TEST Ducati Diavel: Diavolo di un Diavel

Di Lorenzo Baroni
Pubblicato il 4 feb 2011
TEST Ducati Diavel: Diavolo di un Diavel


Una moto diversa da tutto quanto visto fino ad oggi. Questa è la nuova Diavel, coraggiosa e fuori dagli schemi, irriverente e impavida, irrazionale fino all’eccesso tanto da destare clamore più per il fatto di essere stata realizzata che non per come possa essere veramente. Ma anche una moto che in pochi potevano pensare di poter realizzare. Tra questi senza dubbio Ducati che dopo il successo della Multistrada 1200 (quasi 1.500 moto vendute in Italia nel 2010 e seconda assoluta nelle vendite del mese di gennaio 2011) prova nuovamente ad esplorare nuovi segmenti e nuove realtà.

Una moto di cui molti diranno che non si sentiva il bisogno, un oggetto da scrutare con occhi attenti, ma che senza ombra di dubbio non passerà inosservato, a metà strada tra una scultura post moderna e una realizzazione unica di una factory artigianale. Linee muscolose, a tratti quasi esagerate, ma ostentate con fierezza dalle sue forme tozze, massicce e scalpitanti contornate da un alone da mezzo post-atomico. In molti guardando la scheda tecnica hanno pensato che tutto si potesse fare con questa moto, fuorchè guidarla su una strada tortuosa, con tutti quei cavalli e quel “gommone” posteriore… “sarà la classica moto da sparo”, buona per accelerare su una pista di un aeroporto.

Ma la verità è che nessuno aveva mai realizzato prima d’ora un mezzo simile, mentre gli unici termini di paragone erano le custom anabolizzate o altri oggetti esoterici, tutto questo condannava inevitabilmente la “Diavel anticonformista” ad essere incanalata all’interno di filoni o segmenti mediamente lontane dalla sua reale natura. Una moto che va assolutamente provata prima di essere giudicata, proprio per questa mancanza di riferimenti o reali termini di paragone, perchè la Diavel non è simile a nulla di quanto oggi troviamo su un listino.

TEST Ducati Diavel 2011
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Curata in ogni particolare

Più maneggevole di quanto si potrebbe pensare ma anche meno confortevole nelle lunghe percorrenze. Più filante di quanto le foto la facciano apparire e più aggraziata e dinamica di quanto abbia lasciato intendere finora. Potente e non poco, ma mai più del dovuto o di quanto si riesca a gestire con acceleratore ed il traction control, per i più rispettosi ci sono tre livelli di Riding Mode, anche se la Diavel andrebbe guidata solo in Sport per non disaccoppiare la sua anima dalle sue reali fattezze estetiche.

Look affascinante, imponente serbatoione da 17 litri, con due larghe prese d’aria laterali, che sinuosamente vanno affusolandosi mentre raggiungono il retrotreno. Scarichi che disegnano ampie e ben visibili curve, per convogliarsi in due marmitte sovrapposte, telaio a traliccio: un classico! La Diavel cerca di riunire nella sua estetica alcuni degli aspetti più noti di tre tipologie di veicolo, mostra infatti i muscoli ed il concetto di dinamismo tipico delle moto sportive, elementi che ritroviamo nella linea di pancia bassa, nel motore sportivo e nel codino slanciato.

Dalle custom prende la posizione ribassata (disponibile come optional inoltre troviamo una versione della sella ancor più bassa di 20mm insieme ad un’altra rialzata), così come dalle custom arriva la conformazione della zona del cruscotto e del manubrio. Dalle naked infine riprende la posizione di guida nella triangolazione pedane manubrio sella così come la zona così detta della “fly line” che sta ad indicare la zona superiore del serbatoio. Pregevole la finitura superficiale delle parti in carbonio così come molti dettagli meccanici quali il forcellone monobraccio, le pedane del passeggero sottili e filanti che spariscono sotto il codino e la pratica maniglia in acciaio per il passeggero che fuoriesce da sotto la sella.

TEST Ducati Diavel 2011
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Dotazioni di prim’ordine

Per il resto è una vera Ducati con telaio a traliccio e propulsore testastretta di 11° (questi i gradi di incrocio delle valvole a fine fase di scarico), 162 cv, che esalta la proverbiale coppia ai bassi regimi, gestito dal sistema Ride-by-Wire. La potenza erogata dal motore non viene più regolata unicamente e direttamente tramite il cavo acceleratore, ma passa prima attraverso una centralina che, in base al segnale ricevuto, comanda elettronicamente l’apertura dei corpi farfallati, tutto ciò migliora la guidabilità e al tempo stesso, sfrutta la potenza agli alti regimi.

Impianto frenante con componenti di alta qualità, combinati con l’ABS Bosch-Brembo, la moto utilizza infatti all’anteriore pinze monoblocco con attacco radiale Brembo che lavorano su dischi da 320mm e pastiglie singole di tipo sinterizzato (lo stesso impianto montato sulla 1198). Sul posteriore troviamo un disco molto grande da ben 265mm su cui lavora una pinza a due pistoncini contrapposti di diametro differenziato.

Mentre sul cerchio anteriore è presente un classico pneumatico 120-70 ZR 17, sul posteriore la Pirellli ha realizzato appositamente per questa moto, una inedita gomma da 240/45 ZR17 su base Pirelli Diablo Rosso II dotata di doppia mescola (più dura al centro e molto morbida sui fianchi dove utilizza un compound di derivazione Superbike). Pneumatici simili vengono già utilizzati da alcune roadster su cerchi da 18, il cerchio da 17 però permette però di avere un profilo più tondeggiante del pneumatico e quindi una maggiore maneggevolezza e una più grande capacità di piega. Aspetto questo fondamentale anche per assecondare al meglio il profilo molto sportivo della gomma anteriore e rendere più lineare e progressiva la discesa in piega.

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Massimo dell’elettronica

Il Ducati Traction Control, nello spazio di pochi millesimi di secondo è in grado di rilevare e controllare, il pattinamento della ruota posteriore. Il sistema consente di scegliere su 8 livelli, ognuno programmato per offrire un differente valore di slittamento del retrotreno: migliori performance, e sicurezza attiva. Una tecnologia “user friendly” e contemporaneamente futurista che rende facile e alla portata di tutti una moto dalle prestazioni non lontane da una SBk di qualche anno fa.

La posizione della sella con l’assetto ribassato permette anche ai meno alti di toccare con entrambi i piedi per terra, la sella è corta ergonomica e molto ben imbottita, e pure il passeggero può usufruire di pedane ingegnosamente retrattili e di una maniglia posteriore estraibile con forma a T. Strumentazione su due livelli, il Display superiore fornisce i dati principali, quali velocità, giri/min, orario, temperatura e spie varie. Il Display inferiore a colori, si adatta alle condizioni della luce cambiando il colore dello sfondo, fornisce informazioni sul Riding Mode, sul DCT selezionato, sulle marce usate, chilometraggio totale e parziale. A moto ferma il Display inferiore funge anche da quadro di comandi, consentendo di personalizzare e salvare le impostazioni del DTC, del Riding Mode e anche di disabilitare l’ABS.

L’accensione della Diavel è comandata da una chiave elettronica che si tiene in tasca, la moto riconosce la chiave a 2 m. di distanza, abilitando automaticamente le funzioni. Quando si parcheggia la moto, si può inserire il bloccasterzo premendo una due volte il pulsante di spegnimento. L’illuminazione degli indicatori di direzione e della luce freno posteriore è affidata a due strisce verticali di LED trasparenti che seguono l’esatto profilo della cover sottosella, offrendo massima visibilità. Innovativo anche il blocchetto di destra con il pulsante di avviamento che fuoriesce dal blocchetto facendo scorrere il tasto di accensione del quadro. Su tutti i componenti svetta una elevata cura costruttiva, tanto nei materiali che nelle finiture superficiali le parti metalliche si dimostrano senza dubbio al top sia nel design che nella fattura, unico neo le plastiche delle prese d’aria anteriori perfettibili dal punto di vista dell’accoppiamento. Il programma di manutenzione infine prevede la registrazione delle valvole spostata in avanti e da eseguire ogni 24.000 km.

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Ad ognuno la sua Diavel

Solo 210 i chili denunciati dalla bilancia che scendono di 3kg nel caso in cui si scelga la versione carbon. Le misure caratteristiche di portano a 28° di angolazione del cannoto di sterzo uniti a 130mm di avancorsa, l’off set della ruota anteriore è di 24 mm, mentre l’angolo totale di sterzo è di 70 gradi, l’interasse infine misura 1590mm con una lunghezza del forcellone di 635mm.
Molto più agile di quello che le dimensioni lasciano presagire, molto stabile per via del gommone posteriore che garantisce accelerazioni brucianti, spunta tempi in partenza, eccellenti grazie alla grande impronta a erra alla bassa tendenza a sollevare la ruota anteriore. Stesso discorso in frenata dove riesce a utilizzare al massimo la potenza decelerante anche del posteriore mantenendo lontani i rischi di cappottamento e di bloccaggio del posteriore.

Un po maschia nella risposta, ma grazie al controllo di trazione, si può utilizzare il gas con disinvoltura. Tre i Riding Mode pre impostati: Sport da 162 Cv e traction control impostato sul primo livello, Touring 162 Cv con erogati più dolcemente e traction impostato sul livello tre e poi Urban 100cv molto progressivi e traction sul livello 5. Eccellente anche il sistema frenante dotate di un ABS evoluto e molto compatto (la centralina pesa solo 0.8kg. grazie alla seduta e al baricentro basso e al peso ripartito anche sul pneumatico posteriore si può utilizzare a pieno anche la potenza decelerante del posteriore con una tendenza al sollevamento minore risptto ad una sportiva. Questo consente frenate pazzesche, infatti si può azionare la leva con forza anche alle alte velocità e ricevere una decelerazione a volte anche più incisiva rispetto alle migliori supersportive in commercio.

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Come va

La maneggevolezza è molto buona nulla a che vedere con ciò che siamo abituati a pensare delle altre moto di questa categoria. Perché la Diavel pesa circa 100kg in meno di una muscle bike o di una sport custom (vedi V-rod, V-Max o altre), insomma la guida è un incrocio tra una naked e una sport cruiser. Il pneumatico posteriore Diablo Rosso II da 240 su cerchio da 17 non ha nulla a che vedere con quelli extralarge da 18 pollici utilizzati dalle rivali e dona una maneggevolezza e una capacità di piega nettamente superiore. Il cerchio da 17 a parità di circonferenza di rotolamento permette ai talloni di essere più distanti dalla superficie del pneumatico quindi il profilo della gomma che scende verso la spalla farà un angolo maggiore, vale a dire meno rettilinea e più inclinata. Da questo esce un profilo più appuntito e quindi un maggiore maneggevolezza. Anche in SBK la Pirelli quando sono aumentate le richieste di grip è passata ad un pneumatico più largo ma installato su un cerchio da 16,5″ in modo da recuperare una maneggevolezza paragonabile al cerchio da 17″.

Ovviamente il passo lungo si fa sentire soprattutto nelle curve strette o in fase di manovra, così come non potete aspettarvi l’inserimento in curva di una naked o di una supersportiva. Stesso discorso per il valore di avancorsa che pregiudica parzialmente la percorrenza delle curve lente insieme al baricentro veramente basso. Ma il divertimento di guida a volte conosce strade diverse per manifestarsi ed il motore tanto potenze e sfruttabile, potentissimo e ricco di coppia la fa da protagonista insieme ad un avantreno solido e molto stabile anche alle più alte velocità o in condizioni di piega. Il guidato veloce è il suo terreno ideale, curve larghe e da raccordare in terza e quarta marcia, non ama lo sporco o le strade ricche di asperità ma ha personalità da vendere ben condita con una importante dose di elettronica e tecnologia.

Le pedane sono un pò basse, altrimenti si potrebbero raggiungere angoli di piega maggiori, ma già così si arriva facilmente a superare i 41 gradi di inclinazione un dato di tutto rispetto e decisamente più alto rispetto alla diretta concorrenza. Ultima nota il pratico manettino posto sotto la sella per la regolazione idraulica del precarico della molla posteriore, qualche giro in più rispetto alla regolazione standard aiuta a rendere più maneggevole l’anteriore e a far “lavorare” meglio il pneumatico anteriore limitando quel leggero allargamento della traiettoria .

TEST Ducati Diavel 2011
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Colori e Prezzi

Il Diavel è disponibile in Rosso Ducati con telaio rosso e ruote nere, o Pearl White e nero metallizzato, con telaio nero e ruote nere. Il Diavel Carbon invece, è disponibile nelle colorazioni “Red Carbon” con telaio rosso, o “Black Carbon” con telaio nero. I prezzi vanno da 16.800 € per la versione base, ai 19.900 € per il modello Carbon: cara ma esclusiva.

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Carattere del motore
Personalità estetica
Potenza e coppia
Stabilità
Frenata da record
Tecnologia impiegata
Cura dei dettagli
Sella ben imbottita
Possibilità di personalizzazione

Non piace
Comfort limitato
Pressione aerodinamica
Prezzo un elevato

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