MotoGP, Burgess: "Rossi quest'anno non guadagnerà molti nuovi fans"
In una recente intervista, lo storico ex-capo meccanico del Dottore ritorna sulle vicende che hanno portato alla discussa separazione dal Campione pesarese.
Che l’addio di Jeremy Burgess al box di Valentino Rossi non fosse stato esattamente tutto ‘rose e fiori’ lo si era intuito fin dalle prime ore dopo l’annuncio, giunto alla vigilia dell’ultima gara del 2013 a Valencia.
L’esperto tecnico australiano, sin dal principio, non aveva fatto mistero di essere rimasto sorpreso da una decisione sui cui tempi e modi non era evidentemente stato interpellato, e questo modo di chiudere il rapporto con il campione pesarese – che con lui ha conquistato tutti e sette i suoi titoli mondiali nella Premier Class – non gli è andato giù. In una recente intervista con il magazine Cycle News, a pochi mesi di distanza dalla separazione, Burgess è infatti tornato sull’argomento:
“Non era proprio questo il modo in cui avevo immaginato il mio addio all’Europa. Mi sono preparato mentalmente al mio ritiro per anni, e dicevo che non bisognava aver paura di quel momento perchè sin dal primo giorno che si comincia con un lavoro, tutti sappiamo che ci sarà anche un giorno in cui poi si smetterà una volta e per tutte. Ad ogni modo, è stato un ritiro ‘forzato’ per un uomo che venne in Europa per capriccio nel 1980 “per vedere il mondo”, e poi è diventato parte integrante di alcuni dei team di maggior successo nella storia del Motomondiale.”
Bergess, tra l’altro, aveva anche già in mano il contatto di un anno per proseguire con il suo lavoro al box di Rossi anche nel 2014 – firmato poche settimane prime del suo ‘licenziamento’ – e per questo la decisione di sostituirlo gli è parsa ancora di più fuori luogo:
“Sicuramente fui molto sorpreso dalla tempistica della decisione, ma tra me e Valentino c’era una differenza fondamentale sul modo in cui volevamo andare avanti in MotoGP. Lui voleva continuare magari fino al 2016-2017, e ne abbiamo parlato, ma io non me la sono sentita di prendere impegni su un periodo di tempo così lungo. Io ero contento di andare avanti facendo di volta in volta un contratto di un anno, quindi lui ha forse avvertito in questo una mancanza di dedizione. Io pensavo che quello per me fosse il modo più onesto per andare avanti.”
“Anche se io non avrei fatto questa scelta, il fatto che sia stata presa mi ha reso le cose più facili. Avere il contratto ancora per un anno non è una brutta cosa: più passa il tempo [a essere pagato senza lavorare] più mi abituo all’idea.”
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Ma secondo Burgess c’era anche un’altra importante differenza d’approccio che ha portato al progressivo logoramento del suo rapporto con il Campione di Tavullia:
“A Valentino piace moltissimo tutto ciò che è legato alle corse, e gli piace guidare tanto quanto gli piace vincere. Per me, invece, vincere è l’unica cosa conta e passare attraverso quel periodo senza vittorie è stato per me come ritrovarmi in un mondo diverso rispetto a quello dove ho vissuto per 34 anni. Il mio approccio è sempre stato questo: “Se non vinci, stai a casa”. Nel tempo passato in Ducati mi sentivo spesso come se non stessimo neppure facendo la stessa gara dei prmi tre. Molti tecnici europei considerano il correre come un lavoro, ma per me e tutti gli altri tecnici austrliani che conosco e lavorano là, la motivazione è la vittoria.”
Alla domanda se l’età di Rossi possa in qualche modo influire sulla sua sempre altissima popolarità negli ambienti del Motomondiale, Burgess ha così risposto:
“Non vincere rovina l’immagine? Basta guardare Barry Sheene, che ha vinto i suoi titoli mondiali nel 1976 e nel 1977 e correva ancora nel 1984. Questo dovrebbe rispondere alla domanda, ma all’età di 35 anni Rossi non si farà molti nuovi fans in questa stagione. In questo momento i ragazzini di 10 anni stanno attaccando i poster di Marc Marquez sui muri delle loro camerette. […] Marquez ha corso nelle serie minori facendo esperienza, e ha imparato tanto osservando Valentino Rossi. guardate il sorpasso-fotocopia che gli ha fatto a Laguna Seca. Lui piace a Valentino, penso sarebbe contento di cedergli lo scettro della popolarità.”
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