Biaggi "tester", solo operazione mediatica pro Aprilia?
Superbike 2015 - Il Leone Max Biaggi ha indubbiamente faticato a tenere il passo dei piloti più giovani nei Test Superbike di Jerez. Il suo lavoro è davvero utile allo sviluppo Aprilia?
Come al passaggio del mitico rivoluzionario messicano Doroteo Arango Arambula (alias Francisco Pancho Villa) si gridava “Viva Villa!”, così ogni ritorno in pista di Biaggi il “Corsaro” merita il più sentito e caloroso: “W Max!”. Il 43enne sei volte campione del mondo, come noto, forte di un nuovo contratto con l’Aprilia in qualità di tester ufficiale 2015 per le Sbk e per le MotoGP della Casa veneta è sceso nuovamente in pista con la 4 cilindri Sbk, prima a Portimao (maltempo, pista bagnata, solo una ventina di giri, scivolata e botta ad una spalla) poi a Jerez, 70 giri baciati dal sole.
Motoblog ha già trattato adeguatamente le due sessioni di prove. E’ presto per tirare conclusioni. Portimao non fa testo, mentre il secondo e mezzo (e passa…) di gap dai migliori accusato dal sei volte iridato a Jerez qualche interrogativo lo solleva.
Nessun dubbio sulla volontà, sulla meticolosità, sulla capacità di far girare la squadra, sulla qualità tecnico-agonistica di Biaggi che, con tutta onestà, ha affermato: “Non sono ancora ai livelli di prestazione ottimali. Sto riprendendo gli automatismi, tornare in pista è sempre bello ma devo riprendere confidenza. Ho bisogno di girare. Comunque tutto sta andando per il verso giusto”. Come non credergli?
Comunque il dubbio viene rispetto alla scelta Aprilia di un ex (grande) pilota, fermo da quasi tre anni, chiamato a testare due moto inedite, non certo fotocopia di quelle portate in pista vittoriosamente da Max nelle sue due ultime stagioni del mondiale Sbk.
In altre parole, se il ruolo di Biaggi non è quello dei “collaudatori” delle moto da corsa giapponesi che “consumano” segretamente in pista i prototipi di Honda, Yamaha ecc. – senza l’assillo dei tempi – per poi passarli “sgrezzati” ai driver ufficiali, allora la responsabilità del campione romano aumenta in relazione agli obiettivi dell’Aprilia. Già. Quali obiettivi?
Quelli di utilizzare Biaggi come “valore aggiunto” per la messa a punto e il salto di qualità che serve alla casa di Noale per ripetere il bis iridato in Sbk e dimostrare una adeguata competitività anche in MotoGP. Qui sta il punto, e il dubbio.
A dover essere testate sono i nuovi bolidi Aprilia, non il “tester” Biaggi. A questi livelli, con un secondo, un secondo e mezzo (o anche più…) sopra il limite, la moto è praticamente perfetta. I problemi (di telaio, di motore ecc.) vengono fuori solo quando il … “limone” si spreme fino all’ultima goccia, cioè quando il pilota è in grado (capace?) di portare la moto ai limiti e oltre, comunque su tempi che segnano la reale competitività raggiunta.
I tempi stringono, le corse sono già alle porte, con il campionato SBK allo start e, ancor prima, i primi test ufficiali MotoGP agli inizi di febbraio. Caro Max, non è questo il tempo per il “vernissage”, bensì per togliersi (se si può) quel filino di ruggine accumulatosi nel polso destro o altrove.
In corsa è la bandiera a scacchi a dire chi ha ragione o torto, in questo caso la parola spetta al cronometro. C’è da augurarsi sinceramente che Aprilia non abbia sbagliato i conti, o che non abbia voluto fare, con il rientro di Biaggi, solo una (bella) operazione mediatica.
Il nostro saluto non cambia: “W Max!”. “Corsaro”, addio wild-card 2015?