Piloti con la valigia … vuota. “Un caffè per un sogno”, l’idea di Giovanni Luc per diventare un campione
C’è stato il motociclismo leggendario dell’”epoca degli eroi”, poi quello dei “giorni del coraggio” e oggi quello dello show-business, a due facce: da una parte luminarie e montagne di soldi e dall’altra molte ombre, tanti rischi, molti debiti.
Ieri come oggi i “centauri” si giocano la pelle per conquistare al tempo una frazione di secondo in nome di una passione che per tutti è ideale di vita. Ieri come oggi per correre in moto ci vogliono passione, talento, tecnica, coraggio, ma soprattutto servono tanti soldi, oggi più di ieri. I giovani vogliono emulare Valentino Rossi e i big della MotoGP perché famosi e super ricchi. Pochi sanno che questi “super campioni” rappresentano una eccezione, con la stragrande maggioranza dei piloti che paga per correre.
Per vincere, il talento resta essenziale, ma oggi senza i piloti con la “valigia” le corse non esisterebbero. Proprio in queste giornate invernali i corridori hanno un solo chiodo fisso: trovare il budget per la prossima stagione tirando fuori ogni idea che produca soldi. Altrimenti, addio sogni di gloria!
Fra i tanti che s’ingegnano per poter correre segnaliamo oggi un giovane di buona scuola (ingegneria), pilota di buon livello nazionale, non certo sotto i riflettori, Giovanni Luc, friulano, terra di calciatori, pedalatori e soprattutto gran lavoratori ed emigranti.
Giovanni è un pilota “senza valigia”, ma non si arrende e tenta di ripercorrere l’idea del pilota giapponese di F1 Kamui Kobayashi, una colletta per non mollare. Giovanni è ben considerato nell’ambiente delle corse tricolori: è serio, umile, concreto, un perfezionista che studia circuiti, avversari, moto e guida alla ricerca dell’abbassare il tempo sul giro, passo dopo passo.
Quando gli abbiamo chiesto che tipo di pilota pensa di essere ha risposto secco: “Racer. Mi sento più racer che pilota. Non mi limito a fare le corse, le vivo. Vivo ogni minimo dettaglio: dalla preparazione fisica e psicologia al metodo di lavoro. Studio la guida dei miei avversari, alleno la mia sensibilità con la moto e cerco di capire come pensano e agiscono i grandi piloti. Voglio arrivare in alto”.
Ma la via è lunga, contorta e polverosa. Il primo contatto di Giovanni con un mezzo a motore fu con un vecchio MotoBi “Billo” del nonno, testato alla non più tenera età di 12 anni. Praticamente quando Valentino Rossi era già un astro nascente delle minimoto e Casey Stoner faceva razzia di gare di short track in Australia.
Dopo due mancate qualificazioni al trofeo Junior Gp di Aprilia e FMI inizia a correre nel Campionato Alpe Adria: una moto messa a punto da solo, un furgone mangiaolio a noleggio, tenda bucata e gran voglia di emergere. Sole sei gare e quattro test in due anni non sono nulla, ma Giovanni riesce a piazzarsi subito alle spalle dei protagonisti del campionato e a meritarsi la chiamata di un importante Team per la Coppa Italia Velocità 2010.
Un anno nel quale il livello di competitività è molto alto, con oltre 50 iscritti ad ogni gara e nomi come Gamarino, Tatasciore, Andreozzi, Oppedisano come avversari. Oltre a gareggiare Giovanni doveva anche sviluppare la propria moto, meno competitiva rispetto a quella degli avversari, durante i weekend di gara, e nonostante ciò a fine stagione riesce ad inserirsi stabilmente nella top ten. Arrivano 4 proposte per il CIV Superstock600 e uno sponsor all’altezza. Che poi lo abbandona, lasciandolo a piedi a gennaio.
Da allora Giovanni corre con il contagocce: una gara nel 2011 (14°), due nel 2012 (9° e 7°) e tre nel 2013 (,4°, ritirato e 5°). Nel frattempo Giovanni resta fermo per mesi, senza potersi allenare, con una tuta vecchia di 5 stagioni, correndo con delle gomme usate, se non addirittura vecchie di uno, due anni.
E adesso? Per il 2014 è riuscito a riunire attorno a sè un Team Superbike, per partecipare al Campionato Italiano Velocità nella classe Supersport 600, composto da persone qualificate, con esperienze nella gestione di strutture ufficiali e semi-ufficiali nel Mondiale Superbike. Tutto bene, allora? Magari!
Lo scoglio da superare resta sempre il budget. Giovanni non si dà per vinto e lancia l’idea per una nuova iniziativa: “Un caffè per un Sogno”, cioè una piccola donazione per aiutare Giovanni ad esprimere le potenzialità e dimostrare in pista il proprio talento.
Un piccolo aiuto, una goccia d’acqua da parte di tanti appassionati che potrà aiutarlo a creare quel mare sul quale navigare verso Il Sogno. Per chi volesse aiutare Giovanni, è possibile fare una donazione sul Conto corrente postale N° 1016942482 mentre il codice IBAN è IT70R0760112300001016942482.E’ inoltre possibile contattarlo all’indirizzo mail giovanniluc.pibe501@libero.it, tramite twitter sul profilo Pibe501 e alla pagina Facebook “Giovanni Luc”.
Non è, la nostra, pubblicità, ma solo la testimonianza di come un pilota come Giovanni si impegna per far vivere la propria passione. Giovanni, uno dei tanti. Ad ogni pilota chiediamo di raccontare a Motoblog la propria … via crucis per poter correre.