Intervista a Gigi Dall'Igna: "Ducati in Open? Tutto secondo le regole"
In occasione della recente presentazione del Ducati Team MotoGP a Milano, abbiamo raccolto le riflessioni del nuovo boss di Ducati Corse sulla stagione 2014.
Giovedì sera, tra quattro giorni, il Motomondiale 2014 aprirà ufficialmente le danze con i primi turni di prove libere per il Gran Premio del Qatar – l’ormai tradizionale appuntamento ‘notturno’ di Losail che da qualche anno inaugura le ostilità della MotoGP – ma la situazione regolamentare per quanto riguarda la Premier Class rimane ancora in una specie di ‘limbo’ caratterizzato dall’incertezza. La recente decisione di Ducati di aderire ‘in toto’ alla nuova sub-classe ‘Open‘ sembra infatti aver spiazzato alla stesso modo rivali e organizzatori, con questi ultimi apparentemente in affanno nel tentativo di ‘mettere una pezza’ normativa ad una situazione che, potenzialmente, rischia di provocare un imprevisto squilibrio tra quelle che si pensava fossero le forze in campo.
Parlando con la stampa spagnola, il ‘numero uno’ di Dorna Carmelo Ezpeleta era arrivato addirittura a preannunciare l’arrivo di una nuova classe ‘Factory 2‘, creata appositamente per Ducati, che si sarebbe dovuta approvare lo scorso mercoledì dopo un incontro con la GP Commission, ma ad oggi non è stata rilasciata nessuna comunicazione a riguardo. E considerando che manca solo una manciata di ore all’inizio del campionato, la situazione non può che mettere in forte imbarazzo FIM e Dorna.
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Ricapitolando in breve la situazione: alla luce della scarsa competitività delle CRT, della necessità di contenere i costi e di limitare lo strapotere dei team ufficiali, FIM e Dorna avevano deciso l’anno scorso di introdurre nel 2014 una nuova classe ‘Open’, con moto e motori teoricamente quasi al livello delle ‘Factory‘ ma dotate di un pacchetto elettronico unico (hardware + software) imposto da Dorna e realizzato da Magneti Marelli.
Il nuovo regolamento per la MotoGP 2014 prevedeva quindi due ‘sotto-classi’, ‘Factory’ e ‘Open’: le moto ‘Factory’ avrebbero dovuto utilizzare la stessa centralina Magneti Marelli ma con la libertà di utilizzare un proprio software realizzato internamente, avrebbero avuto un limite di cinque motori per pilota all’anno e il blocco allo sviluppo dei propulsori; le ‘Open‘ avrebbero goduto di altri benefici, principalmente un serbatoio più capace (24 litri contro i ’20 delle Factory’), uno stock di 12 motori per pilota, meno limitazioni allo sviluppo e una gomma più soffice (‘super soft‘) per le qualifiche.
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L’introduzione della classe ‘Open’, in pratica, si proponeva di rilanciare in termini di competitività i team privati contro i prototipi (specialmente quelli giapponesi) che, potendo investire fortemente sul proprio pacchetto elettronico, godevano di un vantaggio tecnico giudicato insormontabile. Le varie squadre avevano tempo fino alla fine di Marzo (e quindi del secondo test di Sepang) per decidere se aderire all’una o all’altra classe, con l’unica condizione di accettare il pacchetto elettronico unico della Dorna. Da un punto di vista regolamentare, apparentemente, questa opzione era aperta a tutti i team, senza distinzioni tra squadre ‘ufficiali’, ‘satellite’ e ‘private’, ed è sfruttando questo spazio che si inserisce la svolta ‘Open’ di Ducati.
Le prime indiscrezioni sulla possibile adesione del Ducati Team MotoGP alla nuova categoria avevano iniziato a circolare ad inizio anno, ricevendo poi conferme dagli stessi ambienti Ducati. Nel corso dei due test invernali, Ducati ha provato la GP14 in entrambe le configurazioni, ma tra i due test di Sepang Dorna ha introdotto un aggiornamento del proprio software, apparentemente realizzato su input di Ducati stessa. Il nuovo software risulta essere più avanzato e sofisticato della versione precedente, forse anche troppo in quanto sembra che, a parte Ducati, nessuna delle altre squadre della classe ‘Open‘ sia in grado di utilizzarlo.
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Da tutto ciò derivano derivano i comprensibili mugugni delle ‘altre’ squadre ‘Open’ – che in pratica si son viste arrivare una squadra ‘Factory‘ nella stessa categoria, con un budget molto maggiore, che godrà dei suoi stessi benefici ma con un’elettronica più avanzata che solo lei può utilizzare – e quelli degli altri due costruttori della MotoGP, Honda e Yamaha, che guardano con diffidenza (e probabilmente con qualche preoccupazione di carattere sportivo) all’interpretazione del regolamento sostenuta da Ducati. E da ciò deriva anche la necessità di Dorna di ‘correre ai ripari‘, magari con la sbandierata nuova classe ‘Factory 2‘, di cui, a una settimana dalla primo Gran Premio della stagione, non si sa ancora nulla di ufficiale.
Oltre a incontrare Andrea Dovizioso, nel corso della recente presentazione del Ducati Team MotoGP 2014 alla stampa italiana, abbiamo avuto l’occasione di scambiare qualche battuta sull’argomento con l’Ingegner Gigi Dall’Igna, il nuovo boss di Ducati Corse, l’uomo a cui può tranquillamente essere attribuita la regia di questa mossa Ducati che ha gettato lo scompiglio tra gli organizzatori.
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Le osservazioni di Luigi Dall’Igna sono state estremamente lucide:
“Capisco che la nostra decisione di aderire alla classe ‘Open’ abbia spiazzato un po’ di gente, ma noi non abbiamo fatto nulla contro le regole. Il motivo principale, che ho già spiegato più volte, è che noi abbiamo un grande bisogno di sviluppare la moto, e questa è una cosa che non puoi fare con moto ‘Factory’ perché il regolamento mette troppi paletti. Con le ‘Factory’ lo sviluppo del motore è ‘congelato’ per tutta la stagione, e nella nostra situazione, con il gap che abbiamo accumulato in termini di prestazioni negli ultimi anni, una cosa del genere è troppo penalizzante.”
“Avere la libertà di poter sviluppare il motore per me è fondamentale. Con 5 motori sigillati per tutta la stagione per ciascun pilota, non c’è molto che si può fare. Con 12 motori e la possibilità di effettuare certe modifiche, come i punti di ancoraggio sul telaio, le cose cambiano, e di molto, perché puoi portare avanti lo sviluppo anche durante la stagione. Considerando tutto questo, la scelta non è stata poi così difficile, anche perché pensiamo che la configurazione ‘Open’ rappresenti comunque il futuro della MotoGP.”
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La ventilata introduzione della classe ‘Factory 2’ sembra la soluzione last-minute approntata da Dorna per ‘mettere una pezza’ a tutta questa confusione e ‘riequilibrare’ la situazione in griglia. Al momento le cose non sono chiare, con Ezpeleta che ha parlato di una riduzione dei motori per anno da 12 a 9 e della capacità del serbatoio da 24 a 22.5 litri. Ducati dovrebbe aderire automaticamente alla ‘Factory 2’ una volta raggiunti certi risultati (1 vittoria, 2 secondi o 3 terzi posti) ma al momento non c’è nulla di deciso a riguardo, il che ci lascia desumere che dietro le quinte ci sia qualche forte conflitto ‘politico’ ancora in atto. Lo stesso Dall’Igna dice di non saperne molto, anche se pare che si stia valutando la possibilità di permettere ‘cambi in corsa’ per permettere a chi comincia come ‘Factory’ di diventare ‘Factory 2’ in qualunque momento della stagione:
“In questo momento è difficile capire cosa succederà, perché adesso come adesso la ‘Factory 2’ è ancora un’ipotesi che esiste solo sulla carta. Al momento so solo quello che sanno tutti, ovvero che si parla di una riduzione dei motori da 12 a 9 e della capacità del serbatoio da 24 a 22.5 litri. Sono modifiche non da poco, ma non è difficile capire le motivazioni che stanno dietro questa proposta, cioè limitare il nostro potenziale adesso che siamo passati alla ‘Open’. Come ho già spiegato, è comunque una scelta che capiamo, perché con Ducati nella classe ‘Open’ adesso c’è un team con molte più risorse che può avvalersi dei vantaggi concessi da questa categoria. E’ una specie di compromesso, ma la posizione di Dorna è comprensibile. Inoltre, da quello che ho capito, sembra si stia discutendo anche l’opzione di consentire alle moto che iniziano il Campionato come ‘Factory’ di passare alla ‘Factory 2’ in qualsiasi momento della stagione. Al momento possiamo solo aspettare di vedere cosa decideranno gli organizzatori.”
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Uno dei ‘pomi della discordia’ è l’aggiornamento del software Dorna tra i due test di Sepang, realizzato su input di Ducati che aveva avanzato richiesta in tal senso. Come detto, questo nuovo software sarebbe talmente più evoluto e complicato che nessuna delle altre squadre della classe ‘Open’ sarebbe in grado di utilizzarlo. I motivi sarebbero legati ai costi, in particolare per dotarsi del personale specializzato per la sua ‘programmazione’. Tutti questi team, apparentemente senza eccezioni, avrebbero inoltre fatto sapere a Dorna, in occasione del test di Losail, che la loro intenzione è quella di utilizzare il primo ‘step’ del pacchetto. Dall’Igna ha spiegato:
“Dorna aveva e ha bisogno di qualcuno che la aiuti a sviluppare il proprio software, e hanno avanzato un invito a tutti in tal senso: noi abbiamo dato la nostra disponibilità, mentre gli altri non hanno voluto farlo. Il software è rimasto uguale per tutti fino al primo test di Sepang, poi è arrivato il primo aggiornamento. E’ lo stesso per tutti, è disponibile per tutti, solo che è più evoluto e funziona meglio.”
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Come spiegato da Dall’Igna, sia il primo software Dorna che il suo successivo upgrade sono entrambi ‘presenti‘ nella centralina fornita alle moto ‘Open’, ed è possibile effettuare semplicemente lo switch da uno all’altro. Non si tratterebbe però dell’elettronica Ducati trasferita alla centralina Magneti Marelli quanto, piuttosto, di un’evoluzione del primo software:
“Non è il software Ducati ‘travasato’ nella centralina Magneti Marelli. L’anno scorso l’elettronica delle nostre moto era tutta Ducati, mentre in questo caso si tratta di un aggiornamento che è stato sviluppato ‘sopra’ quello che era il software base iniziale. In pratica, è il software precedente portato ad un livello superiore. Mi rendo conto che, per la sua maggiore complessità, può essere complicato da gestire per i team con meno risorse e meno personale, ma noi non abbiamo fatto nulla al di fuori delle regole. Quello che abbiamo fatto è stato proporre alcune modifiche del software originale, delle migliorie, che poi sono state implementate da Dorna e Magneti Marelli.”
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Ad inizio anno sembrava che il solo Yonny Hernandez (Ducati Pramac Racing) fosse destinato a correre con la GP14 in configurazione ‘Open‘, ma Dall’Igna ha poi orchestrato il passaggio di tutte e quattro le Desmosedici in pista sotto l’ombrello della nuova categoria. Alla domanda se non fosse stato meglio ‘differenziare’ l’impegno tra le due classi, Dall’Igna ha replicato:
“E’ importante avere più piloti a disposizione per arrivare a costruire una moto che sia veloce per tutti. Soprattutto per me, quest’anno, è ancora più importante per una questione di mancanza di tempo. Avere più piloti a disposizione ti permette di distribuire tra loro i vari test, anche nei weekend di gara. Visto che noi dobbiamo rincorrere e vogliamo recuperare terreno quanto prima, è importante raccogliere quanti più dati e informazioni possibili e nel più breve tempo possibile.”
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Un altro dei vantaggi della categoria ‘Open‘ è quello rappresentato dalla gomma ‘super-soft‘, un’opzione che invece non sarà concessa alle squadre che hanno aderito al regolamento ‘Factory‘. Su questo punto, Dall’Igna si è detto ancora a corto di riscontri:
“Non abbiamo provato la gomma ‘super soft’, solo qualche giro in Qatar (con il team Ducati Pramac) ma senza forzare o lavorarci troppo sopra. Il punto è che per me la cosa non era affatto importante. La nostra prima priorità al momento è quella di sviluppare la moto, e per far questo hai bisogno di mantenere stabili alcuni fattori. Se si vuole fare un lavoro con metodo, le gomme sono uno di questi fattori. Altri piloti hanno comunque già dimostrato di poter essere davvero veloci in configurazione ‘Open’ con quella gomma, ma io ho tenuto d’occhio anche le simulazioni di gara che hanno fatto gli altri, e che hanno dato degli esiti molto interessanti. Credo che le sorprese quest’anno non mancheranno, e non solo in qualifica.”
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