Jerez qualifiche: Honda alle stelle (dominio di Stoner e Pedrosa), Ducati nella polvere (Rossi 12°)
Il vento dell’Andalusia non cambia, soffia forte a Jerez e mette le ali al superbinomio della Honda, Stoner e Pedrosa, mattatori anche nelle belle qualifiche di questa attesissima seconda tappa iridata in terra di Spagna. In MotoGP, come già nella prima di Losail, la musica non cambia: Stoner si ripete con una pole (1’38.757) che lascia poche illusioni ai suoi avversari. Compreso il compagno di squadra Dany Pedrosa, ammirevole per aver tentato ripetutamente l’assalto al miglior tempo, ma consapevole, alla fine, di non poter fare di più (almeno oggi) – anche se il gap di 158 millesimi pare un’inezia – contro il “canguro”, spettacolare e nel contempo proficuo, capace di porre l’asticella sempre più in alto.
Insomma, pare proprio che non c’è più trippa per gatti. La Honda è imprendibile, dimostrando una superiorità d’altri tempi. Il cronometro parla chiaro: le quattro cilindri della Casa dell’Ala dorata occupano le prime due posizioni in prima fila e la seconda e terza posizione della seconda fila. Tradotto, vuol dire quattro Honda nelle prime due file. Solo la Yamaha resiste, con un fortissimo e orgogliosissimo Lorenzo (terzo. 161 millesimi di ritardo) davanti al compagno di squadra Ben Spies che forma il nuovo poker d’assi, pur con un gap di sei decimi.
A seguire i nostri Simoncelli e Dovizioso, il primo conferma il suo stato di grazia, il secondo recupera la seconda fila, anche se a nove decimi dai suoi due coequipiers. Terza fila per De Puniet, Edwards, Crutchlow. Aoyama apre la quarta fila chiusa dalle Ducati factory di Hayden e Rossi. Sì, non è un pesce d’aprile, essendo oggi il due.
Vi aspettiamo domenica dalle 13.30 per seguire in Live Blogging la gara di Jerez della MotoGP. Commentere insieme giro dopo giro l’andamento della gara. Vi aspettiamo!
L’aria di crisi nera era nell’aria e le illusioni, perché, visti i valori in campo fin da Losail, di illusione si tratta, si pagano in pista. Nelle corse, non è vero che la ricerca del miglioramento porta sempre i risultati sperati. E questo ne è un esempio, purtroppo poco esaltante. Rossi tocca (almeno in qualifica) il punto più basso della sua fulgida e straordinaria carriera. Più che togliersi dal pantano, oggi il pesarese, nel pantano s’è sprofondato. La legge delle corse non perdona: se c’è chi crede nei miracoli, alzi la mano. Per il resto, domani, sarà un calvario.
Intanto c’è da segnalare le tante cadute: Rossi, Aoyama, Habraham, De Puniet, Spies, Edwards e alla fine un dritto di Stoner, pare per un grippaggio.