulica in compressione. Il tutto, almeno in teoria, per renderla meno propensa a “prender sotto” nella sabbia e più stabile in velocità sul drittone. Successivamente l’Husky TE 449 ha passato le verifiche senza alcun problema, ivi compresa la necessaria e severissima prova fonometrica. Quello che però era emerso come una mezza critica nella prima presa di contatto, si è confermata tale al momento di applicare i numeri di gara sulla moto. Va bene sacrificare un po’ di funzionalità per l’estetica, ma forse così è un po’ troppo, e le tabelle portanumero sono ormai quasi virtuali.
Vi rimando quindi al prossimo post di aggiornamento, dopo la gara. Gara che partirà domani alle 13, quando apriranno il parco chiuso che si trova ad un paio di chilometri dalla spiaggia, e più di mille moto scalpitanti, frementi, impazienti, attraverseranno il paese percorrendo una via transennata in mezzo a due ali di folla, inarrestabili come i tori di Pamplona, per poi allinearsi sulla spiaggia una a fianco all’altra. E allora si potrà citare Il Gladiatore: “al mio segnale, scatenate l’inferno”.