MotoGP: Dani Pedrosa, ultimo treno?

Anche Dani Pedrosa è pronto la affrontate la nuova stagione. Eterno oursider oppure 2014 sarà il suo anno? Cosa ne pensate?

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 30 gen 2014
MotoGP: Dani Pedrosa, ultimo treno?

Gira e rigira, a Dani Pedrosa tocca in MotoGP la parte del vaso di coccio fra i vasi di ferro o, se più aggrada, il ruolo di eterno secondo (anche terzo), se non proprio del perdente fisso. Stiamo parlando di un fior di pilota, di un pluri campione del mondo (due volte iridato in 250 e una volta in 125), non di un comprimario giunto al top della classe regina perché “pilota con la valigia”, uno che già 13enne sbalordiva sbancando in minimoto e che a 15 anni faceva cappotto nel trofeo nazionale monomarca Honda, tanto da indurre la Casa giapponese a fare esordire Dani nel motomondiale 2001 della ottavo di litro.

Due anni dopo giunge il primo titolo mondiale in 125 ma anche il primo grave infortunio alle gambe, quindi subito il titolo nel passaggio (2004) alla 250 (sette vittorie, cinque secondi posti, un terzo posto, quattro pole position!) , con record quale più giovane pilota della storia a fregiarsi del titolo della quarto di litro. Poi il bis iridato nel 2005 (otto vittorie, tre secondi posti, cinque pole!) davanti a un certo … Casey Stoner. Quindi, nel 2006, il gran salto in MotoGP dove – sempre con la Honda ufficiale HRC, – certo non delude, vince, ma non convince appieno, mancando sempre l’obiettivo del titolo della classe regina.

Il fisico minuto di Dani non c’entra nulla, come la sua aria ombrosa di eterno ragazzo insoddisfatto e spesso deluso di se stesso. Al suo ottavo anno nella premier class, nel 2014 Dani Pedrosa si trova davanti l’ultimo treno: o porta a casa finalmente l’agognato titolo della MotoGP o la Honda gli dà il benservito che, a 29 anni, potrebbe significare la retrocessione (con un Team non più Factory, o in SBK), se non il canto del cigno.

Non è vero che Pedrosa è un cascadeur: è un pilota che cade come gli altri ma che più di altri ogni volta che tocca terra paga pesantemente dazio, spesso con fratture che lo costringono a disertare corse fondamentali per la classifica generale del campionato. Come non ricordare nel 2013 la caduta in Germania subita quando guidava il campionato? E’ così che si perdono corse, titoli e la speranza di diventare davvero un “number one”.

Pedrosa entra nel 2014 con l’obiettivo di abbattere il muro che lo tiene lontano dalla corona iridata ma sa che questo è il suo ultimo treno, pur con un 2013 di altissimo livello (terzo in classifica generale, 3 vittorie, 7 volte secondo, 3 volte terzo, 2 pole position, 4 giri veloci!) penalizzato da alcune cadute (non sempre per colpa sua) e soprattutto dalla presenza di due “mostri sacri” quali Marquez e Lorenzo.

Pedrosa si trova nella scomoda posizione di trovarsi in squadra sempre un compagno “super”, gente iridata dal nome di Nichi Hayden e soprattutto da Casey Stoner e Marc Marquez, nati per vincere. Il piccolo Dani stringe i denti, inghiotte il rospo ma non molla.

Così come fin qui non lo ha mollato la Honda perché poi bisogna trovarne uno migliore di uno così che non vince il titolo ma è sempre lì, porta punti pesanti a casa, meritandosi applausi e rispetto di tutti, in pista e fuori. Un pilota “tecnico”, se brucia tutti allo start non lo ferma nessuno, ma il suo tallone d’Achille è l’eccessivo tatticismo, l’attesa per l’attacco che poi sfuma, incamerando sconfitte e frustrazioni.

Quest’anno, dunque, o la va o la spacca. Honda il fenomeno l’ha trovato e porta il nome di Marc Marquez. Il 20 maggio 2013, dopo il GP di Francia a Le Mans, così scrivevamo nelle Pagelle di Motoblog: Pedrosa: il chirurgo. Voto 10+ Il fantino della trionfante Honda (voto 10+) ci ridà, confermando sull’infido Bugatti il trionfo di Jerez. Doppia fiocinata chirurgica a danno di Lorenzo e Dovizioso. Quattro gare, due vittorie! Avevamo già scritto nelle precedenti pagelle: “dimostrazione di classe e capacità di recupero, gran carattere, osso duro”. E allunga nel mondiale. E’ l’anno giusto? Ma c’è Marc il guastafeste. Già, c’era Marc il guastafeste. Tutto da rifare.

E adesso? O Dani si… sveglia, o a fine 2014 per lui ci sarà il benservito. A meno che, con Marc baby fenomeno vincente di 20 anni, la Casa alata si accontenti di un “gregario” di gran lusso, affidando a Dany per almeno un’altra stagione il ruolo di copertura, un quasi prepensionamento dorato con soddisfazioni in pista e nel portafoglio.

A Pedrosa, ragazzo accorto e intelligente, potrebbe andar bene ma anche no, pronto lui per primo a dire addio alla Honda se si aprisse una nuova possibilità (Suzuki 2015 o Aprilia 2016?) come prima guida ufficiale. Dani, pilota sfortunato o senza “pelo”?

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