SBK-MotoGP, l’altalena degli ascolti TV
Più puntuale di un treno svizzero arriva il coro degli “evviva” perché la SBK in televisione fa il doppio della MotoGP. Anche noi siamo super contenti che la diretta Superbike dalla Tailandia è stata vista complessivamente da 2 milioni di spettatori su Italia 1 e Italia 2.
Non è tutto oro quel che luccica perché scomponendo i dati (653.000 spettatori hanno seguito la diretta, 157.000 gara 1, 496.000 gara due in ora più … civile per noi italiani) siamo di fronte a numeri non certo esaltanti, comunque non da sport che ambisce (anche) televisivamente a posizioni di premiership.
Niente di nuovo sotto il cielo: siamo in linea con il trend degli ultimi tempi, con la SBK seguita da un robusto zoccolo duro di appassionati della manetta ma sostanzialmente poco nota al grande pubblico degli sportivi e quasi sconosciuta dal grande pubblico della tv. Ciò è bene o male?
Non abbiamo mai creduto alla logiche dei “pochi ma buoni” e tanto meno crediamo sia corretto e utile una comparazione come questa fra SBK e MotoGP sapendo che si gioca a carte truccate, dato che per vedere la diretta televisiva della prima non si spende niente mentre bisogna sborsare fior di quattrini per seguire quella della “premier class” e dintorni. Il nodo non è comunque la televisione ma l’identità e la gestione dei due motomondiali marcati Dorna, con l’avallo (secondario) della FIM che si limita all’incasso, obbedendo, senza far pesare il proprio ruolo istituzionale.
SBK Thailandia 2015 – Gallery Gare
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Entrambe le categorie sono in una fase di passaggio (vedi l’altalena dei regolamenti ecc.): ma mentre la MotoGP “regge” anche nel grande pubblico grazie al perdurante peso di Valentino Rossi sia sul piano mediatico che in pista e al nuovo astro Marc Marquez, la Sbk, è costretta a recuperare pro tempore (ma ha già detto basta!) il super Troy Bayliss per … recuperare la star dopo il forfait di Max Biaggi.
E comunque, non è rispolverando vecchie glorie o importando campioni “spompati” dalla MotoGP che si dà lustro alla SBK. Servono star e soprattutto servono fenomeni in pista e fuori: cioè quel che è stato ed è Rossi e quel che è Marquez. Fenomeni che non si inventano in un attimo ma si costruiscono anche con il concorso dei media che, invece, per quel che riguarda la SBK, sono praticamente inesistenti.
Qui poco conta il livello agonistico delle corse dei due campionati (altro discorso è il livello tecnico): la SBK spesso è più esaltante anche se ad esempio, come in Tailandia, basta la fuga solitaria di un Rea per smorzare gli entusiasmi. Il nodo sostanziale resta quello di una SBK in mezzo al guado, tecnicamente né carne né pesce, perché non è facile per il proprietario (Dorna) dei due campionati trovare l’equilibrio necessario, soprattutto considerando che è la MotoGP che rende (ancora) montagne di soldi.
SBK Thailandia 2015 – Gallery Gare
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Sarebbe fuorviante, oltre che inutile e autolesionista, dividersi adesso fra chi tifa MotoGP e chi SBK. Un dato è certo: la MotoGP e la SBK piacciono e piacciono anche al grande pubblico. Ma fino a “quanto” piacciono? I 4 o 5 (anche 6) milioni di telespettatori della MotoGP delle stagioni precedenti erano spettatori reali davanti alla tv (gratis) ma… “virtuali” sul piano della passione per il motociclismo e per il motomondiale, prevalentemente “tifosi” di un singolo pilota.
In altre parole il motociclismo non gode nel Belpaese di così tanti appassionati: quei dati “gonfiavano” una passione che c’è ed è forte in Italia ma non così estesa e non così a prova di bomba. Ciò vale anche per altri sport. Abbiamo già scritto su Motoblog: “ quanta gente seguirebbe il ciclismo se diventasse a pagamento? Quanti italiani hanno seguito lo sci del dopo Tomba? Nel nostro caso, nel momento in cui si doveva metter mano al portafoglio, si è preferito passare dai virtuosismi in pista di Valentino&C alla telenovela da pennichella”.
Il motociclismo ha vissuto periodi alti e bassi e questa fase di assestamento può sfociare in una rinascita delle corse o in un ritorno allo sport di nicchia. La politica dei “pochi e buoni” – ripetiamo – non ha mai portato bene, neppure nello sport. Tanto vale, quindi, modificare oggi per migliorare ciò che resta di uno sport complesso e costoso ma unico sul piano tecnico e agonistico. Il rischio è che si voglia spremere le pietre puntando tutto sul business. Finchè la barca va. Così facendo, del grande motociclismo resterà solo il ricordo.
Poi dividersi su SBK e MotoGP conta poco. Anzi nulla. Aspettando che Guido Meda, per la MotoGP, faccia il miracolo.