MotoGP, Alex Briggs: "Burgess se n'è andato a testa alta"
Uno dei membri storici della crew di Valentino Rossi rende omaggio al vecchio boss, che da quest'anno non sarà più al box del Campione pesarese.
Quando Valentino Rossi annunciò il divorzio dal suo storico capo-meccanico Jeremy Burgess alla vigilia del GP di Valencia dello scorso anno, per il mondo del motociclismo sportivo fu sicuramente una grossa sorpresa. Il sodalizio tra il fuoriclasse di Tavullia ed il ‘guru’ australiano, che durava sin dalla stagione di debutto del ‘Dottore’ nella Premier Class del Motomondiale, aveva fino ad allora fruttato 7 titoli mondiali e ben 80 vittorie, e per questo furono giustamente in molti a descrivere come ‘epocale’ la separazione tra i due.
La difficoltà di Rossi nel tenere il passo dei ‘Big 3’ spagnoli nell’anno del suo ritorno in sella all’adorata Yamaha YZR-M1, unita ai deludenti risultati nel biennio precedente con Ducati, avevano indotto il pesarese ad effettuare un drastico intervento sul proprio staff per andare alla ricerca della competitività perduta, con l’ormai 60 enne Burgess che tornava così in Australia per godersi in pace la pensione (anche se con qualche strascico polemico). Al suo posto, a partire dal test post-gara di Valencia, Rossi ha chiamato l’esperto Silvano Galbusera, che così si è ritrovato a capo di uno degli equipaggi più titolati della MotoGP.
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Tra gli ‘orfani’ di Burgess nel box Yamaha c’è anche Alex Briggs, uno dei meccanici di ‘lungo corso’ della crew di Rossi, che in una recente ed interessante intervista rilasciata al tedesco Motorsport Total ha reso omaggio al vecchio boss:
“Il motociclismo è uno sport in cui non si può mai essere sicuri di quello che succederà, in pista così come ai box. Non c’è un copione, nulla è definitivo, l’unica costante è che è uno sport ‘vero’, talmente reale come solo la vita può essere. I bei momenti sono così inebrianti da rimanerne quasi intossicati, mentre i momenti bui ti fanno quasi venire dei dolori addominali, che rendono difficile anche respirare. Ma fa tutto parte del gioco.”
“In questo sport tutti danno il massimo per arrivare in cima, costi quel che costi, e JB [Jeremy Burgess] lo sa che meglio di chiunque altro. Sono stato con lui per tutti e 21 gli anni in cui ho lavorato nel mondo delle corse, ha avuto più il successo di chiunque altro in questo sport e mi ha insegnato tutto quello che so riguardo alle gare, più un altro milione di cose. Lascia questo sport come il tecnico più vincente della storia e a testa alta.”
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Secondo Briggs, Burgess avrà ora molto più tempo per prendersi cura della sua famiglia e dedicarsi a quelle attività a cui non ha potuto prestare attenzione negli anni della sua lunga e gloriosa carriera (oltre ai successi con Rossi, Burgess aveva precedentemente conquistato da capo-meccanico anche i 5 titoli iridati di Mick Doohan e quello di Wayne Gardner del 1987, lavorando in precedenza anche con Freddie Spencer, Ron Haslam e Randy Mamola):
“Il mondo delle corse implica molti vantaggi, ma ci sono anche molti svantaggi che non possono essere nascosti. La famiglia ricade in questa categoria. Ora JB non dovrà più fare questi sacrifici, e le sue figlie, la moglie, il cane e il garage saranno sicuramente contenti di vederlo più spesso. Non tutti lo conoscono bene nel paddock, ma chiunque l’abbia conosciuto, come me, sarà triste per la sua assenza. Chi ha avuto l’onore di averlo conosciuto, di averlo incontrato o di aver parlato con lui può ritenersi fortunato.”
Briggs ha inoltre sottolineato l’impatto e l’importanza ‘storica’ che Burgess ha avuto nel mondo delle corse, in particolare nei riguardi del modus operandi delle squadre del Motomondiale:
“Molte delle persone che lavorano nel paddock non sanno perché certi processi o cose del genere vengono effettuati in una certa maniera. Probabilmente pensano che “queste cose sono sempre state fatte così”, senza rendersi conto che è stato proprio JB ad inventare quelle procedure, grazie alla quali i suoi team ed i suoi piloti sono poi arrivati alla vittoria. Dopo di che tutti le hanno copiate e fatte proprie.”
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