Husqvarna TE 449 al Touquet - resoconto di gara

Di Luca Viglio
Pubblicato il 2 feb 2011
Husqvarna TE 449 al Touquet - resoconto di gara


Il tempo di riattraversare mezza Europa e riprendere vagamente la funzionalità delle dita sulla tastiera, ed eccomi a raccontarvi della gara (Touquet 2011). Lo dico subito: è stata una mezza Caporetto. Mezza, perché se da una parte ne avevo sinceramente sottovalutato la difficoltà e la fatica, arrivandoci con un allenamento inadeguato (complice anche una mezza influenza), dall’altra è stata un’emozione fortissima, un’esperienza che già ho voglia di rifare al meglio.

La domenica mattina alle 10,00 avevamo già liberato le stanze, e vestiti di tutto punto per la gara, aspettavamo al bar dell’albergo. Sguardi persi nel vuoto, piedi e mani dalle movenze inequivocabili, sospiri, risatine. La tensione era già alta, tre ore prima della partenza. Quando alle 12,00 siamo arrivati davanti ai cancelli del parco chiuso, ci siamo trovati con gli altri mille-e-rotti piloti, assembrati uno sull’altro, senza percepire il freddo pungente; già contornati da migliaia di persone, con altrettante migliaia che dirigevano verso la spiaggia. Di minuto in minuto sembrava non accadere nulla, salvo il continuo e crescente martellare del cuore. I secondi erano eterni, i minuti chissà; senza orologio potevo solo aspettare, continuando a concentrarmi per non sbagliare, per non cadere, per non farmi scivolare di mano la chiave della moto nella calca, ma anche per cercare di guadagnare (o almeno non perdere) posizioni nel tragitto tra parc fermé e spiaggia.

Finalmente hanno aperto le transenne, e giù a testa bassa a correre, spingere, scavalcare per arrivare all’Husky. La trovo ancora in piedi (cosa non scontata), recupero la chiave (che avevo nascosto sotto al manubrio) e la avvio al primo colpo di pulsante. Bene. Tutti fanno altrettanto, e senza che si avanzi per più di qualche metro, l’aria si fa irrespirabile e il rumore assordante. Passano altri minuti, o decine di minuti, con avviamenti e spegnimenti dei motori. E’ snervante, tutti scalpitano, alcuni si scaldano i muscoli, la folla guarda. Poi, finalmente, la liberazione. Millecinquanta moto si lanciano in una via transennata tra due ali di folla, verso la spiaggia, sgomitando, superandosi, tamponandosi.

Husqvarna TE 449 al Touquet 2011
Husqvarna TE 449 al Touquet 2011
Husqvarna TE 449 al Touquet 2011
Husqvarna TE 449 al Touquet 2011
Husqvarna TE 449 al Touquet 2011
Husqvarna TE 449 al Touquet 2011

Ogni metro che passa c’è sempre più gente intorno, e arrivando al mare lo spettacolo è impressionante. Si parlerà di circa 300.000 spettatori , ed essere dall’altra parte rispetto a tale pubblico, per la prima volta in vita mia, è semplicemente straordinario. Mi schiero quindi sul cancelletto, lateralmente sul lato opposto al mare, perché l’unica cosa che riesco a pensare è di evitare la parte centrale della mandria e avere una qualche via di fuga in caso di problemi. Da qua in poi non posso che parafrasare quanto scritto oggi dal Presidente, un amico tra gli altri in gara, perché non saprei scrivere di meglio.

“Ho davanti una fila di moto, con il cancelletto a 3-4 metri massimo; ma poco prima ho guardato dietro (cosa assolutamente da non fare!) e ce n’erano talmente tante, di file di moto, da non vedere più la spiaggia. Riguardo di nuovo avanti, oltre il cancelletto… Una distesa interminabile di sabbia. Vedo le signorine con in mano i cartelloni con scritto su sfondo rosso COUPEZ LES MOTEURS (spegnete i motori). In un attimo si crea un silenzio surreale.

Ogni tanto intravedo l’altro lato del cartello… Sfondo giallo con scritto a caratteri cubitali: – 1 MIN…
Questi momenti sono una roba da mandare ai matti veri. Non è descrivibile. Sono bloccato in quella situazione e penso “quando vengono giù quei cancelletti devo dargli tutto il gas che c’è altrimenti quelli che ho dietro mi travolgono…”
E in quel momento mi rendo conto che se cado o se qualcuno cade davanti a me, non ci potrò fare assolutamente nulla… Mi arriveranno mille moto addosso; forse il primo riuscirà a schivarmi, ma quelli dietro mi prenderanno sicuro.
Sento il sapore dell’adrenalina in bocca.

Poi inizio a vedere le troupe televisive che corrono via, i pick-up che se ne vanno, le ragazze che girano i cartelli; e leggo quel maledetto – 1 MIN. Tutti si danno a gambe levate e rimane la spiaggia vuota e immensa. 1000 moto si accendono contemporaneamente. Ma non al minimo. Tutti al limitatore. Cadono i cancelletti. La prima cosa che sento è la sabbia. Fredda e umida in faccia.

Allora inizio a stracciare la manetta come mi ero riproposto di fare. Ma in quarta piena la moto non è che fila via liscia. Sbacchetta come l’anca di una vecchia baldracca! Allora provo ad essere meno irruento sul gas…Ma con questo fondo si appesantisce il davanti se non gliene do. Insomma non ci sono santi, devo solo spegnere il cervello e colare il motore! Dopo un po’ inizio a pensare che arriverà la prima curva prima o poi. E senza che me ne accorga ci sono dentro, talmente pressato che potrei spegnere il motore e farmi trasportare dal mare di moto imbizzarrite. Sembra l’Apocalisse.

Mille moto una sopra l’altra, gente che cade, che si cappotta, che si infossa, che si aggancia, che impreca. Nell’aria l’ossigeno sembra sparito; c’è solo gas di scarico e sabbia a grana grossa che vola da tutte le parti. La spiaggia ha già delle carregge profonde due spanne, e nemmeno ho fatto la prima curva. Poi in questo fiume inizio a prendere il mio ritmo; peraltro con tutta serenità, visto che mi stanno guardando solo 300.000 spettatori.

Una dozzina di minuti dopo, Ramon (il vincitore), ha già iniziato a doppiarmi. Senza passarmi di fianco, mi passa sulla testa; perché sembra avere il brevetto di volo, invece che la licenza di crossista. Galleggia sulle whoops, fa salti di 20 metri e 3 di altezza. E’ arrivato dallo spazio.” La mia gara andrà avanti per un po’, a tratti prendendo anche un certo ritmo. Purtroppo sulla discesa di un salto, provando ad evitare due moto a terra, cado. Neanche il tempo di capire che la mia faccia è nella sabbia e un paio di altre moto, e relativi piloti, mi piombano sopra. Nessun danno, solo un po’ di risentimento alla schiena, che unito al totale sfinimento fisico, mi portano alla sofferta decisione di chiudere la gara anzitempo. Per un endurista nostrano ci voleva tutt’altra preparazione ai sabbioni nord europei.

La rossa Husqvarna TE 449 dal canto suo s’è comportata decisamente meglio di me. È stata semplicemente impeccabile, anche strapazzata in condizioni così gravose. Nei canali, anche profondi, ha sempre girato egregiamente, nello stretto come nei curvoni, senza allargare la traiettoria e restando sempre prevedibile e svelta tra le gambe. A livello di stabilità credo che sia difficile dare un giudizio nelle condizioni del Touquet: ci sono talmente tante e tali carregge che anche un Kamaz farebbe fatica a procedere in linea rettilinea senza risentirne. Il motore, confermando le impressioni della prima presa di contatto, s’è rivelato un vero toro: potente, robusto, in grado di tirare fuori la moto dal terreno profondo e pesante senza difficoltà, tanto nelle marce basse con un bell’allungo, quanto in quelle alte con ottimo tiro.

La frizione, pur strapazzata in maniera importante, non ha dato alcun segno di cedimento, né di decadimento: non ha strappato, non s’è “gonfiata”, niente slittamenti o rumori sinistri. Eccellente. Altro aspetto encomiabile è stato il discorso avviamento del motore. Con le diverse cadute in cui sono incorso, la moto è sempre tornata in moto, senza che la batteria desse segni di affaticamento. E’ un elemento importante perché la moto non è dotata di pedivella per la messa in moto alternativa al bottoncino. Quest’ultima però è una mancanza che su una moto da enduro mi sento comunque di criticare; la batteria potrebbe non essere sempre in forma come quando la moto è così nuova.

Un’ultima critica alla moto è relativa al fatto che le plastiche rosse dei fianchetti, nella zona di contatto con gli stivali e le ginocchiere, mi son sembrate delicate ai graffi; credo che dopo qualche mese di utilizzo intensivo non sarebbero un gran vedere. Necessitano sicuramente di adeguate grafiche protettive. Altro, sulla moto, non vi so dire. Come premesso nella prima presa di contatto, la prova s’è svolta lontano dalle mulattiere. In definitiva questa Husqvarna TE 449 m’è piaciuta.
Visto che col Touquet ho un conto aperto, e già sto pensando di rifarlo preparandomi meglio, con la rossa ci tornerei volentieri.

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