CIV o CEV? Il “Tricolore” cresce …

Grande affluenza di pubblico al dopo il doppio round di Misano il Campionato Italiano Velocità 2014. Il Campionato Tricolore è in grande crescita...

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 29 lug 2014
CIV o CEV? Il “Tricolore” cresce …

Gli italiani, si sa, spesso sono inclini all’esterofilia, portati a non valorizzare ciò che hanno di buono esaltando quel che fanno gli altri. Succede anche nel motociclismo, considerando i nostri piloti e le nostre moto inferiori alla concorrenza come se la storia non parlasse da sola con i grandi campioni e le grandi Case tricolori protagonisti a livello internazionale, ieri come oggi.

L’occasione di questa riflessione è data dall’ultimo week end sul circuito Marco Simoncelli di Misano dove si è disputato il settimo e ottavo round del campionato italiano di velocità. Giocando con le parole si può dire che il CIV non è il CEV ma non si può non riconoscere la validità tecnica e agonistica del campionato di velocità tricolore, indubbiamente in crescita sotto tutti i profili.

Per i nostri (giovanissimi) piloti e team, la porta per accedere al motomondiale è questa del CIV. Le eccezioni del Cev (con pochissimi piloti italiani che possono permettersi questa importante esperienza) non smentiscono questo dato di fatto, caso mai devono portare il CIV a quel livello di qualità. Ed è questo, mi pare, che sta avvenendo, non senza limiti e smagliature.

Oltre 250 iscritti a gara, griglie di partenza folte in ogni cilindrata (42 iscritti nella Moto3 GP!), piloti e moto di buon livello con eccellenze davvero significative, corse per lo più spettacolari finite in volata, organizzazione che nulla ha da invidiare ad altri campionati di altre nazioni.

Chi scrive queste note ha vissuto tutta l’era pluridecennale della Mototemporada (le corse tricolori aperte ai big del mondiale sui circuiti di Modena, Riccione, Rimini, Cesenatico, Cervia, Imola, Pesaro e gli extra di Monza, Vallelunga, Ospedaletti) ma rispetto ad allora ogni “misura” è oggi improponibile, a cominciare dal fatto che in quegli anni si correva per lo più su circuiti cittadini, dove il rapporto corsa-pubblico era molto più… diretto e caloroso, dove c’erano meno eventi di oggi e la copertura televisiva al lumicino.

A dimostrazione che il motociclismo è sempre stato sport difficile e complesso, quanti piloti italiani, pur con grandi Case Made in Italy, disputavano il mondiale negli anni 60, 70, 80? Dopo Ubbiali, Provini, Grassetti, Venturi, arrivò Giacomo Agostini (1964 Morini e dal 1965 MV Agusta), poi Pasolini, Pagani, Milani, Bergamonti, Villa, quindi, anni dopo, Lucchinelli, Uncini, Ferrari, Rossi G. Nelle piccole Lazzarini, Buscherini, Bianchi, Pileri, quindi Mario Lega (iridato250) e più avanti Ricci, Gianola, Cadalora, Biliotti, Vitali, Chili, fino ad arrivare, nel 1995 all’ingresso di un certo VALENTINO ROSSI.

E in tutti questi anni i “nostri” vincenti si contavano sulle dita di una mano. Non solo. Agostini debuttò fra i seniores quale “giovane” promessa all’età di 23 anni. La Moto3 250 GP di sabato scorso a Misano è stata vinta da Bulega che non ha ancora … 15 anni e quella di domenica è stata vinta da Manzi, stessa età! I più vecchi della combattutissima Moto3, vera palestra per passare al mondiale, hanno 18 anni. La stupenda PreGP vanta pilotini di 13-15 anni, la Sport Production (negli anni ’90 la categoria di lancio di gente come Max Biaggi) ragazzini da 14 anni, poi le belle Supersport 600 e le grosse SBK Evo, anticipando il regolamento del mondiale del 2015.

La svolta del CIV è arrivata a metà del 2000 e oggi la FMI presta molta attenzione alla professionalità dell’organizzazione e in particolare alla promozione: annunci pubblicitari su quotidiani e riviste, ma soprattutto con le dirette (e le differite) televisive e l’utilizzo delle nuove tecnologie, internet, social network ecc. Non è tutto oro ciò che luccica.

Finalmente la promozione e la comunicazione sta dando i primi frutti e domenica a Misano non c’erano i soliti quattro gatti, ma addirittura sulla pit line (prima della Moto3) migliaia di persone entusiaste. C’è ancora troppa burocrazia? Ci sono costi (di iscrizione ecc.) eccessivi? Pecche nella gestione? Tutto vero. Ma la strada è quella intrapresa, favorita dall’ingresso di un management del Civ formato da appassionati ed esperti.

Non ci sono scorciatoie e indietro non si torna. Immagine, comunicazione, visibilità significa più interesse (quest’anno il debutto di grandi nomi quali PEUGEOT, KYMCO, TM, RUMI), più gente sugli spalti e davanti alla tv e più sponsor che permettono investimenti adeguati e una torta più sostanziosa cui tutti possono attingere. Piloti, Team, Case per primi.

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