TEST Triumph Speedmaster 2011: entry level di qualità

Di L. Lallai
Pubblicato il 14 mar 2011
TEST Triumph Speedmaster 2011: entry level di qualità


La gamma Cruiser 2011 di Triumph prevede tre nuovi modelli, La Thunderbird Storm (che abbiamo testato qui), la nuova America e la Speedmaster. Queste ultime sono gemelle omozigote, diverse per carattere ed estetica, ma accomunate dalla affidabile e supercollaudata base di partenza: il bicilindrico parallelo da 900cc.

Nel dettaglio, prendiamo in considerazione la sola Speedmaster, la sorella dispettosa, che ad una posizione di guida aggressiva associa un vestito attillato e sexy, oltre ad una ruota anteriore di grosso diametro che stravolge la guida rispetto alla consanguinea più seria e diligente. Fra le curve attorno al Lago di Garda e il traffico di Verona abbiamo avuto modo di testare le sue molteplici facce.

Forse la caratteristica più interessante di questa moto è proprio la sua versatilità. In una nicchia di mercato rigorosa come quella delle Custom, è difficile coniugare il piacere estetico con quello della guida. Qui il risultato è stato raggiunto, perchè la Speedmaster è una moto prima di tutto facile, che asseconda i desideri del pilota senza stancarlo sia fuori che dentro le mura cittadine.

TEST Triumph Speedmaster 2011
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Take it easy

Non ho trovato frase migliore per descrivere questa moto: “Prendila alla leggera”. L’obbiettivo di Triumph era proprio questo, creare una entry level nel mondo custom che fosse facile per i neofiti e divertente per gli esperti, marcando maggiormente le differenze fra il modello in esame e la America, finora accomunate dalla maggior parte dei particolari ciclistici ed estetici.

Con una soluzione facile facile, l’obbiettivo sembra essere stato raggiunto. Una ruota anteriore da 19″ e le moto diventano profondamente diverse, l’anteriore più affilato della Speedmaster rende più semplice la vita a tutti, migliorando sensibilmente il look custom del modello. I 250kg di peso potrebbero impaurire i neofiti ma con il baricentro basso e il motore non esasperato, è difficile sentire questo peso anche in manovra da fermo.

Così gli steli anteriori da 41mm, la sella posizionata a 690mm da terra e il manubrio drag bar con i grossi riser che avvicinano l’impugnatura, rendono la vita a bordo semplice come andare a spasso con il cane. La guida diventa un piacere accessibile a piloti di tutte le estrazioni, così da inquadrare questo modello come l’entry level per eccellenza. Unica pecca dei progettisti, quella di aver abbassato le pedane di 27mm rispetto al modello precedente. Proprio per la ciclistica facile, le pedane grattugiano spesso l’asfalto e non avrebbe guastato una posizione meno infingarda, magari avvicinandole alla seduta per avere una seduta ancora più comoda e “naked”.

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Eternamente twin

Il bicilindrico parallelo di questa nuova custom è il cuore storico di tutte le Triumph. Negli anni ’50 è cominciato il dominio incontrastato dei twin sportivi inglesi e Triumph ha dotato le sue Bonneville, Thunderbird e Trident con questa architettura fin dalla loro nascita, portandola fino ai giorni nostri con la linea classic, che riprende in pieno le forme vintage di gruppi termici e carter.

La soluzione è comune a tutte le classiche in listino: Bicilindrico frontemarcia raffreddato ad aria, 865cc DOHC con cambio a 5 velocità e Manovellismo a 270°. La potenza massima raggiunta è di 61CV a 6800giri/min, per una coppia di 72NM ad appena 3300giri/min. Un motore senza troppe pretese che gira rotondo, fluido e con le arcinote “good vibrations” che accompagnano la guida rilassata senza mai disturbare.

Per chi ha prurito al polso destro, con un’apertura decisa del gas toglie qualche soddisfazione fra le curve, l’importante è snocciolare rapidamente i rapporti quando si va forte, perchè la coppia disponibile la si trova subito, più si sale di giri e più questa va a scemare, fino al regime massimo di potenza, quando il divertimento è ormai dimenticato da un migliaio di giri.

TEST Triumph Speedmaster 2011
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Un nome per ogni elemento

L’estetica è ovviamente l’elemento più evoluto della nuova Speedmaster. Con pochi ritocchi si è arrivati ad un risultato capace di mettere d’accordo un po’ tutti gli amanti del genere ampliando il target, offrendo un prodotto più curato rispetto al precedente, ma soprattutto differente dalla sorella America. Una mossa intelligente e necessaria, per due modelli che quasi si sovrapponevano sul mercato, per colpa delle troppo limitate differenze.

Quest’anno l’unico elemento delle sovrastrutture in comune è il serbatoio. Cambia tutto il resto, a partire dall’anteriore che fa del grosso cerchio da 19″ un elemento estetico importante, valorizzato dalle 5 razze e dal disco singolo da 310mm che lascia scoperto il disegno. Per sostenere lo snellimento, il faro anteriore si riduce di diametro ma non perde i particolari cromati.

Le sovrastrutture acquistano maggiore personalità con nomi propri. Il parafango anteriore si chiama “Skinny”, quello posteriore “Cut Off” sembra proprio tagliato di netto nella parte inferiore, lasciando targa e faro sospesi. La già citata forcella “Naked” ha un’inclinazione poco accentuata a favore della maneggevolezza, mentre la sella “Gunfighter” è aggressiva sia nel nome che nel disegno, con uno spazio davvero risicato per il passeggero, che soffre particolarmente in ogni condizione. Nel complesso, questo design è stato definito “Stripped Down”, proprio perchè si è ottenuto spogliando la vecchia versione, con un risultato davvero riuscito.

Speedmaster Vs. The World

La miglior custom entry level presente sul listino italiano? Difficile dare un giudizio assoluto, ma il confronto con le rivali è da prendere in considerazione. La concorrenza in questa nicchia è abbastanza agguerrita e trova profonde differenze fra l’offerta giapponese, quella americana e ovviamente quella inglese. Se dal Sol Levante arrivano modelli dalla grande economicità di impiego e acquisto, con un’estetica che scimmiotta le occidentali, in America si ha l’esatto contrario, ovvero un’estetica coinvolgente ed originale ma prestazioni e caratteristiche dinamiche opinabili.

La Speedmaster si mette al centro fisico e ideologico di questa eterna diatriba. Il compromesso ideale fra qualità di realizzazione, buon design e piacere di guida. E se la verità sta sempre nel mezzo, probabilmente abbiamo trovato uno dei migliori prodotti della categoria.

Pro e Contro

Pro

– Estetica
– Guida facile
– Finiture

Contro

– Pedane basse
– Posizione blocchetto d’accensione
– Poco spazio per il passeggero

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