Chi "mangia" il Motomondiale? La crisi o la Dorna?

Motomondiale in crisi. Colpa delle crisi economica o del gestore Dorna?

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 21 nov 2011
Chi


Dopo il forfait della Suzuki, la MotoGP 2012 vedrà al via solamente tre Case ufficiali: Honda, Yamaha, Ducati. Anche il motociclismo non sfugge alla tenaglia della crisi economica internazionale che colpisce pure il Mondiale SBK e non lascia indenni i campionati di ogni livello e specialità. Il livello generale si abbasserà: minore spettacolo, quindi minore interesse da parte di media, pubblico, sponsor.

Il Motomondiale paga di più il peso della crisi perché la rivoluzione imposta dalla Dorna al massimo campionato iridato nato nel 1949 mostra oggi i suoi limiti. Di fatto si è puntato tutto sulla classe regina, cioè la MotoGP, alias Moto uno. Eliminate prima la 250 poi la 125 e devitalizzate la Moto 2 e la Moto 3 (intese poco più come classi monomarca depotenziate sul piano tecnico-tecnologico e su quello dei Marchi delle Case) per convogliare tutto l’interesse – e i soldi – su una sola classe regina, oggi senza più corona.

Se questa categoria non raccoglie il fior fiore di Marche e piloti mondiali, non riesce a fare da traino, il volano rallenta e tutta l’impalcatura ne risente e rischia di crollare. In altre epoche di crisi la massima cilindrata (500) è andata in pista con una sola Casa ufficiale (MV Agusta) guidate da uno-due piloti. Come reggeva il motomondiale? Con una 500 dove era scontato il vincitore (sempre un fuoriclasse che lottava contro se stesso battendo i record della pista) ma non il podio, per il quale lottavano 40 piloti con moto inferiori ma di almeno dieci Marche prestigiose. Soprattutto reggeva perché lo spettacolo, anche sul piano tecnico-tecnologico, era offerto dal ventaglio di cilindrate: 50, 125, 250, 350, tutte su un piano di pari dignità fra loro e con la 500.

Negli ultimi anni la 250 e la 125, considerate parenti povere della MotoGP, venivano “penalizzate” anche nella suddivisione degli spazi nel paddok e nei box! Non è stata per anni la 250 la vera classe regina del motomondiale? Insomma, nella 500 Hocking, Hailwood, Agostini facevano spettacolo anche da soli e la MV Agusta era incontrastata e applaudita regina mondiale. Ma la gente si assiepava sui circuiti dal mattino presto perché alle 9 partiva una 50 strabiliante, alle 10 una 125 che finiva con 5-8-10 piloti in fotofinish, e così era per la 250 ecc. Cioè lo spettacolo veniva spalmato e un Angel Nieto, un Tarquinio Provini, un Renzo Pasolini avevano la stessa dignità di un Agostini. Oggi è così?

Se nel campo resta una sola pianta e quella non regge alla bora, quali frutti raccogli? Più o meno, siamo in questa situazione. Nessuna nostalgia, per carità! Nessuno vuole tornare a un passato oggi improponibile. La realtà è che siamo passati da un motomondiale con 30 Marche ufficiali (mai meno di dieci nella stessa stagione) a … tre. Forse, dal passato qualche lezione si poteva trarre: in quella lezione sta la base per una proposta alternativa all’attuale motomondiale. Spetta a chi gestisce il giocattolo, tradurla.

La strada imboccata dalla DORNA, con la complicità della FIM, sta portando le corse in un vicolo cieco. Regge un “Circus” di super circuiti, super paddok, super hospitality, super calendario, super sponsor incentrato su due-tre Case? Basta spostare le gare nei Paesi emergenti per sfuggire alla crisi? Il rischio non è solo quello di abbassare le luminarie, ma di chiudere baracca e burattini. Il confronto è aperto. La parola agli appassionati, i veri “titolari” della ditta “motomondiale”.

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