Grandi duelli iridati 1954: Ray Amm (Norton) - Bob Mc Intyre (Ajs)

Ray Amm (Norton) e Bob Mc Intyre (Ajs) a confronto in una sfida storica degli anni '50

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 16 gen 2012
Grandi duelli iridati 1954: Ray Amm (Norton) - Bob Mc Intyre (Ajs)


Il 1954 è una stagione di “passaggio” e di polemiche. Sul piano tecnico c’è il gran lavoro sull’aereodinamica delle moto e il debutto delle carenature di vario tipo: integrale, frontale, a becco d’aquila, a maiale, pesce a martello, pesce volante ecc. Ma il motomondiale si apre con la bocciatura da parte della FIM della richiesta delle Case di limitare a sei le corse iridate (se ne disputeranno nove), e si chiude con un altro “no”, stavolta agli inglesi, i quali volevano abolire il titolo iridato per piloti dando spazio solo alle grandi classiche internazionali, quali il Tourist Trophy e l’Ulster.

La pista, come sempre, detta legge e laurea a fine anno Rupert Hollaus (NSU) nella 125, Werner Haas (NSU) nella 250, Fergus Anderson (GUZZI) nella 350, Geoffrey Duke (GILERA) nella 500 e il duo Noli/Cron (BMW) nei side. Quindi due nostre Case ancora iridate nelle massime cilindrate ma nessun titolo ai piloti italiani. Stavolta non parliamo dei vincitori ma degli sconfitti … di lusso.

Il rhodesiano Ray Amm non sarà mai campione del Mondo (vice iridato 350 e 500 nel 1954 con all’attivo tre vittorie al TT inglese) perché la “signora in nero” lo aspetta l’11 aprile 1955 alla curva della Rivazza di Imola. Così, a soli 28 anni, in una assolata giornata primaverile, Ray muore davanti a 100 mila spettatori in riva al Santerno nell’anteprima iridata della Coppa d’Oro Shell, al debutto con la MV Agusta 350 4 cilindri (il Conte Domenico Agusta lo aveva appena ingaggiato per i mondiali 1954-1955) privando la Casa di Cascina Costa e il motociclismo di uno straordinario campione.

Ray Amm e Bob Mc Intyre
Ray Amm e Bob Mc Intyre
Ray Amm e Bob Mc Intyre
Ray Amm e Bob Mc Intyre
Ray Amm e Bob Mc Intyre
Ray Amm e Bob Mc Intyre
Ray Amm e Bob Mc Intyre
Ray Amm e Bob Mc Intyre
Ray Amm e Bob Mc Intyre
Ray Amm e Bob Mc Intyre
Ray Amm e Bob Mc Intyre

Amm veniva da Salisbury, dopo la gavetta, approdato nel Continental Circus, fece faville nel TT del ‘51 tanto da meritarsi subito dopo un contratto da “ufficiale” nonché caposquadra della Norton, sostituto di Geoff Duke passato alla Gilera. Il rhodesiano nel ’53 colse una classica doppietta al TT (350 e 500) aggiudicandosi anche con la Norton Featherbed ben … 61 records mondiali nelle classi da 350 a 1000 cc. “Todesengel” (Angelo della morte) per gli inglesi e “El matt” per gli emiliani, a causa del suo spregiudicato modo di correre, sempre “impiccato” in ogni curva e in qualsiasi condizione.

Taciturno, bianco come un panno lavato, recitava la bibbia nella sua roulotte e accennava al sorriso, sigaretta in bocca, solo accarezzando il suo bolide prima della partenza: forse fu l’ultimo dei grandi corridori alla … “Nuvolari”, incurante del mezzo, degli avversari e del tipo di pista: non gli importava la vittoria, voleva primeggiare, andare più veloce di tutti, come avesse una meta che non riusciva ad afferrare. Impavido, lo esaltava la lotta, forse più con se stesso che con gli altri.

Quel 1954, 435 mila (quattrocentotrentacinquemila) spettatori paganti assistono alla Solitude, nel cinquantenario del magnifico quanto ostico circuito tedesco, a uno spettacolo superbo nella 350, con il bis nella 500. Nella prima gara, Amm è subito protagonista di un ruzzolone, torna in pista prodigandosi per superare i 48 piloti davanti a lui: uno a uno agguanta tutti e vince in un rocambolesco rush finale. Ma è nella successiva 500 che Ray, pur arrivando solo secondo, compie il suo capolavoro. Una corsa fra giganti, dove il boato della folla si mischia con i tuoni di un improvviso temporale.

Dopo oltre 250 chilometri, vince Duke in volata grazie a una guida certosina e anche alle maggiori doti velocistiche della Gilera 4 cilindri, ma la folla straripa e porta in trionfo Ray Amm, più volte lepre e più volte cacciatore a seconda dell’intensità della pioggia: Duke gli fa spazio sul gradino più alto del podio e gli avversari protagonisti della battaglia – Amstrong, Kavanagh, Anderson, Dale, Mc Intyre – lo abbracciano.

Ecco, appunto Mc Intyre, lo “scozzese volante”, introverso 26enne di Glasgow, duro in pista quanto mite fuori, dal viso chiuso e squadrato, occhi di giaccio, mezzo sorriso triste stampato, anonimo pilota del Continenatl Circus che diventa un gigante nello scontro fra giganti quel giorno nella tempesta della foresta alla Solitude. Anche Bob demolirà avversari, farà incetta di record mondiali e di giri record (nel 1957 208,500 Kmh di media con la Gilera 500 a Spa, 215,012 nel giro veloce!) e di corse, ma non vincerà nessun titolo mondiale – sarà tre volte vice campione del Mondo nella 350 e 500 (1957) e nella 250 (1962), dopo le AJS e le NORTON, guiderà con grande maestria le GILERA, BIANCHI, HONDA ufficiali.

Un altro pilota “epico”, di un’epopea ineguagliabile, fra assi e battaglie che restano nel cuore degli appassionati e nella memoria storica del nostro sport. Bob arrivò sempre un po’ in ritardo sulla moto vincente, approdando infine da ufficiale alla Honda per coronare il suo sogno del titolo iridato. Ma la dea bendata aveva deciso altrimenti puntando le lancette dell’orologio a Oulton Park. La solita corsa con il pugnale in bocca, la brutta partenza, l’inseguimento, poi la fuga, i record, la caduta. Era l’ultima.

Finisce un’era. Si apre un’altra storia. Duke, Surtees, Masetti, avevano imboccato altre strade. Liberati, Lomas e tanti altri non c’erano più. Poco mesi dopo la morte di Mc Intyre, tocca a Gary Hocking. Ma già brillano altre stelle, su tutte quella di Mike Hailwood. Indubbiamente, di fuoriclasse come Ray Amm e Bob Mc Intyre si può dire: piloti audaci, temerari. Ed è dire poco.

Ultime notizie