MotoGP e WSBK fra "marionette" e "burattinai"
Fra dieci giorni inizia a Phillip Island la stagione iridata del WSBK e fra un mese parte a Losail il mondiale MotoGP. Non bastasse l’ombra della crisi economica generale che proietta anche nel motociclismo i suoi nefasti tentacoli e riduce ancora le griglie di partenza dei due massimi campionati di velocità, a preoccupare e “inquinare” l’ambiente è la mancanza di chiarezza sulle prospettive.
Perché è oramai scontro aperto fra i “gestori” della MotoGP (Dorna) e quelli della WSBK (Infront Motorsports, alias Maurizio e Paolo Flammini). Questi ultimi vogliono (giustamente) che venga salvaguardata l’esclusività del loro campionato mondiale, l’unico, (secondo i fratelli romani che sventolano accordi e contratti) a poter mettere in pista moto da competizione (da 600 a 100 cc) derivate di serie.
Esclusività messa invece apertamente e brutalmente in discussione dalla Dorna che, incapace di trovare una soluzione strategica alla crisi della MotoGP (non è solo una questione di costi esorbitanti), tenta la scorciatoia … “copiando” la WSBK, introducendo cioè nella categoria top del motociclismo, motori derivati dalla serie (dopo aver già eliminato la 250 con la monomarca Moto2 e apprestandosi a fare il bis con la fine della 125 scalzata dalla Moto 3 con motori 250 4 tempi non più prototipi).
Il gran capo Dorna Carmelo Ezpeleta, che giudica il WSBK un campionato di serie B, si affida alla FIM (Federazione Motociclistica Internazionale) sapendo già che la FIM non deciderà nulla, o meglio (anzi peggio), alla fine “prenderà atto” e metterà il cappello sulla situazione di fatto imposta dalla Dorna.
I Flammini si aggrappano, illusoriamente, alle rassicurazioni del presidente della FIM Vito Ippolito che ufficialmente finge di essere super partes, che da tempo si barcamena con un piede in due staffe, ma che sa già che darà l’ok a quello che vuole la Dorna. Tant’è che le grandi Case (Honda su tutte) stanno già lavorando sul piano tecnico, pronte per i nuovi scenari che portano nel Motomondiale (anche) motori derivati dalla serie, snaturando il massimo campionato e dando un colpo forse fatale alla SBK.
Il nodo vero è la definizione dei ruoli fra “titolari” delle corse e “gestori” delle stesse. Bisogna sapere chi comanda davvero il mondo delle corse iridate: dovrebbe essere, e non solo per vocazione storica, la FIM che, invece, fa solo da soprammobile, accontentandosi delle briciole della lucrosa torta e di apparire in tv, a mo’ di vetuste veline, nelle premiazioni dopo ogni corsa.
Presto, le maschere cadranno da sole svelando una realtà dai contorni farseschi e amari. Insomma, una brutta storia che può finire a tarallucci e vino o nei tribunali. A pagare saranno gli appassionati del motociclismo, sport che merita timonieri capaci e votati al bene dello sport, non ossequiose e inutili marionette a comando di famelici e intriganti “burattinai”.