Di Traverso Flat Track School: la scuola che mancava!
Un ritorno tra i banchi di scuola? Non proprio se parliamo della nuova scuola di flat track Di Traverso School di Marco Belli. Questa bellissima realtà su sterrato, che mancava all'interno del panorama italiano due ruote, si svolge in un'area del Misano World Circuit Marco Simoncelli.
Ne avevamo sentito parlare qualche mese fa e non vedevamo l’ora di poter conoscere più da vicino questa realtà. La curiosità era tanta, ma il momento tanto atteso è finalmente arrivato quando ho varcato le porte del Circuito Marco Simoncelli di Misano Adriatico per raggiungere la nuova pista di flat track che Marco Belli e lo staff della Di Traverso School hanno creato all’interno dello storico circuito romagnolo.
La disciplina insegnata è appunto il flat track (o dirt track), da non confondere con lo speedway! Si corre su un circuito ricco di curve, tornanti, salite, discese… un circuito normale se non fosse per il fondo sterrato! E il bello è proprio quello: la mancanza di aderenza. Una situazione che all’inizio “spaventa” un po’ ma, dopo qualche giro, comincia addirittura a creare dipendenza!
Il traverso controllato, il polso destro che affonda mentre la ruota posteriore pattina e il grande manubrio che, come un timone, ti permette di gestire il controsterzo. Sono tutte sensazioni che fanno schizzare l’adrenalina a livelli proibiti, anche se la moto non è un mostro di potenza!
Si perché per cominciare a masticare il flat track è preferibile approcciarsi con una moto semplice e dotata della giusta potenza. La scelta della Di Traverso School cade infatti su un modello vintage ottimo come base per una moto da flat track old style. Parliamo infatti della Yamaha SR400, il MY 2014 che di elettronico ha solo una cosa: l’iniezione!
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Esteticamente, la moto ha subito una rivisitazione pistaiola dal carattere volutamente retrò. E qui si nota lo zampino di Deus: colori sgargianti, manubrio largo, cromature, scarico corto, impianto d’illuminazione rimosso, tabella porta numero, sella monoposto e addio parafanghi! Questi gli ingredienti per cominciare a divertirsi sullo sterrato del flat track.
Il tutto è assemblato dalle officine Yamaha Motoshop Parma, che si sono limitati a rimuovere tutto il “superfluo” e ad installare i nuovi pezzi indicati da Deus, oltre a donare una nuova mappa alla centralina. Sostituiti anche i cerchi e le gomme (ovviamente). Anteriore e posteriore calzano lo stesso cerchio e lo stesso pneumatico: Excel Takasago Rim neri con pneumatico semitassellato Goldetyre GT 267 Rim.
Prima di scendere in pista però, il professor Marco Belli (pilota varesino che nel flat track ha vinto tutto) ci spiega con semplicità e chiarezza come approcciarci a questo tipo di guida sconosciuto praticamente a tutti. Agevolati i più “fuoristradisti”, abituati ad affrontare spesso le condizioni di scarsa aderenza. Ma qui parliamo di affrontare un intero circuito di traverso, quindi bisogna adottare la giusta posizione di guida e muoversi diversamente.
Bisogna cercare di mantenere tutto il peso in avanti, alti con i gomiti (specialmente il destro) e spingere bene con le pedane. Sembra facile ma non lo è affatto! Bisogna fare tanta pratica perché, per andare veloci, bisogna entrare in curva con la moto già intraversata (e tutto il peso sull’anteriore), ed uscire spalancando il gas prima di spostare tutto il peso indietro mentre si va’ alla ricerca della prossima traiettoria.
Quasi bandito l’utilizzo dei freni: le moto da gara sono addirittura prive dell’impianto anteriore. Qui è stato lasciato per non rendere l’approccio con le moto e con la disciplina eccessivamente difficile. Dopo aver ultimato questo breve ma ricco briefing di informazioni è l’ora di mettere in pratica quanto appreso.
Cercando di avvicinarmi il più possibile alla disciplina, scelgo l’abbigliamento usato da piloti come Valentino Rossi, Marc Marquez e altri super-campioni che praticano il flat track, un misto tra off-road e cordoli: tuta e guanti di pelle con casco e stivali da cross. Dopo averlo provato sulla mia pelle, posso dirvi che per iniziare non è consigliato. E’ meglio indossare un completo da cross (con pettorina e ginocchiere) e stivali da trial, che proteggono la caviglia garantendo una maggiore sensibilità.
Percorriamo a piedi un breve tratto di pista per raggiungere le moto. Si nota subito la strana consistenza del fondo: la sabbia è grossa, umida il giusto e ben compatta. Marco mi spiega che il tracciato ha bisogno di molta manutenzione per essere tenuto al meglio. Il fondo scelto e applicato a Misano è uno dei più comuni che si possono trovare in giro per il mondo, ma la composizione può cambiare di tracciato in tracciato.
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La prima parte del corso si svolge su un breve rettilineo dove è stato allestito uno slalom tra i birilli da percorrere in prima marcia, prima di fare inversione stretta e affrontare nuovamente lo stesso circuito. La SR400 si avvia con la pedivella (anche la moto originale non ha l’avviamento elettrico), e necessita di qualche pedalata di troppo prima di partire.
Bello il borbottio che regalano filtro conico e scarico SC-project. A parte il manubrio largo della Tommaselli, le leve e i comandi sono originali, così come le pedane e i pedali di freno e cambio. Forse proprio queste ultime due andrebbero sostituite con componenti più fuoristradistici per consentire al pilota di spingere meglio con gli stivali da fuoristrada.
Prese le giuste misure (la moto è bassissima), mi lancio verso i birilli affrontando lo slalom con dolcezza, come ci raccomanda Marco. Gomiti in alto, gamba tesa in fuori, glutei che sporgono dal lato opposto della curva per bilanciare la moto piegata verso l’interno della curva. Terminati i birilli è l’ora di affrontare il primo traverso, ovvero l’uscita da un tornante stretto che ci riporta verso l’inizio dell’esercizio.
I primi tentativi sono mirati a prendere confidenza con l’erogazione della moto e con la ciclistica. La tranquilla SR400 è facile da gestire e, fin da subito, ti lancia verso i primi traversi lasciando scappare qualche risata sotto il casco, mentre la ruota anteriore mi schizza addosso la sabbia, la ciliegina sulla torta che rende il tutto molto DIRT!
Affinata la tecnica si cambia esercizio, alla ricerca di maggiore velocità e migliori…traversi! E’ fondamentale tenere il busto eretto e il peso spostato in avanti per ottenere il massimo del controllo sulla moto. Agendo sulle pedane, si cerca poi di controllare la “sbandata” del posteriore, moderando al contempo l’erogazione del gas.
La giornata in pista è volata ma sono felice di aver appreso un nuovo stile di guida, uno dei più antichi fra le due ruote. Marco Belli e il suo Staff sono riusciti ad accendere, con tanta passione e simpatia, una piccola ma intensa fiamma che vuole essere già alimentata fin da subito. Il flat track non è solo divertimento di traverso, ma una tecnica di guida a 360° utile per controllare meglio ogni tipo di moto nelle più svariate condizioni di guida.
Non per nulla, Campioni del calibro di Marc Marquez (che si allena a Barcellona) e Valentino Rossi (con il Ranch di Tavullia) si allenano spesso su questi tracciati con moto preparate per dare il massimo, con potenze che sfiorano (o superano) i 50 CV. Ma prima di arrivare a gestire quelle potenze, bisogna fare un bel po’ di strada, fortunatamente tutta… di traverso!
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