Road Racing, Guy Martin: "Amo le corse in moto perchè possono ucciderti"
Lo scanzonato pilota inglese, tra i più noti specialisti delle corse su strada, dice la sua sul suo amore per le gare, i veicoli elettrici, la gioventù di oggi e altri temi...
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Anche se in carriera gli è sempre sfuggito il successo al tourist Trophy dell’isola di Man – ‘LA’ corsa su strada per eccellenza – il britannico Guy Martin è ormai da anni uno dei volti più noti del Road Racing, e on solo per via dei successi in pista. Martin infatti è un personaggio particolarmente schietto ed eccentrico, che oltre a lottare in pista in eventi quali il TT o la NW200 ha un lavoro ‘normale‘ come meccanico di camion, ama il te e, ultimamente, ha iniziato a dilettarsi anche come presentatore TV con il suo show Speed with Guy Martin, in onda sull’emittente britannica Channel 4.
In una recentissima ed interessante intervista rilasciata al quotidiano The Guardian, il funambolico 33enne del Lincolnshire ha confidato i suoi pensieri e opinioni su diversi aspetti della sua vita, cominciando con lo spiegare come mai, pur essendo un affermato specialista delle corse, continui a lavorare ‘normalmente‘ come meccanico:
“E’ un buon modo per mantenere un certo equilibrio. Con i camion inizio alle 5.30 della mattina, e magari mi trovo davanti con un cambio a pezzi ed il cliente che deve passare a prendere il suo camion quello stesso pomeriggio … In quei momenti penso: ‘Accidenti, mi piacerebbe solo andare a correre con la mia moto.’ Ma poi, quando vado a correre, dopo un paio di giorni sogno di tornare a riparare i miei camion. E quando sono stufo di entrambe le cose, allora posso prendere in considerazione la possibilità di andare là fuori e fare un po’ di TV, anche se questo non capita molto spesso. Tutto si completa a vicenda."
“Channel 4 continua a propormi nuove idee. Se facessi quel lavoro a tempo pieno, avrebbero qualcosa da farmi fare ogni giorno. Ma a me non piacerebbe diventare uno di quei presentatori TV… non dico ‘senza cervello’, perché alcuni di loro sono intelligenti, ma si appassionano di tutto ciò che gli viene detto di essere appassionati. E’ un settore talmente falso, non ha nulla a che fare con me. Io non vorrei farlo come lavoro."
“E’ vero che si guadagnano dei bei soldi con la TV, ma io guadagno bene anche con i camion. E il giorno in cui la gente della TV si stancherà di me – e quel giorno verrà sicuramente, è da fessi pensare altrimenti – che cosa dovrei fare? Se fossi un presentatore televisivo, mi troverei bloccato nella trappola del lusso. Guadagni tanti soldi e poi vieni cacciato da un giorno all’altro, il denaro smette di entrare e tu hai un mutuo enorme da pagare. E poi inizi a maledire tutto, ti viene un esaurimento e finisci in convento."
“Non ho mai fatto il passo più lunga della gamba, ho una bella casa, un bel capannone, guido un furgone Transit e una Volvo familiare. Non ho mai vissuto come una rock star. Non ho una reggia nè il vizio della cocaina. E se tutto dovesse finire domani, potrei tranquillamente campare con lo stipendio che mi danno i camion."
Per quanto riguarda l’industria dell’automotive più in generale, Martin si è detto sicuro di una continua crescita dei mezzi a propulsione elettrica, ma con tempi più lunghi di quanto i più entusiasti cultori dell’elettrico sarebbero portati a pensare:
“Non si può sfuggire a ciò che sta accadendo, e sta accadendo proprio ora. Ma se si parla di veicoli al 100% elettrici, io non sono davvero a favore di tutto questo. Almeno fino a quando non a quando non sarà risolta la questione della fusione nucleare [come fonte di energia comune per il consumatore]. In caso contrario, l’energia elettrica è solo una stronzata buona per i fanatici dell’ambientalismo. Non è forse vero? Con le auto ibride e con quelle elettriche, tutto quello che succede è che si bruciano combustibili fossili in una centrale elettrica, l’energia viene trasferita lungo una linea elettrica e quindi alla macchina. Cioè quello che fa ‘sul posto’ un motore termico. Il risultato finale è lo stesso, solo che bruci combustibile fossile in un posto diverso. Quando la fusione nucleare sarà una tecnologia affidabile – mi sa tra altri 50 anni – allora saremo in grado di sfruttare l’elettricità in modo più efficiente. Fino a quel giorno, penso si diranno solo delle grandi cavolate."
Anche la gioventù odierna non sembra aver impressionato Guy Martin più di tanto:
“I ragazzi di oggi pensano solo al fottuto Facebook. A Internet. Dovrebbe essere più facile per loro, ci sono più incentivi per entrare nell’industria automobilistica, ma non c’è alcun interesse. Abbiamo avuto tre apprendisti [nel nostro garage] negli ultimi due anni: erano ragazzi bravi, simpatici, adorabili e maledettamente inutili. Li abbiamo licenziati tutti. Ogni volta che giravi le spalle tiravano fuori i loro telefonini. Tutti ciò che volevano fare era tornarsene a casa per andare su internet. Senza nessun interesse, nessuna scintilla. Io sono ancora appassionato di questo lavoro, e alla mattina non vedo l’ora di iniziare."
Per molti appassionati, l’immagine di Guy Martin è quella del docu-reality TT3D Closer to The Edge, che lo ha seguito quasi passo-passo nella sua avventura al Tourist Trophy del 2010. Martin però non si dice del tutto soddisfatto dal successo ottenuto dalla pellicola:
“In un certo senso ha reso le gare una seccatura. Quando vado a correre, non posso avere cinque minuti per me stesso. Io non sono una persona ingrata, il supporto che ho avuto è fantastico, ma adesso non posso avere cinque minuti di pace. Un modo per aggirare questa situazione è stato quello di andare a correre in mountain bike. A volte faccio gare anche di 24 ore. Amo ancora le corse in moto, mi piacciono perché possono ucciderti ed è per questo che le faccio, ma correre in mountain bike è una cosa che faccio per la mia pace mentale."
“Tutto nel mondo è stato maledettamente igienizzato in nome della salute e della sicurezza, non è così? Non è rimasto niente al mondo che ti permette di uscire e realmente rischiare la vita. Mi piace essere nel pieno controllo del mio destino, dico sul serio. Puoi uscire a correre in moto, fare un piccolo errore ed il gioco è fatto: sei morto. A me piace tutto questo, esserci così vicino eppure così lontano…."