Motegi-Fukushima: dal Giappone ultimi dati allarmanti. Rossi ha ragione a dare forfait
Nel post precedente di Michele Lallai si riportano le dichiarazioni di Valentino Rossi con il titolo eloquente: “Non penso che andrò in Giappone”. Il riferimento è al GP di Motegi in programma il 2 ottobre.
Non vogliamo qui riprendere tutta la storia che, al di là della sua oggettiva complessità, dimostra lo stato di confusione che c’è in chi detiene le redini del motomondiale, dalla Dorna alla Fim, passando per le varie (per lo più inutili) associazioni di piloti, team ecc.
Rossi fa bene a non andare a Motegi, dimostrando una sua reale autonomia come pilota e, quel che più conta, come uomo. Vale per il nove volte campione del Mondo, ma vale per chiunque: le opinioni si discutono nel merito delle stesse, non criticandole o approvandole in funzione di parametri che nulla hanno a che fare con quel determinato argomento. In altre parole, Rossi può in questo caso aver ragione (o torto) senza scomodare altre questioni, quali ad esempio quella delle tasse o i risultati in pista, ecc.
Tornando a Motegi e a Fukushima, l’ultima notizia di poche ore fa conferma lo stato dei rischi in quelle zone martoriate e anche la validità della posizione di Rossi di dare forfait il 2 ottobre.
Proprio in queste ore, alti livelli di cesio radioattivo sono stati rilevati nei fanghi raccolti in un fosso accanto alla Corte distrettuale di Aizuwakamatsu, città a circa 100 km a ovest dalla centrale nucleare di Fukushima. L’isotopo rintracciato è stato misurato in concentrazioni di circa 186.000 becquerel per chilogrammo: secondo gli standard di sicurezza nipponici, i fanghi possono essere trasportati in discarica se il cesio radioattivo è pari o inferiore a 8.000 becquerel per chilo. La corte ha disposto la messa in sicurezza dell’area e bandito l’accesso nelle immediate vicinanze del fosso.
E’ questo l’ultimo atto di una situazione che era e resta a rischio. Si sta parlando non dell’inquinamento da fumo dopo un copertone bruciato, ma di radiazioni nucleari che continuano a propagarsi nel terreno, nell’aria, nel mare entrando, con diversi gradi di intensità e pericolosità, anche nella catena alimentare di mezzo mondo. Fa bene, quindi Rossi a dire di no alla trasferta di Motegi. Non fosse altro per mantenere viva la tensione internazionale su un bubbone tutt’altro che risolto, sempre al limite del dramma e della tragedia.