Crisi autodromi, di (troppo) gigantismo e di (poco) realismo si può morire
Le brutte notizie di solito arrivano come i temporali, annunciati da un tuono. Nelle competizioni motoristiche, specificatamente nel campo degli autodromi, tuoni e temporali da tempo avevano preannunciato crisi che puntualmente si stanno verificando. Oggi si parla dei bilanci fallimentari che mettono in discussione addirittura la vita di impianti storici e di grande prestigio quali il Nurburgring (Germania) e Jerez de La Frontera (Spagna). Motoblog ha già affrontato l’argomento.
Restando in Italia, per anni autodromi quali Imola, Monza, Misano, Vallelunga, Pergusa ecc. si sono divincolati in situazioni di gravi difficoltà economiche con cambi di gestione, di proprietà e anche con libri portati in tribunale. Per non parlare delle montagne di soldi pubblici erogati per coprire le voragini dei debiti e anche quelli per i “normali” contributi annui. Gli autodromi permanenti, chi più chi meno, sono in una situazione di pesante crisi, ne è la dimostrazione proprio il circuito di Imola che, dopo infiniti stop and go, nonostante la sua tradizione e bellezza, per sbarcare il lunario fa il Sonisphere Festival (musica heavy metal) ma non è più riuscito ad organizzare la Formula 1, e non solo.
Si sa che la crisi economica generale incide e morde anche nel mondo delle corse, dove oramai è tutto pericolante: Case, Team, Autodromi, Organizzatori, piloti ecc. Ma è tutta colpa della crisi economica mondiale? No. I costi delle corse, in questo caso del motociclismo, sono aumentati al di là di ogni ragionevolezza. Qui ci limitiamo al nodo autodromi e al rapporto con chi gestisce i mondiali e con chi organizza le singole tappe iridate. La ventata di novità portata nel motomondiale dalla Dorna con lo slogan “torta più appetibile per tutti” si è sgonfiata e oggi i conti tornano solo per la multinazionale del patron Ezpeleta e per qualche pilota.
Gli organizzatori delle gare (conseguentemente i proprietari e o gestori dei circuiti) sono l’anello più esposto, se non il più debole. Chi non ha accettato i diktait della Dorna (condizioni contrattuali capestro) è saltato dal giro, vedi grandi circuiti storici come Salisburgo, Spa-Francorchamps, Imatra, Anderstop, Ulster, Rijeka, Imola ecc.
Per poter avere la gara titolata i circuiti (gli organizzatori) pagano una cifra esorbitante a chi detiene i diritti del mondiale (qui la Dorna) usufruendo delle sole entrate relative ai biglietti d’ingresso e agli sponsor locali.
Gli sponsor veri, quelli che portano soldi pesanti perché ripresi dalla diretta tv, sono di esclusivo appannaggio del gestore iridato (Dorna) – così come in Formula uno la Fom di Bernie Ecclestone – e pertanto averli o non averli (i grandi sponsor) non fa alcuna differenza per l’organizzatore locale, che comunque non li incassa. E niente incassa dai diritti televisivi, il vero rubinetto del business.
Ci sono poi i costi di gestione annui per la sicurezza (giusta ma anche esagerata … per lo più pro F 1) e per la funzionalità tecnico-logistica e di immagine che hanno trasformato gli autodromi in immense spianate con reti e contro reti da fermare un Boing 747 in una logica dominata da un esagerato gigantismo e da un esasperato concetto dell’immagine.
Di fatto si sono realizzate cattedrali nel deserto dove tutto è sacrificato sull’altare dell’effimero e dell’immagine televisiva. Nessuno si interessa delle gare minori, del vivaio, della prospettiva. L’obiettivo è spremere il limone più grosso fino all’ultima goccia. Nessuno si interessa del pubblico presente negli autodromi: sempre più lontano dalla pista, sempre più dietro a reti che tolgono visuale, sempre più tartassati da costi crescenti, con servizi fatiscenti.
Così le corse diventano un evento elitario, si trasformano in evento virtuale. E noioso. Conta solo l’audience televisiva: un contatto un dollaro. Ma di (troppo) gigantismo e di (poco) realismo si può morire. Specie in periodi di vacche magre. Prima o poi la “bolla” esplode. Chissà se Ezpeleta è come Ecclestone che, per ridare spettacolo alla F 1 cloroformizzata, vuole far cadere … pioggia artificiale sulla gara. Non ci resta che piangere?