Mototurismo: Sardegna – da Uras a Samugheo attraverso il Sarcidano e il Mandrolisai
Con la Honda CBF600S sulle più belle strade della Sardegna
Chilometri su chilometri, percorsi attraverso paesaggi mozzafiato, inseguedo strade dalle caratteristiche uniche, alla ricerca di meraviglie storiche e geografiche di una terra fin troppo sottovalutata dal punto di vista turistico, e più nel dettaglio di quello affrontato in moto. Quattro itinerari da fare almeno una volta nella vita, ma dimenticatevi delle spiagge dorate e del mare cristallino: il bagno nel mare più bello del Mediterraneo sarà soltanto un premio dopo aver affrontato l’entroterra e i rilievi montuosi della Sardegna.
Il primo itinerario percorre le strade del sughero nella prima parte, per poi arrampicarsi sulla parte ovest del Gennargentu e raggiungere la località di Tonara, famosa per il torrone di miele più buono del mondo, per poi riscendere e rituffarsi fra gli arbusti bassi e la macchia mediterranea del Sarcidano.
La nostra moto è stata la Honda CBF600S ABS, una fida compagna facile, leggera e dall’attidudine turistica, troppo spesso sottovalutata e relegata a semplice commuter. La realtà è che anche noi siamo partiti prevenuti con lei, salvo poi ricrederci e valutarla come una delle migliori soluzioni per affrontare il misto stretto senza fine dell’isola.
Il Sarcidano da Uras a Laconi sulla SS442
La partenza è da Uras, primo paese che incontriamo all’uscita della SS131 a scorrimento veloce, che porta da Cagliari a Sassari. Nel caso arriviate da Cagliari dovrete percorrere circa 60km prima di incontrare il bivio, da Sassari sono circa 150.
Il primo impatto con il Sarcidano potrebbe disorientare. La SS442 offre spazi ampissimi e a parte le montagne di fronte a noi – che raggiungeremo a breve – è un paesaggio giallo e verde scuro, dagli arbusti bassissimi che per certi versi ricorda l’America del cinema western, tanto che la prima salita collinare con le curve a strapiombo sul costone ci ha fatto venire in mente la parte asfaltata della Pikes Peak.
Salendo attraverso un percorso misto stretto e veloce in alternanza, troviamo il grazioso paese di Ales. Un caffè nel bar di fronte alla chiesa del piccolo e caratteristico centro storico e poi via verso le montagne, con il paese di Senis, che ci da il benvenuto in uno scenario che muta velocemente.
Il giallo tipico della pianura e della collina sarda lascia il posto ad una vegetazione più fitta, e mentre saliamo di quota puntiamo verso il paese di Laconi, prima tappa della nostra avventura fra le curve del centro Sardegna.
Laconi si presenta come un importante centro storico e naturalistico. Questo paese è uno dei pochi luoghi in cui possiamo trovare assieme le tre testimonianze architettoniche più famose dell’età nuragica: i nuraghi, i Menhir (megaliti monolitici scolpiti) e le Domus de Janas, tradotto, le case delle fate, ovvero strutture sepolcrali scavate nella roccia.
La parte naturalistica è offerta da una delle più belle foreste dell’isola, ovviamente visitabile attraverso un parco ricco di percorsi e sorgenti. E’ da qui che parte la nostra salita verso il più alto massiccio montuoso dell’isola, lasciando il Sarcidano e la SS442 per immergerci nel Mandrolisai dalla SS128.
Questa strada è una vera meraviglia per gli occhi, per il divertimento di guida e per i profumi travolgenti. In effetti non è cosa trascurabile la parte olfattiva di ogni viaggio in moto che si rispetti, ogni montagna, ogni strada e ogni territorio hanno un odore ben preciso, e quello della Statale Centoventotto è un mix inebriante di conifere, leccio e aria pulita, che ci accompagna lungo la salita mentre la temperatura scende e ci da modo di respirare un po’.
Verso Tonara, alla ricerca del torrone
Il nostro percorso continua fino al valico Ortuabis, che prende il nome dalla grande zona boschiva che circonda la zona, fino alla casa cantoniera che ci separa momentaneamente dalla SS128 – la rincontreremo in discesa – per puntare verso le località di Aritzo e Tonara, siamo in provincia di Nuoro, più precisamente nella zona ovest del Massiccio del Gennargentu, punto più alto dell’isola e parco nazionale unico per le caratteristiche di flora e fauna.
Anche qui le conifere e gli arbusti alti e fitti fanno da padroni. La strada offre un grip spettacolare e si inerpica attraverso passaggi spettacolari per la vista quanto per la guida, davvero tecnici. Fra un passaggio attraverso il bosco e l’altro possiamo scorgere la valle sotto di noi, e più si sale più il panorama diventa mozzafiato. Nelle giornate migliori la visuale arriva più in la di quanto possiate immaginare.
Arrivati ad Aritzo in poco tempo (se vi fate prendere dalle curve, ci metterete ancora meno) non possiamo fare a meno di fermarci fra le vie del paese. Questo piccolo centro abitato è arroccato sul costone del monte e il suo sviluppo è più verticale che orizzontale. Lungo la strada principale ci si perde fra piccole botteghe e murales che rappresentano la storia e la quotidianità del popolo sardo. Aritzo è famoso anche per la sagra delle castagne, che ogni autunno richiama gente da tutta l’isola.
Ripartiamo e poche curve più in la troviamo Tonara, la nostra meta più alta dell’itinerario, che ci ha accolto con un… acquazzone biblico! Per fortuna il bar del centro offre riparo sia a me che alla CBF, e tutta la gioventù del paese (dai 60 agli 80 anni) è raccolta attorno ad un bicchiere di Cannonau e un mazzo di carte, mentre il cielo la manda.
L’ospitalità è una delle caratteristiche dei piccoli borghi dell’entroterra, e subito parte la chiacchiera. Chiedo lumi sulla produzione del famoso torrone di Tonara, e mi rimandano al torronificio Pruneddu, sito poche case più in la, gestito dalla famiglia Patta da qualche generazione.
La tipica preparazione del torrone di Tonara prevede l’utilizzo del miele del luogo al posto dello zucchero e delle mandorle, nocciole e noci dei boschi della Barbagia. Il risultato è un torrone estremamente dolce e morbido, capace di sciogliersi in bocca ma anche di mettere a dura prova le vostre mascelle per la grande elasticità dell’impasto. In breve, uno dei migliori torroni del mondo.
Il Mandrolisai in discesa, da Tonara a Samugheo
Passato il diluvio, è tempo di riprendere la strada, questa volta a scendere nuovamente verso il Sarcidano. Il sole rispuntato timidamente fa “respirare l’asfalto” e l’acqua evapora sollevando un leggero fumo, che assieme al forte odore della vegetazione bagnata ci immerge in un mondo in cui i sensi vengono esaltati. Le curve di Sorgono e Atzara sono splendide ma l’asfalto bagnato ci obbliga ad affrontarle senza istinti sportivi, facendoci diventare un tutt’uno con la natura attorno.
Appena superato Atzara ci si ritrova di nuovo nella SS128, in direzione Samugheo, tappa finale del nostro giro mozzafiato. L’ultima discesa è totalmente asciutta e il caldo torna a farsi sentire sotto il nostro giubbotto. Gli arbusti tornano ad essere bassi e usciamo dai boschi per risposare le basse e gialle colline del Sarcidano arrivando al traguardo di Samugheo, un centro abitato fra i più importanti della zona appena sotto il Mandrolisai, dalla grande cultura tessile.
Solo 116km di strada, ma la caratteristica tutta curve e il paesaggio che cambia aspetto per ben tre volte, rende il percorso molto più lungo all’apparenza. Il dislivello passa dalla pianura campidana di Uras fino ai 1200 metri circa di Tonara e i rettilinei si limitano a due o tre, brevi, lungo le due statali affrontate. Libidine pura.