SBK Phillip Island, “bandiera rossa” per il ko della Suzuki di Laverty. Guintoli (Aprilia) vince gara 2 e guida la classifica iridata

SBK Phillip Island, “bandiera rossa” per il ko della Suzuki di Laverty. Guintoli (Aprilia) vince gara 2 e guida la classifica iridata

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 23 feb 2014
SBK Phillip Island, “bandiera rossa” per il ko della Suzuki di Laverty. Guintoli (Aprilia) vince gara 2 e guida la classifica iridata


La sicurezza prima di tutto e quindi nulla da dire sulla bandiera rossa che a 7 giri dalla fine di gara due chiude in anticipo a Phillip Island il GP d’Australia, apertura del mondiale SBK 2014.

A risentirne è lo spettacolo ma anche la classifica della gara e anche del campionato perché l’esplosione del motore della Suzuki dello splendido vincitore di gara uno Eugene Laverty (autore di una rimonta da incorniciare) e il conseguente fine corsa favorisce la vittoria di Guintoli e dell’Aprilia togliendo chances al binomio della Kawasaki Baz e Sykes (in gran rimonta) e allo stesso Melandri (ottavo), alla frusta dopo l’errore iniziale con il lungo al tornantino.

Intendiamoci, Guintoli, già terzo nel primo round, merita il gradino più alto di gara due, vittoria che sancisce l’alto livello di competitività dell’Aprilia, privata oggi di un doppio successo forse per l’eccessiva “cautela” dei suoi due piloti in gara uno, appagati del secondo e del terzo posto, pur sempre punti pesanti messi nel carniere.

Laverty ha il dente avvelenato e senza il (grave) inconveniente tecnico al suo motore avrebbe anche potuto centrare una storica doppietta: la Suzuki si fa guidare, gran passo, insomma evoluzione positiva inficiata dal ko del propulsore, brutto segnale per poterlo continuare a spremere.

Già detto dell’Aprilia, altamente competitiva, specie se Guintoli (in testa al mondiale) e Melandri (serve convinzione) trovano l’affiatamento per marciare divisi e colpire uniti e non intralciarsi a vicenda.

Anche la Kawasaki è e sarà ancor di più della partita, qui un po’ sottotono in gara uno con uno sbiadito Sykes (il campione del mondo ha però recuperato magistralmente in gara due, pur su un circuito a lui indigesto) e però soddisfatta di avere in Baz un pilota col colpo in canna, capace di fare prodezze e il risultato.

La Ducati ha dimostrato di aver fatto un bel passo avanti: Davies non ha potuto dispiegare tutto il suo valore per problemi fisici ma con il giro record più veloce in corsa (1’30.949) conferma il manico da number one. Giugliano (un doppio quarto posto gli sta stretto) è apparso meno creativo e arrembante ma più maturo tatticamente: ci ha provato (in gara uno) e sembrava pronto per il gran colpaccio, poi – anche per il calo di gomme – ha preferito calmare i propri bollenti spiriti, portare a casa punti importanti, affinando il feeling con una moto che in circuiti meno veloci ha tutte le carte in regola per puntare al successo.

Anche la EVO di Borgo Panigale, con un ritrovato Canepa, è sulla buona strada, pur se niente va dato per scontato, come dimostrano Kawasaki e anche Bmw, per nulla battute in partenza, anzi! Certo che i quasi 40 secondi di gap – in gara uno – delle Evo nei confronti delle “vere” Sbk non possono non portare alla riflessione.

Per finire, Honda sempre potenzialmente capaci di far saltare il banco ma poi, per motivi vari con disavventure varie dei suoi piloti ottimi, deve accontentarsi di guardare il podio da lontano.

In sintesi, una “prima” in terra australiana dal sapore agrodolce, ricca però di spunti importanti per un campionato che si riaccenderà presto, non tradendo le aspettative sia sotto il profilo tecnico che su quello agonistico e spettacolare.

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