CIV comunicazione: “Piloti di famiglia” in Tv, moto-reality e show

Ieri è andata in onda l’ultima puntata di “Motorhome, piloti di famiglia”, il docu-reality di Mtv (canale 8 del digitale terrestre), ciliegina sulla torta della promozione del CIV (Campionato italiano di velocità) nel più vasto programma di comunicazione avviato dalla FMI nel 2014 per valorizzare le corse tricolori e i nostri giovani piloti.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 29 nov 2014
CIV comunicazione: “Piloti di famiglia” in Tv, moto-reality e show

Protagonisti principali del reality sono cinque piloti Moto3 che, in varia misura e con risultati diversi, hanno animato il CIV 2014: Stefano Valtulini (17 anni), Cecilia Masoni (16 anni), Alessandro Del Bianco (16 anni), Andrea Caravella (17 anni).

Su Motoblog, più volte abbiamo parlato del vivaio tricolore del CIV, di cui i cinque “corridori-attori” sono parte attiva, insieme ad altri, a cominciare dal neo campione italiano Manuel Pagliani, al vice Marco Bezzecchi, al terzo classificato Lorenzo Dalla Porta ecc.

Non ci ripetiamo, quindi, sui risultati agonistici né sul valore tecnico-agonistico di questi ragazzi. E non interessa qui disquisire su audience e target del programma, invece prendere atto con soddisfazione del programma stesso, fatto bene, con taglio professionale, uno spaccato per far capire non solo la bellezza di una corsa di moto ma soprattutto cosa ci sta dietro, il prima e il dopo.

Cioè la passione di questi ragazzi e i loro sacrifici e quelli delle rispettive famiglie, l’altalena dei (pochi) successi e delle (tante) delusioni, il mix di uno sport complesso, costoso e rischioso, che trasforma gli avversari in pista in amici fuori, che in dieci round su circuiti blasonati e impegnativi cambia la vita a tutti i partecipanti in un rito collettivo che ti prende e resta dentro e alla fine di questo percorso difficile di crescita reale – scandito da metodo e disciplina – cambia questi ragazzi spensierati in “uomini” responsabili.

E’ vero, tutti loro, non solo questi del reality, vogliono emulare Valentino Rossi, vogliono arrivare al motomondiale, vogliono diventare campione del mondo. Tutti partono e corrono per diventare “primi”. E sanno bene che solo uno vince la corsa e solo uno vince il titolo. Chi vince tocca con mano il suo paradiso e punta al gradino successivo, più avanti ancora. Chi perde piange di lacrime amare ma impara presto che solo chi cade (non solo fisicamente) può rialzarsi.

E’ un po’ questo il merito del reality, un contributo importante – al di là dei limiti dimostrati soprattutto nella parte più “tecnica” dei piloti, delle moto, dell’ambiente – per avvicinare alle corse chi non ne ha mai visto una e chi non ha mai messo piede in uno di questi meravigliosi autodromi italiani.

E’ una strada, certo non la sola, che la FMI deve continuare a percorrere utilizzando tutti i mezzi che i nuovi media e i nuovi strumenti della tecnologia consentono. Senza dimenticare l’aforisma di Mc Luhan: il mezzo è il messaggio. Cioè, prima di tutto bisogna pensare alle corse, al campionato, ai nostri giovani piloti, ai Team e alle Case (italiani e italiane in primis), al pubblico degli appassionati, lasciati (quasi) sempre nell’ultimo gradino.

Qualcosa si muove e va nella giusta direzione. Di questi tempi, non è poco.

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