Mercato supersportive: una questione di marketing
Il mercato delle supersportive 1000 è in crisi ma non morirà mai
Le supersportive, pezzi ormai rari nel mercato ma sempre i più discussi, ammirati e desiderati… c’è qualcosa che non va in questo ragionamento. E’ possibile che nonostante il grande lavoro di promozione, le gare e gli investimenti R&D, le più veloci moto stradali siano in costante declino e ormai una piccola goccia nel lago già mezzo vuoto del mercato motociclistico?
Numeri alla mano, notiamo come la Superbike più venduta quest’anno è stata la BMW S1000RR, con 501 esemplari è al 41° posto della Top100. Seguendo troviamo la CBR1000RR con 384 pezzi (49° posto) e poi la ZX-10R di Kawasaki con sole 362 unità in 56a piazza. La ipertecnologica RSV4 soffre della divisione in numerose versioni conteggiate separatamente e per questo non figura nella classifica.
Per quanto riguarda le Supersport 600 il nuovo anno scaverà soltanto fosse. Il mercato delle 600 è ormai defunto e la CBR600F ha già superato tutte le concorrenti isperspecialistiche. Si attende l’attestato di morte di un settore agonizzante che verrà raggiunto dalle sorelle maggiori di 1000cc, ma queste al contrario, continueranno ad incrementare tecnologia e prezzo finale, seppure le vendite continueranno a scendere.
Fino a metà degli anni 2000, le carenate pistaiole hanno fatto il bello e il cattivo tempo sul nostro mercato, portando avanti le aziende dal punto di vista dell’immagine e vendendo moltissimo. Con la crisi, le prestazioni sempre meno alla portata del motociclista medio e prezzi sempre più alti, questo settore ha avuto un crollo netto, ma questo trend negativo per fortuna non ha inficiato l’immagine sportiva che queste moto rappresentano per il marchio, così da essere diventate soltanto un manifesto pubblicitario.
Gli investimenti in Ricerca e Sviluppo non valgono assolutamente i numeri di vendita di queste splendide ma troppo inutili stradali, che ora svolgono il ruolo di traino per tutta la gamma, con l’impegno nei campionati mondiali per derivate di serie e la tecnologia all’ultimo grido che fa sempre un bell’eco su tutto il listino. Continuare a produrre moto di questo tipo, targate e omologate, ha senso solo se valutiamo il beneficio che tutto il brand ne trae, e continuerà così fin quando tutte le più grosse aziende del mondo saranno fortemente legate ad un’immagine sportiva.
In sostanza, anche se le Superbike stradali continueranno a crollare sul piano vendite, non moriranno mai. Diverso invece il discorso per le 600, che offuscate dalle più blasonate e prestazionali 1000 vedono questo calo di vendite come una vera e propria condanna a morte.