Biaggi e Melandri: "cacciati" dalla MotoGP esaltano in SBK il motociclismo Made in Italy

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 27 feb 2011
Biaggi e Melandri:


Di fronte a un Carlos Checa e a una Ducati così non c’è che da levarsi il cappello. La doppietta perentoria di Phillip Island pone di diritto il campione spagnolo (e la bicilindrica di Borgo Panigale) fra i più credibili pretendenti al titolo iridato 2011. Chi vince ha sempre ragione, anche se stavolta la scena è presa da altri: dal “senatore” iridato in carica Max Biaggi e dall’esordiente in Sbk Marco Melandri.

Il “Corsaro”, dato anni fa troppo disinvoltamente e troppo precipitosamente per finito e scaraventato fuori dalla MotoGP (oggi alquanto sguarnita) per ragioni fuori da ogni … logica, si è rifatto con gli interessi fino ad aggiudicarsi alla grande e alle soglie dei 40 anni la corona di campione del mondo delle derivate di serie.

Il “Macho”, anche lui dato per bollito, “bollato” e messo alle porte da una MotoGP che ha almeno metà dei partecipanti da pensionare, ritrova la classe e la grinta dei tempi perduti. E così, il ravennate, nel difficile debutto di Phillip Island (spalla mal ridotta) si riprende la dignità del campione, esaltandosi ed esaltando in un duello all’arma bianca proprio con Biaggi. Il romano dell’Aprilia (superveloce) è l’uomo da battere ma il romagnolo della Yamaha (ottima moto) ne diventa il contraltare. Biaggi contro Melandri, Melandri contro Biaggi. Italiano contro italiano e il tricolore sventola in alto.

Così la WSBK, anch’essa con qualche magagna, ritrova il leit motiv e fa scoprire che il grande motociclismo, oltre a Valentino Rossi, ha un altro piatto prelibatissimo da gustare. Non è poco, di questi tempi. E non è campanilismo.

E’ l’antico e sempre valido refrain della grande sfida fra due grandi italiani. Quello che ci voleva. Quello che mancava. La festa è appena cominciata. Ma, forse, non per tutti.

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