Primo test per la Erik Buell Racing 1190RS
I giornalisti di Cycle World mettono per primi le mani sopra la nuova creatura stradale di Erik Buell
La Erik Buell Racing 1190RS è finalmente conclusa. La versione definitiva della nuova Superbike americana è stata provata dal tester di Cycle World, che l’ha portata in pista per una 50ina di giri sul circuito di Road America e ha esaminato attentamente il comportamento, mettendola a confronto con la sua capostipite, la Buell 1125R, con risultati più che positivi.
La moto utilizzata è stata presa dalal linea di montaggio, quindi completamente “road legal” ma a conti fatti è stata più veloce della 1125RR da competizione. Questo grazie ad un sopraffino lavoro alla ricerca del miglior equilibrio e della massima leggerezza. Con il pieno di carburante fa segnare appena 180kg, e considerando i 175CV a disposizione, il rapporto peso/potenza è molto vicino a 1.
Una buona parte del miglioramento è stata ottenuta grazie al nuovo vestito attillato in carbonio, decisamente più aerodinamico e leggero della burrosa 1125 stradale. E’ difficile tenerla giù in uscita di curva a causa della esuberante coppia, e c’è bisogno di molta sensibilità all’acceleratore soprattutto quando si affronta uno scollinamento a 200 all’ora in quarta piena.
Ottima l’erogazione della potenza, che cresce in modo brutale dai 6000 g/min fino agli 11.000. L’esuberanza del 4 cilindri agli alti regimi è qualcosa di più emozionante, ma il bicilindrico Rotax della 1190RS ha una spinta decisamente esaltante vicino alla zona rossa rispetto al carattere di un classico twin. L’ultimo importante appunto è riferito alle dimensioni e alla maneggevolezza, più paragonabile ad un 600 che ad un 1000, con un impianto frenante a disco perimetrale finalmente performante.
In pratica, la 1190RS ha tutte le carte in regola per dare filo da torcere alle rinomate bicilindriche italiane da competizione. I tempi delle sportive eclettiche ma non al top sono ormai passati. Erik ha sviluppato finalmente una moto made in USA capace di sfidare le europee e le giapponesi nel loro campo di battaglia, anche se ci sembra indietro per quanto riguarda il look, molto spartano e senza fronzoli, al contrario delle icone di stile che riempiono le strade del vecchio continente.