MotoGP, Rossi punta al miracolo: il titolo numero 10. Marquez permettendo

Valentino Rossi ha dimostrato di avercene ancora e di poter lottare per la vittoria. Decimo titolo nel mirino?

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 25 mar 2014
MotoGP, Rossi punta al miracolo: il titolo numero 10. Marquez permettendo


Lo stesso Marc Marquez, dalla gamba malmessa e senza il supporto dei test invernali, ma gran trionfatore nella notturna di Losail, sarebbe stato felice anche del secondo posto in volata, con Valentino Rossi sul gradino più alto del podio. Solo a pensarlo, ciò può sembrare paradossale, perché ogni pilota corre per vincere, tanto più un talento come il baby iridato spagnolo della Honda, un fuoriclasse indomito, con l’istinto insaziabile del successo.

Ma questi strani ragazzi definiti ancora “centauri”, con i loro limiti e difetti, fanno parte di una categoria “speciale”, “Pronti a giocarsi la pelle – come scriveva l’impareggiabile Ezio Pirazzini – per conquistare al tempo un decimo di secondo, in nome di un ideale e di una passione che soltanto coraggio, integrità fisica e forza morale possono alimentare e sostenere”.

Ragazzi tutt’altro che “svitati”, ma indubbiamente particolari, protagonisti di uno sport particolare, speciale, complesso e a molti incomprensibile, dal grande fascino e dai grandi rischi, che s’acquattano nel guscio delle carenature dei loro bolidi dalle tecnologie astronautiche, volano con due ruote sul filo dei 350 chilometri orari, menandosi fendenti da gladiatori nell’arena e lanciandosi sguardi che solo loro intendono, in una lotta senza quartiere, per il gusto dell’abbraccio di una folla estasiata in tribuna e davanti alle tv di mezzo mondo. Il tutto consumato in un attimo, per ripartire subito dopo, la gara successiva, alla ricerca di quella gloria che accumuna tutti, dall’ultimo in griglia, al primo.

Perché il giovane leone spagnolo, baby campione del mondo della premier class, avrebbe gioito anche per il trionfo del “vecchio” leone pesarese della Yamaha? Perché Valentino, piaccia o non piaccia, è la MotoGP, ne rappresenta l’essenza agonistica e tecnica con i suoi limiti e i suoi valori, è da 20 anni l’immagine stessa del motociclismo da corsa, l’emblema della velocità che fa sognare ovunque i ragazzini di tutte le età, la star che sfida il tempo e gli avversari che cambiano, il fuoriclasse super titolato e iper ricco che resta il funambolico giamburrasca della porta accanto, dalla stessa passione, volontà e sorriso dei giorni spensierati dell’Ape a tre ruote.

Rossi è quello che ce l’ha fatta e che dimostra che anche tu ce la puoi fare, che sempre ce la puoi fare. Essere figlio d’arte, la moto giusta al momento giusto, la gommina della domenica, l’orchestrazione della Dorna per tenerlo sempre al centro dei giochi, volano del grande business, sono dettagli trascurabili. La classe non è un optional, specie se corroborata da passione, dedizione, intelligenza, un pizzico (grosso) di fortuna, che non guasta, guasconeria compresa. La rinascita del 9 volte campione de mondo è quindi la rinascita di una MotoGP appannata, dà lustro a tutti, a cominciare da chi vince, chiunque sia.

Cosa sarebbe stata ieri la vittoria di Marquez senza la battaglia alla baionetta con Rossi e senza la avvincente volatona al fotofinish? Semplicemente ordinaria amministrazione, mentre così ha il sapore dell’impresa, rimette pepe al campionato, riporta il colore alla musica di questi motori iper tecnologici, spesso penalizzati, se non mortificati, da regolamenti dettati dall’insipienza o dalla volontà di appiattire i valori in campo in nome dello show, cioè del business su comando degli sponsor legati al telecomando delle tv.

Oggi, passato lo spauracchio del flop, la MotoGP si gusta la notte brava di Losail, dove tutto luccica, nel luna park della Dorna, dove solo più avanti si capirà meglio se il baraccone traballante tiene e ha imboccato o no la via giusta nel bailamme fra moto Factory e Open, con regolamenti ballerini (e fraudolenti?) che ci rifiutiamo di continuare a commentare.

Ad Austin e in Argentina – e questo è il bello delle corse – Valentino Rossi è atteso alla conferma del GP del Qatar, anzi al miracolo, invertendo l’ordine d’arrivo di Losail. Baby Marc, anche memore del 2013, sorride sornione e sta al gioco come il gatto col topo. Jorge Lorenzo, dopo il ruzzolone fuori programma, ride a denti stretti covando la … vendetta. Dani Pedrosa maledice il destino che gli fa trovare in casa HRC prima Stoner poi Marquez, per non parlare di Rossi.

Il secondo posto di Losail rilancia Valentino ma non lo appaga: nel suo cuore c’è il sogno del titolo numero dieci. A Marquez piacendo.

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