Grandi duelli iridati 1951: Geoffrey Duke (Norton) - Alfredo Milani (Gilera)
Geoffrey Duke (Norton) a Alfredo Milani (Gilera) confronto in una sfida storica degli anni '50
Anno nero, il 1951, con incidenti e tragedie che colpiscono duramente il motociclismo. Il campione del mondo della 250 Dario Ambrosini muore il 13 luglio in Francia ad Albi e la Benelli per lutto abbandona le corse fino al 1959. Un altro italiano, Claudio Castellari, lo stesso giorno perde la vita a Schotten in Germania. Ancora incidenti mortali per i piloti italiani: in Irlanda al GP dell’Ulster periscono Gianni Leoni e Sante Geminiani. E a Monza nel GP delle Nazioni perisce Luigi Alberti, l’ultimo della lista aperta il 6 maggio a Ferrara, in una carambola con diversi piloti feriti e due morti: Guido Leoni e Raffaele Alberti.
In pista è l’anno dell’inglese Geoffrey Duke, con una splendida doppietta iridata nelle 350 e 500 con la Norton che poi non riuscirà mai più a ripetersi nella classe regina. Il “Duca di ferro”, pilota di intelligenza e tecnica raffinatissime, sei titoli iridati (3 con Norton e 3 con Gilera), è da inserire nella top ten di tutti i tempi.
In particolare, specie nelle prime stagioni iridate, sono stati due italiani, i “gileristi” Umberto Masetti e Alfredo Milani i suoi più acerrimi rivali. Del parmense “Scarciole”, iridato 500 nel 1950 e 1952, abbiamo già scritto nel precedente pezzo di questa carrellata. Qui ricordiamo il centauro di Garbagnate, classe 1924, uno dei “grandi” in assoluto cui non mancarono allori ma sfuggì il massimo titolo iridato (al pari di -solo per citare alcuni italiani- Remo Venturi, Francesco Villa, Bruno Spaggiari, Silvio Grassetti, Renzo Pasolini, Angelo Bergamonti, Gilberto Parlotti, Gian Franco Bonera, Alberto Pagani e altri big di cui parleremo successivamente).
La “mezzo litro” del 1951 si presentava con cinque Case ufficiali (Norton, Ajs, Gilera, Guzzi, MV Agusta), moto diverse da marca a marca, affidate a ben 16 piloti ufficiali. Il titolo, come detto, andrà alla fine a Duke per un soffio su Milani, considerato il vincitore “morale”. Il pilota lombardo, il “re” dei circuiti veloci (nel 1953 a Spa, da Malmedy a Stavelot scese a una media di 246 km/h!), preparatore meticoloso, già scavezzacollo insuperabile nei sidecar (il fratello Albino fu uno dei più grandi sidecaristi)) fece quell’anno tre gare-capolavoro: Albi (GP Francia), Spa (GP Belgio), Monza (GP Italia).
L’autorevole “Motor Cycling” – come ricordava il compianto Ezio Pirazzini – scriveva dopo Spa: “Quando la polvere sparì dietro le Ardenne Alfredo parve reincarnare Omobono Tenni. Certamente Milani è animato dallo stesso fuoco e dalla stessa temerarietà che si sprigionavano dal povero Tenni”. Aggiungendo a commento della foto: “Every inch a stylist!” (Uno stile perfetto sotto ogni punto di vista).
All’ultimo round monzese fu un rodeo esaltante, con continui colpi di scena e trionfo finale delle Gilera, quasi in parata, con Milani primo, Masetti e Pagani, secondo e terzo, quinto Ruffo al debutto nella 500, preceduto da Duke, cui andò il titolo. Milani strabiliò alla media generale di 172,602Kmh. Duke andò ad abbracciare l’italiano sul podio e gridandogli: “Sei il più forte!”.
Nel 1952, sono in tanti a puntare tutto sull’italiano che però è assente in alcune gare per un grave incidente a Monza a 240 kmh! Sarà comunque terzo nel 1952 (grande e ultimo acuto iridato a Spa) ma la sfortuna arrivò sempre prima dell’agognato titolo. Fedelissimo della Gilera, nel 1952 rifiutò un assegno in bianco del Conte Agusta per passare alla MV.
Poi il colpo di grazia nel 1957, l’addio della Gilera dalle corse, con Milani (e Libero Liberati) in forte depressione, in pista con le vetuste Saturno per non tradire la Casa di Arcore. Liberati, iridato 500 nel 1957, perirà in allenamento nel 1962 e non potrà vedere il rientro (1963) delle “sue” quattro cilindri 350 e 500 (Scuderia Duke con Derek Minter e John Artle).
Addirittura Milani, nel 1964, a 40 anni, convince il Comm. Giuseppe Gilera ad affidargli la 500 4 cilindri. E’ il canto del cigno: a Imola l’avventura finisce ben lontano dagli exploit di un passato irripetibile, oramai affidato inesorabilmente alla storia. Pilota di grande talento, un leone in pista, schivo fuori. Un campione. Anche di umiltà.