MotoGP: "rivoluzione" Ducati, scelta coraggiosa ma ... "obbligata"

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 20 giu 2011
MotoGP:


Le rivoluzioni si fanno quando le situazioni diventano insostenibili. E se la Ducati ha deciso di presentarsi ad Assen con una moto “rivoluzionaria”, rigirando la Desmosedici come un calzino, avrà i suoi buoni motivi.

Semplicemente la Casa bolognese ha preso atto (era ora!) di una situazione divenuta insostenibile per mancanza di risultati e per i pesanti distacchi subiti da Valentino Rossi, culminati con il minuto e passa di Silverstone. A Borgo Panigale hanno constatato che la politica dei piccoli passi, con modifiche “lineari”, non ha portato benefici apprezzabili.

Anzi, dopo sei gare in cui spesso staff e pilota si sono arrampicati sugli specchi sino a sostenere … l’insostenibile, il binomio più atteso della stagione si è trovato in mezzo al guado, senza più rotta né bussola. Come dire, un fallimento su tutta la linea, ancora più grave tenendo conto delle grandi aspettative della vigilia, pompate ad arte per il condizionamento delle esigenze del marketing, stavolta non in sintonia con i risultati in pista. Tant’è.

A questo punto, la scelta fatta è una scelta obbligata: o rischiare o perire. La Ducati ha fatto bene a chiudere un ciclo, cercando la via “nuova”. Il rischio è alto, ma l’alternativa era l’avvitamento in un logoramento senza fine e sprofondare senza neppure tentare la risalita.

La Ducati e Rossi meritano perciò l’apprezzamento per il coraggio e meritano l’augurio di ritrovare la competitività in grado di riportarli ai vertici. In questo caso non è questione di tifo. E’ aria nuova che serve al motociclismo italiano e alla MotoGp tutta per ritrovare quella credibilità oramai smarrita.

Ultime notizie