Triumph: da record nel Regno Unito, in calo in Italia
Triumph - Profeta in patria con il 18,7% di vendite in più rispetto al 2014, arranca in Italia, dove la situazione economica non da una mano al mercato delle due ruote, anche se gli operatori guardano con fiducia al 2015.
Lontane per la distanza che separa Borgo Panigale da Hinckley, ma vicine, per i prodotti realizzati ed in molti casi per il target a cui si rivolgono, Ducati (listino prezzi 2015) e Triumph (listino prezzi 2015) si ritrovano unite nel leggere i dati relativi alle vendite del 2014 dove, per entrambe, ad un incremento dei volumi su scala mondiale, fa da contraltare una diminuzione per ciò che riguarda l’Italia.
Il marchio britannico, nel corso dell’anno appena concluso, ha infatti messo a referto 2766 moto vendute (6,4% del totale nazionale), che è valso l’ottavo posto all’ombra del tricolore, pur se con 262 immatricolazioni in meno rispetto al 2013, numero che si traduce in un calo del -9%.
Numeri ben diversi, ad esempio, di quelli che sono stati espressi oltremanica, dove poco meno di una moto su cinque vendute nel 2014 recava lo stemma di Hinckley sul serbatoio. Ma in casa nostra la situazione è ben diversa, dal momento che hanno mostrato la corda anche settori e modelli che, a livello globale, riscuotono successo.
E’ ad esempio il caso delle adventure (nella fattispecie la famiglia Tiger), che ha visto una flessione del 7%, corrispondente a 74 moto in meno rispetto all’anno prima. Se Sparta piange, Atene non ride, anzi. E’ infatti buio profondo, ma il fenomeno è generalizzato, per quanto riguarda le supersportive, con sole 34 unita’ vendute a fronte delle 64 del 2013.
Per Triumph questo segmento significa unicamente Daytona 675, stante la perdurante mancanza di una supersportiva di grande cubatura dopo la 955i uscita di produzione nel 2006 e mai sostituita dalla 1050, più volte oggetto di indiscrezioni che fino ad oggi non si sono tradotte in un modello su strada, forse anche per il discutibile limite di cubatura importo nei campionati delle derivate di serie (SBK e SStock 1000) in primis, che equipara tre e quattro cilindri, imponendo ad entrambi i frazionamenti un tetto massimo di 1000 cc.
Le note positive arrivano però dalle classic, con la Bonneville T100 che è anche la più venduta del marchio con poco meno di 700 unità vendute ed ha messo a segno un +56% rispetto al 2014. Numeri piccoli (40 moto vendute in un anno), ma incremento in tripla cifra per la Thunderbird, con la Thruxton che si è mantenuta sugli stessi volumi dell’anno precedente. Scrambler e Rocket hanno viaggiato di pari passo, con una crescita rispettivamente del 33 e del 35%, mentre la America si è fermata ad un comunque dignitoso +25%.
Le ragioni del calo non vanno ricercate tanto nel fisiologico drop di gradimento di certi modelli, a maggior ragione per il fatto che questi sono stati almeno in parte aggiornati, quanto nel perdurare della congiuntura economica negativa nel nostro Paese, che ha penalizzato il settore delle due ruote e pertanto riguardato anche il brand di Hinckley, il quale ha già annunciato novità per l’anno appena iniziato, con l’obiettivo di invertire da subito la tendenza.