Checa e la Ducati sul podio più alto. Ma il "mattatore" è Rea (Honda). Haga (Aprilia) da applausi. Delude Melandri
Stappa “solo” una bottiglia di champagne Carlos Checa, quella per la vittoria di gara due, dodicesimo successo stagionale. Il pilota spagnolo della Ducati è costretto a tenere in fresco la seconda bottiglia perché la festa per il mondiale è rinviata alla prossima gara di Magny Course. Il mondiale è assegnato sotto il profilo della superiorità dimostrata da Checa-Ducati ma resta matematicamente aperto, se pure di un soffio a causa del sesto posto di Marco Melandri.
Checa non ruba niente, neppure la vittoria odierna sul circuito del Santerno, e merita a pieni voti il titolo iridato, grazie anche alla Ducati e al Team Althea, davvero encomiabili sotto tutti i profili. Il vero mattatore della giornata è Jonathan Rea, tornato prepotentemente alla ribalta dopo una lunga via crucis, oggi indiscusso vincitore di gara uno e costretto ad alzare bandiera bianca sul finire di gara due per problemi di elettronica alla sua Honda davvero “ritrovata”, dando così l’addio a una meritata doppietta.
Terzo protagonista, da applauso, Haga, indomito lottatore su una Aprilia in grande spolvero, sul podio di gara due anche con l’altalenante Camier. Lo spettacolo, specie per i primi dieci giri di gara due, è stato esaltante. L’attesissimo Melandri ha deluso, poco convinto, scialbo in gara uno e rallentato da un errore alle Minerali in gara due quando, in ritardo, si stava prodigando in un bellissimo inseguimento.
Giornata da dimenticare per Fabrizio, caduto subito in gara uno e costretto ai box in gara due per noie al cambio. Protagonisti di bagarre Laverty (due volte quarto), Sykes appiedato dopo gli sprazzi luminosi di gara uno (quarto), Haslam, caduto in gara uno e quinto in gara due. Badovini nella top ten, nono e primo pilota Bmw in gara uno e decimo in gara due, Polita sfortunato con il motore bollito in gara due.
La Ducati con Checa vince. La Honda con Rea torna a vincere. La Yamaha è “frenata” con Melandri che sente le incertezze del futuro. L’Aprilia con Haga ritrova il podio ma non il gradino più alto. Si può dire che la mancanza di Biaggi si fa sentire. Oppure, all’opposto, “morto un papa se ne fa un altro”. Vedremo.