Team Crazy Elephant all'Elefantentreffen 2011, il racconto

Di Gianluca
Pubblicato il 10 feb 2011
Team Crazy Elephant all'Elefantentreffen 2011, il racconto


Eccoci qui ancora a parlare di Elefantentreffen 2011 attraverso il racconto dei ragazzi del Team Crazy Elephant: quattro mesi per organizzare questo splendido viaggio, pochi giorni per viverlo. Quest’anno ci sono state molte novità. Per cominciare abbiamo viaggiato in 4 e come si sa più aumentano le persone più aumentano i tempi e le esigenze, ma con un minimo di organizzazione siamo riusciti a gestire il tutto.

Oltre a questo abbiamo avuto la possibilità di collaborare con alcune aziende interessate a questo tipo di viaggi dove le temperature scendono di molto sotto lo 0 e dove i prodotti possono essere testati al limite. A raccontare di Elefantentreffen insieme a noi, oltre a motoblog.it c’era anche Radio 19, emittente genovese che ci ha seguito con ben quattro dirette prima, durante e dopo il raduno. Tante emozioni dunque in 1800 km di freddo intensissimo con nuovi amici e nuove moto.

Giovedì 28: appuntamento in officina nel primo pomeriggio; le moto hanno tutte un piccolo bagaglio, il minimo indispensabile… tenda, sacco, qualche cambio di biancheria e poco altro. Pochi minuti dopo siamo in sella. Non fa molto freddo, anzi, ci sono 7 gradi e non c’è una nuvola. Serravalle, Piacenza, Brescia, Verona… decidiamo di fermarci a Bolzano per la notte, sono quasi le sette ed è inutile affrontare il Brennero con il buio. La serata passa tranquilla in un locale tipico, con un piatto di Knödel in brodo di speck e una bella birra.

Team Crazy Elephant all\'Elefantentreffen 2011
Team Crazy Elephant all\'Elefantentreffen 2011
Team Crazy Elephant all\'Elefantentreffen 2011
Team Crazy Elephant all\'Elefantentreffen 2011
Team Crazy Elephant all\'Elefantentreffen 2011
Team Crazy Elephant all\'Elefantentreffen 2011

Venerdì 29, si riparte. La giornata è splendida, non fa molto freddo e il paesaggio è insolitamente privo del consueto manto nevoso. Saliamo verso il Brennero e il termometro inizia a mostrare i primi numeri negativi… al confine siamo a -9. Siamo in Austria, il paesaggio e il clima cambiano repentinamente qui è veramente inverno. Proseguiamo verso Innsbruck e non posso far a meno di ricordare i miei viaggi precedenti verso Solla, quando passai per il Maloja e per una Svizzera a -21°C o quando l’anno scorso affrontai con Stefano il Tre Palle e Livigno. Non c’è dubbio, fare tutto il viaggio in autostrada toglie un po’ di magia all’avventura, ma rimane sempre una splendida esperienza.

Sono quasi le 11 e dobbiamo fermarci per il collegamento telefonico con Radio 19! È strano sapere che la tua voce uscirà dalla radio che solitamente ascolti e soprattutto è strano poter raccontare a tante persone la propria passione e la storia di un mitico raduno per motociclisti. Continuiamo la nostra strada, il cielo sparisce nella nebbia, il freddo incomincia ad essere più insistente e costante nonostante da moti chilometri le temperature si siano attestate su -2° C.

Man mano che ci si avvicina a Monaco gli autogrill sono sempre più zeppi di moto, e sempre più spesso si viene sorpassati da motociclisti che salutano con un cenno del piede… è bello sentirsi parte di questa eterogenea e pazza famiglia. La nebbia lascia spazio al sole e si cominciano a vedere le prime “orme” dell’elefante, infatti nel tratto autostradale che porta a Deggendorf molte piazzole sono state allestite come aree ristoro; cafè, te (corretto ovviamente), ciambelle, tutto gratuito (ma si può sempre fare un’offerta ndr.) e autogestito!

Scambiamo due battute con alcuni riders spagnoli che sono partiti da Lleida e oltretutto ci raccontano di aver dormito a Genova… facendo un rapido calcolo faranno esattamente il doppio dei nostri chilometri! Si riparte, manca poco ormai, il paesaggio muta ulteriormente, la bianca pianura tedesca si trasforma in foresta ed ecco l’uscita di Iggensbach. Finalmente abbandoniamo l’autostrada e possiamo farci cullare dal morbido sali scendi della foresta di Loh.

Pittoresche casette costellano i margini di quest’ultimo tratto stradale, superiamo Zenting ed ecco il salitone che porta a Solla.
La strada è pulita compreso l’ultimo tratto che porta alla “Buca” quindi possiamo scendere fin dentro con le moto e montare le tende. È fatta, anche quest’anno siamo arrivati… l’innevamento è solo discreto ma ovviamente è tutto ghiacciato e non è facile guidare “mucche” da 250 chili su quel fondo, ma come di consueto decine di persone si prodigano a spingerti nei viottoli che portano agli accampamenti.

In qualche modo troviamo un posto per moto e tende. Allestiamo il nostro mini campo nel punto meno ripido possibile… dormire li dentro sarà come al solito molto complicato! Sono le sei del pomeriggio è buio totale, tutto intorno a noi scoppiettano fuochi, esplodono petardi e fuochi d’artificio, suonano sirene e rombano motori; so che questo casino andrà avanti per tutta la notte ma come dicono gli Stones… “is only rock n’ roll but I like it”.

Passiamo la serata all’interno della buca osservando le curiose moto parcheggiate e chiacchierando con i loro curiosi proprietari vestiti di pelliccia o coperti solo da una giacca di jeans senza maniche e una felpetta (a – 8° circa perderei immediatamente l’uso delle braccia). Spesso ci fermiamo a bere e mangiare qualche cosa di caldo ma arriva presto la stanchezza e verso l’una andiamo a dormire.

Ecco forse questo è uno dei momenti più duri del viaggio…la tenda è in pendenza e il sacco tende a scivolare verso il fondo ed è proprio in quel momento che rimpiangi di non aver le marce come la tua moto e di non poter inserire una prima per rimanere ancorato al tuo “posteggio” in salita. La notte avanza, il termometro perde ancora qualche grado, ti addormenti e ti risvegli, non è un gran riposo ma sempre meglio di niente.

Sono le 6:30 di sabato 29 gennaio, poche volte nella vita sono stato così felice di alzarmi a quell’ora se non quando ero piccolo e aspettavo babbo natale! Un minuto dopo siamo tutti li, demoliti dal sonno ma pronti, si fa per dire, per proseguire il nostro viaggio. Siamo bradipi nella buca, i tempi si dilatano; colazione, smontaggio campo… tutto intorno a noi decine di zombie camminano lentamente, cercando di scavalcare fuochi spenti ed enormi crateri fangosi creati nella notte dai sidecar, anche se qualcuno ha già la forza di far esplodere i primi petardi. Carichiamo i bagagli, facciamo ancora qualche foto e siamo pronti a ripartire.

La temperatura è poco sotto lo zero, il sole è già alto, non ci resta che puntare verso Passau con destinazione finale Salisburgo.
C’è vento, mulinelli di neve si rincorrono fra gli alberi della foresta tedesca, creando fantastici giochi di luce. Il clima, quest’anno è decisamente dalla nostra parte, ma i meteorologi sono stati chiari: sole ma temperature in picchiata. Entriamo nuovamente in Austria, abbiamo fatto pochi chilometri, ma mi sento già stanco ed evidentemente anche i miei compagni di viaggio lo sono, infatti alla prima area di servizio ci fermiamo per il rifornimento ma soprattutto per recuperare le forze e il calore persi nella notte.

Dopo circa mezz’ora siamo nuovamente in sella, ma con le pile cariche e la voglia di viaggiare. L’asfalto corre sotto le ruote, guardo spesso gli specchietti retrovisori per mantenere il contatto visivo con i ragazzi, le password e i computer sono distanti, la mia mente è libera e potrei essere ovunque. Solo un cartello stradale mi ricorda che stiamo superando il bivio per Wels, e che mancano solo un centinaio di chilometri all’ultima tappa del nostro viaggio. Nel 2010 questo tratto era stato veramente duro da attraversare, con una copiosa nevicata in atto e 20 cm di deposito sul manto stradale. Ma oggi è diverso, l’autostrada è pulita, ma fa molto più freddo e quando arriviamo a Salisburgo ci sono -10° C e siamo veramente sfiniti.

È fatta, sento già il meraviglioso suono di una doccia fumante, anche se forse avrei bisogno di una sabbiatrice per togliere i residui di sale e fumo dal mio corpo. Nei giorni precedenti al viaggio avevamo pensato ad un piccolo giro turistico per la città ma la stanchezza e il freddo ci fanno abbandonare l’idea. Dopo un’oretta di riposo resta solo una bella cenetta con un gigantesco goulash, una spettacolare birra a “caduta” e…visto che in camera si vede solo Rai tre, ci facciamo mettere a nanna da Licia Colò e da una famigliola di leoni!

Domenica 30 alle 8:30 siamo pronti per partire e fare gli ultimi 700 Km. È tutto ghiacciato e il termometro del GS marca -12°C. Usciamo dalla città e dopo poco siamo diretti verso Innsbruck. La visibilità e ridotta dalla nebbia e in alcuni punti e faticoso guidare. Il sottocasco inizia a ghiacciare e così fa anche la lente della mascherina… siamo a -15°C e viaggiamo a 120 Km/h, saranno i 200 km più freddi che io abbia mai fatto!

Finalmente possiamo salire verso il Brennero e finalmente la temperatura inizia a salire tanto che quando raggiungiamo i -6°C mi sembra quasi di percepire una sensazione di calore. Siamo in Italia ma mentre facciamo rifornimento altri “elefanti” ci avvisano che dopo Verona sta nevicando. Infatti a Cremona arriva puntuale la neve che ci accompagna fino a Genova.
Sono le 18:30 siamo nuovamente a casa e abbiamo percorso circa 1800 km. Ultimi saluti, guardo gli amici andare via. Rimango ancora qualche minuto a contemplare la moto illuminata dai fari della Fiera del Mare e penso che… non c’è dubbio, il prossimo anno faccio anche il numero 56!

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