Max Biaggi beffato dal "regolamento". Ma il "corsaro" non convince ...

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 8 mag 2011
Max Biaggi  beffato dal


In un mondiale, i regolamenti, quando ci sono, vanno rispettati, anche da Max Biaggi. E non solo a Monza. E vanno fatti rispettare a tutti, non solo a Max Biaggi. Quando però le regole sono … “interpretabili”, il risultato è quello che si è visto oggi. Con Biaggi ingiustamente penalizzato perché, è fin troppo ovvio, da quella manovra, dopo il lungo, il pilota dell’Aprilia non ha tratto nessun vantaggio. Così si perde una corsa vinta e, forse, anche così si perde un mondiale.

Ma, senza peli sulla lingua, per valutare la corsa di Biaggi, non ci si può nascondere dietro a questo fatto paradossale. Dopo la straordinaria Superpole (tempi e record mozzafiato) Biaggi ha deluso le grandi aspettative della vigilia. A dirla tutta, il “Corsaro” ha fallito nell’impresa, forse data troppo precipitosamente e troppo incautamente per scontata. L’Aprilia, a differenza di chi da sempre tutto per scontato, oggi non poteva dominare, ma era indubbiamente la moto per vincere. Perché non è stato così?

Tolto dalla bagarre della mischia in corsa, collocato nel “tunnel” del giro unico o della fuga solitaria, Biaggi raggiunge lo stato di perfezione assoluta, in grado di “acuti” così profondi e perfetti, da sembrare persino impossibili. Ma nella diamantina “macchina” del campione romano, a volte (o spesso), qualcosa si inceppa. Anche oggi a Monza, la falcata potente e senza sbavature, una danza stilisticamente e agonisticamente da incorniciare, non ha retto il ritmo e la pressione della competizione esasperata, sfociando in quell’errore (errori) che fa persino dubitare delle qualità del fuoriclasse.

Una corsa non modifica il valore di un grande campione. Ma, e questo vale sempre per tutti, anche il migliore palmares non toglie a nessuno il principio che in ogni corsa si ricomincia alla pari, se non proprio da zero. Vale per Valentino Rossi, come valeva per Giacomo Agostini. E vale quindi per Max Biaggi.

Non si discute qui l’imprinting del grande campione: si vuole solo sommessamente dire che la corsa dura dal primo all’ultimo metro e ogni pur piccolo errore, si paga. Sono quei “lunghi” e quegli “scarti” che, se ripetuti, legittimano il dubbio sul reale livello di competitività del campione: qui e adesso. Le smentite, date dai fatti e dai risultati in pista, sono sempre ben accette. Specie se a darle è uno che risponde al nome di Max Biaggi. Al “corsaro” non si può non concedere di giocare la prossima carta.

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