MotoGP Indy, il "festival" delle cadute iceberg della crisi del motomondiale
Il coro di quelli del “dopo” adesso, dopo le cadute a mitraglia nelle qualifiche della MotoGP (ma anche nelle altre categorie), grida: “bisogna cancellare Indianapolis!”. In tempi non sospetti, motoblog aveva lanciato il suo grido d’allarme per un circuito cucito su misura per lo show (?!) delle quattro ruote, tecnicamente insignificante, rabberciato alla meno peggio per inserirci le moto, con pezzi d’asfalto scivolosi e abrasivi (da imporre Bridgestone dure come l’acciaio, quindi traditrici) rifatti che sembrano le nostre strade italiane in tempo di crisi, con i cordoli che sono vere e proprie tagliole e spazi fuoripista in cui si trova di tutto.
Insomma Indy, così com’è per le moto, non è né bello, né sicuro. Chissenefrega, si dirà! Già. Gli americanoni (non i quattro gatti in tribuna) scuciono dollari che valgono poco, ma sempre pesanti se elargiti in quantità. Grassi in tutto, gli yankees amano i fuoriprogramma, talmente out da divertirsi (invece che incazzarsi) per i soccorsi osceni del povero Barbera, caduto e trasportato a braccia senza neppure una barella, come un fante sul fronte del Carso nel 1918.
Il fatto è che Indy è, strombazzatissimo dalla Dorna, nel calendario del motomondiale, a Indy si corre come nulla accadesse, e guai a chi si permette di andare controcorrente: il baraccone deve girare, la Dorna deve incassare. Punto. Perché piloti come Stoner e Rossi che avevano espresso critiche sulla sicurezza non sono stati (e non sono) minimamente ascoltati? Perché la famosa commissione sicurezza del motomondiale avalla tutto? Dove sono i soloni della FIM, il cui perenne silenzio tuona più dei motori?
La verità è una sola: in questo luna park iridato del motomondiale che fu, sempre meno luminoso e sempre meno accattivante, con le ombrelline più corteggiate dei piloti, conta solo ed esclusivamente il business. Sta bene a tutti, pare, perché a tutti viene elargita una fetta e anche le briciole soddisfano gli ultimi. Le cadute? Componente dello … spettacolo. Non c’è la Clinica mobile dei … “miracoli”, fatta apposta per rimettere in sella in meno di un amen i malcapitati centauri?
In America le corse sono intese come lo show dei gladiatori nel Colosseo. Forse non solo in America. Oggi, intanto, la MotoGP si presenta con una griglia ancora più sguarnita e con piloti non al 100%. Quel che si vede a Indy è l’iceberg di una crisi del motomondiale che viene da lontano. La Dorna ha perso la bussola. E il barcone vacilla.