Rossi, Agostini, Hailwood. Chi il più grande dei grandi?
Valentino Rossi, Giacomo Agostini o Mike Hailwood. Chi è il migliori di tutti i tempi?
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In una recente intervista alla Rai, Valentino Rossi si è posto fra i primi tre piloti della storia del motociclismo, con Mike Hailwood e Giacomo Agostini. Opinione legittima, da alto pulpito, di chi ha vinto fin qui 9 titoli iridati. A dire il vero quasi mai (o mai) in precedenza i piloti si sono dati una propria … pagella.
Cosa conta, quali sono i parametri per stabilire questa classifica? I titoli iridati? In tal caso perchè dimenticare i 13 di Angel Nieto o i 9 di Carlo Ubbiali? Valgono meno perché conquistati nelle “piccole” cilindrate? Contano i “miti”, i protagonisti dei grandi duelli? In questo caso dove si colloca il primo italiano trionfatore al TT (1937) Omobono Tenni, considerato dagli inglesi il “miglior centauro del mondo”?
E i duelli di Nuvolari e Varzi, Guthiere e Woods, Serafini e Meier prima della guerra, poi Ruffo e Ambrosini, Duke e Liberati, Graham e Amm e Lomas e Masetti, Surtees (unico nella storia ad aver vinto mondiali in moto con la MV Agusta 500 e in Formula 1 con la Ferrari) e Lomas o Mc Intyre, Provini e Ubbiali, Hocking e Hailwood? Pasolini e Agostini, Read e Saarinen? Su su fino a gente del calibro di Roberts, Spencer, Sheene, Schwantz, Doohan, ecc?
Enzo Ferrari riteneva Tazio Nuvolari (Il “Nivola” ai vertici per un trentennio) e Stirling Moss (“il re senza corona”) i due piloti più grandi e fu Gilles Villenevue, un altro non iridato, il più amato dal Drake.
Molti i piloti vincenti, non in vetta alle classifiche iridate, perché eliminati anzitempo dalla “signora in nero”: quanti titoli avrebbero potuto vincere Dario Ambrosini, Libero Liberati, Rupert Hollaus, Leslie Graham, Gary Hocking, Ray Amm, Bill Lomas, Bob Mc Intyre, Tom Phillis, Bill Ivy, Ramon Torras, Gilberto Parlotti, Santiago Herrero, Angelo Bergamonti, Renzo Pasolini, Jarno Saarinen e altri, fino all’indimenticabile Marco Simoncelli?
Come è evidente, certe classifiche restano scritte negli albi d’oro ma portano in un campo minato. Perché negli sport motoristici è un azzardo accostare i campioni del passato con quelli attuali e formulare la classifica dei grandi, poi del più grande fra i grandi.
Il progresso preclude ogni termine di paragone: le epoche così diverse fra loro, la buona e cattiva sorte, l’evoluzione dei mezzi meccanici, le caratteristiche dei circuiti, la sicurezza, una lunga serie di variabili, non consentono questo tipo di graduatoria. Il campionissimo in assoluto non c’è. Ognuno si tenga il proprio “idolo” nel cuore, rispettando e ammirando tutti gli altri campioni.