MotoGP e Wsbk "tricolori": Rossi, Dovizioso, Simoncelli e Biaggi in chiaroscuro. Italiani, forza!

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 13 giu 2011
MotoGP e Wsbk


L’Italia della moto che corre i due più importanti mondiali, MotoGP e SBK, esce da una domenica di (poche) luci e (molte) ombre. Il “tricolore” traballa, ma c’è. Cominciamo dalle Case.

La Ducati bicilindrica semi-ufficiale a Misano centra con Carlos Checa una nuova splendida doppietta ipotecando il titolo, mentre in MotoGP la stra-ufficiale quattro cilindri D 16 sprofonda nel diluvio di Silverstone lasciando a uno stralunato Valentino Rossi il peggior risultato (in termini di distacco e di prospettiva) della sua straordinaria carriera.

L’Aprilia con Max Biaggi da alti e bassi, sul circuito romagnolo non recupera, ma grazie ai due secondi posti tiene aperta l’ultima porta per il mondiale.

La Casa di Borgo Panigale, anche grazie a un Checa in stato di grazia, ottimizza al massimo e con il massimo profitto il potenziale e le “certezze” del suo bicilindrico nel Wsbk mentre in MotoGP arranca pesantemente perché ha abbandonato la vecchia strada senza averne individuata un’altra alternativa. Così la “quattro” bolognese perde i non pochi pregi dell’era Stoner e non acquisisce (per ora) nessun vantaggio dalla nuova impostazione dell’era Rossi.

Veniamo ai nostri piloti di punta. Biaggi, non fosse altro per il numero uno sulla carena della sua Aprilia e anche per l’attuale classifica, resta il pilota più forte fra gli italiani in SBK.

A Misano, complice anche un piede malmesso, al campione romano non è riuscito il colpaccio dello scorso anno, accontentandosi del secondo gradino. Il “Corsaro” non ha più l’impeto e la lucidità dei suoi momenti migliori ma resta pur sempre il campione dalle straordinarie risorse, di immutato orgoglio, capace ancora di qualsiasi impresa. Dov’è in Sbk il “nuovo” giovane talento italiano pronto a sostituire il “vecchio” Max?

Discorso diverso in MotoGP. Il “vecchio” Rossi trova in Marco Simoncelli, se non proprio una immediata alternativa, una (quasi) sicura carta di prossimo ricambio.

Valentino vive il suo primo vero calvario agonistico. Né lui né la Ducati sanno se e come ne usciranno. Anche per il “dottore” vale quanto detto per il “Corsaro”: non è più il Rossi dei sorpassi di Jerez ai danni di Gibernau e del Cavatappi ai danni di Stoner. Il Rossi del “vado l’ammazzo e torno” resta nei ricordi.

Tutti i campioni hanno una propria curva di crescita e di discesa. Rossi ha esaurito il suo potenziale di crescita ma non è certo finito come pilota, perché la classe non evapora con la pioggia e non viene cancellata neppure da risultati tanto negativi.

Il pesarese, oggi così lontano dai tempi dei primi, può andare ko per due motivi: il primo è quello di accampare scuse e non affrontare la dura realtà cercando possibili vie d’uscita; il secondo è quello di demoralizzarsi e tirare a campare nell’aurea mediocritas dei comprimari di lusso. Alla MotoGP e al motomondiale serve ancora un Rossi protagonista e vincente in pista. E a Rossi tutto serve meno che una cricca di compiacenti adulatori.

E i due giovani Dovizioso e Simoncelli? Il primo non ha il dono della “sciabolata”, però si esprime (bene) come passista, non sempre convince, ma spesso porta a casa, come ieri, gran risultato e punti d’oro. Il secondo ha la falcata del purosangue ma i troppi errori lasciano intatto l’interrogativo: Sic è un geniale “fuoriclasse” o solo un kamikaze che esagera?

Una cosa è certa: per Biaggi, Rossi, Dovizioso e Simoncelli questa stagione non lascerà le cose come prima. A tutti, un grande in “bocca al lupo!”. E un “grazie per esserci!”

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