Superbike: la vita dei meccanici, da dentro i box
Durante il Gran Premio di Imola abbiamo incontrato i protagonisti nascosti delle corse. Ecco cosa ci hanno raccontato
Weekend spettacolare a Imola, dove tantissimi appassionati sono accorsi per la quarta tappa del Mondiale SBK e dove si sono gustati il monologo di Jonathan Rea, autore della Superpole e vincitore di entrambe le gare. A Imola si è respirata aria di festa, con il paddock invaso da motociclisti e curiosi che hanno letteralmente toccato con mano i loro idoli e le loro moto.
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A Imola c’era anche Motoblog, che nei pochi attimi in cui le scuderie hanno potuto rifiatare ha incontrato un paio di meccanici del VFT RACING, con cui abbiamo parlato della vita di chi sta nelle retrovie, nascosto nei box, ma che è decisivo per le sorti dei piloti in pista.
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Come si diventa meccanici della Superbike/Supersport?
Si deve avere una grande passione, prima di tutto. E poi fortuna di entrare in questo mondo, perchè non è così facile.
Cosa faceva prima di essere qui un meccanico di corse?
Il meccanico in una normalissima officina, siamo persone normalissime in un mondo speciale, ma umano. Poi c’è tanta gavetta da fare, perché è un lavoro complesso e delicato, non ci si improvvisa meccanici di Superbike da un giorno all’altro.
Il vostro lavoro non dura il tempo di una gara. Quando si inizia a preparare un Gran Premio?
Assolutamente no. La cosa più importante è lavorare bene a casa, prima di venire qui. Fare i compiti, insomma, prima dell’esame. Meglio lavori prima, meglio porti la moto qui e meno, poi, devi lavorare durante il weekend e – soprattutto – più puoi tirare fuori dalla moto durante il weekend e ottenere migliori prestazioni.
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E il weekend del Gran Premio quanto lavorate?
Siamo disponibili 24 ore su 24. Per una sessione di prove di 45 minuti ci si sveglia anche alle 6.30 di mattina e magari si finisce a mezzanotte. È una continua evoluzione, dopo ogni giro o prova cambi gli assetti, pulisci i componenti, sistemi quello che non va, cambi i pneumatici.
E lo si fa continuamente, perché ogni giorno, a ogni sessione e poi in gara gli assetti cambiano, giusto?
Esatto. Più il pilota migliora durante il weekend, più noi dobbiamo corrergli dietro per stare al passo e modificare la moto per migliorarla in base anche alle sue prestazioni. Un motociclista da strada ha la moto ottimizzata dalla casa e vive e si adatta a essa. Un pilota di corsa, invece, ha la moto che si adatta a lui, al tracciato, alle prestazioni. Ci sono tantissime variabili e noi dobbiamo capirle e intervenire costantemente.
E finita la gara, relax?
Insomma, diciamo che ora si rallenta il ritmo, ma come vedi siamo già al lavoro per capire come ha reagito la moto alla gara. Però adesso ci godiamo anche la vita, dopo tre giorni a mille ora finalmente posso dare retta agli amici venuti a vedere la gara.