Carlo Pernat guarda al futuro: "Italia in crescita, c'è voglia di investire"

Carlo Pernat, figura ormai storica del paddock del Motomondiale, si dice ottimista sul futuro del motociclismo italiano ma ammette: "Di Valentino Rossi ce n'è uno solo..."

Di Adriano Bestetti
Pubblicato il 18 dic 2014
Carlo Pernat guarda al futuro:

Carlo Pernat – Con una carriera nel mondo delle due ruote che, in vari ruoli, ha ormai superato abbondantemente i tre decenni, l’inossidabile Carlo Pernat è diventato innegabilmente uno dei personaggi più popolari nel paddock del Motomondiale. Oggi, tra le altre cose, il manager genovese, classe ’48, cura gli interessi di Andrea Iannone – nuovo pilota factory Ducati in MotoGP nel 2015 – ed è responsabile delle relazioni esterne e della comunicazione per il Team Italia FMI, emanazione della Federazione quest’anno nel Mondiale Moto3 con due Mahindra affidate a Matteo Ferrari e Andrea Locatelli.

Alla luce della sua esperienza con i talenti emergenti del motociclismo italico – che in passato lo ha visto affiancare alternativamente piloti del calibro di Valentino Rossi, Max Biaggi, Loris Capirossi e Marco Simoncelli – Pernat è certamente un personaggio da ascoltare con attenzione quando si parla della salute del movimento tricolore. In una recente intervista rilasciata a Motoitalia, rivista on-line ufficiale di Federmoto, Pernat è andato a toccare questi argomenti, dichiarandosi decisamente ottimista per il futuro:

“A prescindere dai risultati in classifica, l’obiettivo di portare dei giovani esordienti italiani nel difficile mondo del Motomondiale è stato indubbiamente raggiunto. Lo dimostra il fatto che un talento promettente come Locatelli (che ha corso senza conoscere i circuiti) è stato inserito in un team di prima grandezza come quello di Gresini. Esattamente come era successo l’anno prima con Fenati e Bagnaia approdati nel team di Valentino Rossi.”

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Pernat lavorerà con il team della FIM in Moto3 anche il prossimo anno, forse con un ruolo ancora più incisivo. In merito ai non esaltanti risultati 2014 di Ferrari e Locatelli in sella all’indiana Mahindra, il manager ligure ha dato una sua spiegazione senza nascondere un pizzico delusione:

“Sì è vero, ma ci sono i motivi e le ragioni alle quali stiamo cercando di porre rimedio. Comunque ripeto, la FMI ha la missione di far emergere talenti e con Locatelli e Ferrari lo ha fatto, permettendo ai due ragazzi un’esperienza impagabile. Abbiamo avuto indubbiamente delle difficoltà soffrendo di un gap tecnico. La Mahindra ha corso nel 2014 allargando i propri orizzonti concentrandosi di un loro team ufficiale e assistendo gli altri. Questo ha creato un minimo di ritardo e, intanto, gli altri sono cresciuti in modo esponenziale. Anche internamente, nonostante il grande lavoro di tutti ed in particolare di Virginio Ferrari, non siamo stati confortati da risultati incoraggianti”.

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Guardando in modo più largo allo stato generale del motociclismo sportivo italiano e le sue prospettive per il futuro, Pernat si è comunque dichiarato sicuramente fiducioso, molto di più di quanto era sembrato in un’intervista analoga di circa 12 mesi fa. E’ evidente che la scuola spagnola vanta ancora un importante vantaggio che non si limita al semplice talento, ma Pernat comunque è convinto che le cose, dopo un periodo di appannamento, si siano rimesse in moto nella giusta direzione:

“Non c’è dubbio che gli spagnoli stanno ancora raccogliendo i frutti di un lavoro che è partito da lontano, da circa una decina di anni fa. Per quanto riguarda l’Italia ti dico subito che stiamo crescendo in modo sistematico. Non solo come numero di giovani (quest’anno in Moto3 più italiani che spagnoli, ndr) ma anche come qualità. Mentre 3-4 anni fa abbiamo vissuto una sorta di blackout adesso vedo che la filiera è tornata in movimento. C’è attenzione e voglia di investire sui giovani e questo grazie alla FMI che lavora sulla base dalle minimoto al CIV.”

“Vedo anche un diverso entusiasmo da parte degli operatori e l’esempio concreto sono i giovani emergenti richiesti da team che puntano ai titoli iridati. Fenati, Bastianini, Antonelli, sono il prodotto di questa nuova realtà. E’ un bene che anche le squadre al top puntino sui talenti da far crescere, un po’ come succedeva agli inizi degli anni ‘90 quando con Aprilia si partiva con programmi triennali dai quali sono poi usciti i Rossi, i Biaggi e i Capirossi. Ecco rivedo un po’ la voglia e l’entusiasmo di quei tempi. […] Si sta compattando una nuova generazione, e anche se di Vale ce n’è uno solo, possiamo tornare ad essere veri e grandi protagonisti”.

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