Grandi duelli iridati 1952: Cecil Sandford (MV Agusta) - Carlo Ubbiali (Mondial)
Cecil Sandford (MV Agusta) e Carlo Ubbiali (Mondial) a confronto in una sfida storica degli anni '50
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Le Case italiane avanzano impetuosamente nel motomondiale e alla quarta stagione iridata, nel 1952, portano a casa ben tre titoli su quattro per moto sciolte: la Gilera (Umberto Masetti) nella 500, la Guzzi (Enrico Lorenzetti) nella 250, la MV Agusta (Cecil Sandford) nella 125. Resiste la Norton, con i titoli nella 350 (Geoffrey Duke) e nei sidecars (Smith/Clements). Ma è l’anno della MV Agusta, per la prima volta campione del Mondo.
La Casa di Cascina Costa, dopo aver debuttato nella massima cilindrata, nel 1950 a Spa, con il bolognese Artemio Artesiani, conquista il titolo nella ottavo di litro, il primo di un ricco carniere: alla fine 75 titoli iridati (38 piloti e 37 costruttori), con oltre 3000 vittorie in tutte le categorie dal 1952 al 1974 (l’ultimo con Phil Read nella 500). Il motociclismo deve molto alla MV e al suo principale animatore, il conte Domenico Agusta, grande capitano d’industria con il pallino delle corse. Nel 1952, oltre alle “piccole” moto della Casa gallaratese, sono in lizza le altre italiane Mondial (già iridata 1951 con Carlo Ubbiali e prima ancora con Nello Pagani nel 1949 e con Bruno Ruffo nel 1950) e Morini, nonché la tedesca NSU.
A Cascina Costa, dopo i primi passi con i motori a “due tempi”, fanno il salto di qualità portando in pista sin dal 1950 la nuova 125 monocilindrica quattro tempi bialbero, moto gloriosa, che via via aggiornata, conquisterà sette campionati del mondo, cinque titoli tricolori seniores, sette vittorie al Tourist Trophy, cinque al GP delle Nazioni a Monza, una messe di allori ovunque nel mondo. Nel 1952, il monocilindrico verticale sviluppava oltre 15 CV a 10.800 giri portando la moto (senza carenatura e soli 75 Kg di peso) sui 160 kmh: primati di Sandford sul giro di 122,400 orari al TT e di 138,800 a Monza!
Cecil Sandford e Carlo Ubbiali
24enne di Blockley nel Gloucestershire, Cecil C. Sandford, fu accasato dal conte Agusta nel 1952 per contrastare – insieme a Graham, Sala e Copeta – lo squadrone Mondial e quello della emergente Morini, oltre la superba NSU. Saltata l’ouverture di Berna, Sandford compie il suo capolavoro al TT del 9 giugno 1952 conquistando la prima storica vittoria iridata della MV Agusta davanti alle Mondial di Ubbiali e Parry.
Una corsa a eliminazione, con piovaschi e nevischio nel mountain e nebbie nel basso e colpi di scena, il miglior teatro per uno coriaceo come Cecil, cui vanno i meritati onori. Ancora rocambolesca bagarre nel successivo round sulla piana olandese di Assen dove Sandford si ripete magistralmente, contrastato prima dall’emergente parmense Emilio Mendogni in gran giornata in sella alla Morini, poi dal ben più affermato bergamasco Carlo Ubbiali, sempre straordinario, cui andrà di nuovo la seconda piazza.
Al successivo GP di Germania, nell’impervia Solitude, inattesa debacle delle moto italiane: tre corse vinte dalla Norton, una dalla DKW, e una, nella 125, dalla NSU di Werner Haas che dava alla Casa tedesca il suo primo successo in una corsa iridata, dopo una gran volata con il … “solito” Ubbiali. Tutto da rifare. Pochi giorni dopo a Belfast le piccole MV volano con Sandford, Lomas e Salt, imprendibili. Seguiranno i due volatoni di Monza e del Montjuich a favore dell’altro binomio nascente Mendogni-Morini. Ma la costanza premia l’inglese della MV con il titolo.
Cecil, non proprio un “fantino”, veniva dalle grosse cilindrate ma si espresse al meglio nelle piccole e medie: quell’anno non fallì l’obiettivo più ambito (farà secondo anche nel mondiale 1953 cogliendo il suo secondo alloro mondiale nel 1957 con la Mondial 250), quello del titolo, giunto con 3 vittorie e due secondi posti. Pilota di “sostanza”, per nulla intimorito dai circuiti tortuosi e dalle avverse condizioni meteo, lasciava ben poco all’improvvisazione, puntando tutto sulla preparazione tecnica, su una strategia di gara accorta, senza eccessivi virtuosismi e priva di errori.
Un “calcolatore” di lusso, come il suo acerrimo rivale, Carlo Ubbiali, impareggiabile “volpe”, cui però non mancava il guizzo nelle volate e un insuperato fiuto per la vittoria. Tant’è che il “cinesino”, enfant prodige che lasciò le corse a soli 31 anni per motivi familiari (quanto prima un suo profilo più sostanzioso) mieterà vittorie su vittorie, collezionando qualcosa come nove titoli di campione del Mondo. Cecil il “taciturno” e Carletto la “volpe”, mai una parola fuori posto e mai una polemica: lasciavano parlare i fatti.