Grandi duelli iridati 1956: John Surtees (MV Agusta) - Walter Zeller (BMW)
Duelli iridati 1956: John Surtees (MV Agusta) e Walter Zeller (BMW)
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Quella del 1956 è una stagione dorata per la MV Agusta (con tre titoli iridati: doppietta di Carlo Ubbiali nelle 125 e 250 e primo centro pieno di John Surtees nella 500) e positiva anche per la Moto Guzzi (titolo 350 con Bill Lomas – debutto il 2 aprile a Imola con Cavanagh della 500 8 cilindri -), nonché per la Gilera (125, 350, 500), Mondial (125, 250), Ducati (125), tutte protagoniste nei vari Gran Premi.
Dopo quel motomondiale John Surtees diverrà “il figlio del vento”, il “fenomeno”, il “missile del Kent”, ribattezzato infine nel mitico “Big John”. Il destino di John, nato a Catford nel 1934, era scritto: nella sua famiglia correvano tutti, il taciturno padre Jack sidecarista, la madre “dragonessa” Dorothy sulla ciabatta, il fratello Norman buon fantino nelle 125.
Nel 1951, 17enne, il debutto a Thruxton con una Vincent HRD 500, poi la dura gavetta con una Norton privat, quindi il primo exploit iridato all’Ulster, con la NSU “Sportmax” 250. Nel ’55 il ritorno da “ufficiale”, castigamatti, alla Norton: 88 corse 77 vittorie, 8 volte secondo, 2 volte terzo! Da lì, 21enne, il 19 ottobre 1955, su un tappeto di velluto (e di sterline) steso dal Conte Domenico Agusta, il gran salto quale primo pilota nello squadrone di Cascina Costa, degno erede del grande compianto Leslie Graham.
John Surtees (MV Agusta) e Walter Zeller (BMW)
In cinque stagioni di fuoco, dal 1956 al 1960, Surtees lotta contro un lungo elenco di grandi piloti della vecchia e della nuova generazione (Duke, Masetti, Lomas, Mc Intyre, Cavanagh, Milani, Dale, Armstrong, Campbell, Sandford, Monneret, Grant, Bandirola, Lorenzetti, Zeller, Muller, Artle, Minter, Venturi, Liberati, Hocking, Hailwood) ma svetta: sette titoli iridati (tre nella 350 e 4 nella 500), 38 Gran Premi vinti, imbattuto per quasi tre anni in 25 gare iridate consecutive, frantumati tutti i primati in tutte le piste, due sole cadute! Ma non basta: Surtees è l’unico pilota iridato con le due e con le quattro ruote, in Formula uno con la Ferrari nel 1964.
E’ al TT del 5 giugno 1956 che Surtees debutta con la MV: perde per mancanza di benzina a un passo dal traguardo una 350 dominata sin dall’inizio ma vince la 500 davanti a un indiavolato poker d’assi composto da Hartle, Brett, Zeller, Cavanagh. E’ la “prima” di John con la Casa italiana che esce in trionfo dall’Isola di Man, con tre successi, un record grazie alla splendida doppietta (altro record) di Carlo Ubbiali nella 125 e 250.
Surtees con le MV 350 e 500 (quasi 70 HP a 11.500 giri, 260 Kmh, 189,730 sul giro a Monza!) non perdona: magistrale doppietta a Spa (la MV fa cappotto con quattro vittorie nel GP del Belgio) e compie al GP d’Olanda ad Assen, nella massima cilindrata, il suo capolavoro con una corsa che è un “ricamo” artisticamente raffinato e strategicamente pregevole, di alta scuola: rimedia con freddezza a una brutta partenza da fermo sul bagnato, insegue senza scomporsi a suon di giri record, si sfila miracolosamente dal groviglio … “acquatico” del gruppone di centro, aggancia le lepri in fuga e, una alla volta, le “trafigge”: prima Milani, poi Masetti, quindi Monneret e Duke, infine Zeller. Ed è il trionfo, il pass per il primo titolo.
In quel ’56, turbolento non solo nelle piste del motomondiale, non è la Guzzi 8 cilindri a contrastare la MV 4 cilindri del “figlio del vento”, bensì la BMW bicilindrica 4 T. ufficiale (quasi 60 HP e 250 Kmh) di Walter Zeller. Già, Zeller! Un ricco industriale di Hammerau, (signor)corridore per hobby, già forte con le NSU, diventa un gigante in sella al nuovo grosso bolide nero dal rombo cupo del boxer della indomita Casa di Monaco. Scorbutica e fragile alla guida dei ben più titolati Duke e Dale, nelle mani “pulite” da signorotto milionario di Zeller la bicilindrica tedesca diventava indistruttibile e competitiva.
Resiste, ma è il canto del cigno della BMW che affida in gran segreto all’Ing. Falkenhausen l’inedito progetto di una avveniristica 4 cilindri 500 da 75-80 HP e oltre 270 Kmh: motori sul banco, test rigorosamente top secret in autostrade chiuse, ma la nuova moto finirà nel museo senza mai scendere in corsa.
Zeller, vicecampione del mondo dietro Surtees, chiude la carriera nel ’58, sano come un pesce: “Corro per amore delle corse e della Germania”, dice, restando ritto sul podio, da ufficiale carrista, come in una parata militare. Alto, biondo, uomo riservato e colto, pilota di grande costanza: stesso tempo dal primo giro all’ultimo, una goccia d’acqua battente, un martello pesante, sempre a punti, sempre pronto nel guizzo finale per agguantare un podio, ritenuto impossibile. La bella moglie accanto, la sera, mimando grandi direttori d’orchestra, si isolava ascoltando Beethoven, Bach, Wagner.
Surtees, corridore “scientifico” e dei “filotti” (nel ’59 vince tutti i GP della 350 e della 500), inglese con lo sguardo rivolto all’Italia, era un gentiluomo d’altro stampo rispetto a Zeller, tedesco dell’”Uber alles”, corridore per passatempo. Per “Big John”, viso tondo e slavato da eterno bambino timido e imberbe, figura da “francescano”, curvo e impacciato a piedi quanto armonioso e sicuro sulla moto, le corse erano la sua ragione di vita. Il canto ammaliante delle sirene delle quattro ruote lo strappa presto al motociclismo: a soli 26 anni chiude una straordinaria carriera sulle due ruote per una nuova sfida, inseguendo il mito di Nuvolari, Varzi, Rosemehier, Behra, Serafini, Ruffo. John passa dal Conte Agusta di Cascina Costa al “Drake” di Maranello e riesce dove anche calibri come Mike Hailwood e Giacomo Agostini falliranno, dopo.
A Enzo Biagi confida: “Correre è fare della geometria, ci vuole immaginazione ad abbandonarti a curve, cerchi, parabole”. E John trasformava l’arte di correre in “arte di vincere”, sintesi di arte pura – nello stile di guida (è il primo che in curva sposta il corpo all’interno, disassato dalla moto), nello scalare le marce, (una doppia da cambio … elettronico), nell’impostare un curvone (svirgolate da brivido), nel superare un avversario in staccata – con tocchi mirabili alla Michelangelo, Raffaello, Leonardo. Una sintesi fra Nuvolari e Duke in moto, paragonato in F 1 a Stirling Moss nel temperamento. Manuel Fangio, 5 titoli iridati in Formula uno, considerava Surtees il pilota “più completo” del motorismo di tutti i tempi.
Semplicemente ineguagliabile. Anche per il suo stile. Non solo in corsa. Bastava stargli accanto, osservarlo, quando seduto nel paddok – come se l’imminente battaglia che doveva sostenere di lì a poco in pista non lo riguardasse – prendeva il the con la moglie Pat. Campioni si nasce. Forse anche gentleman.
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