SBK Nurburgring, fra Melandri e Biaggi la "resa dei conti" per il titolo iridato
Marco Melandri e Max Biaggi verso la battaglia del Nurburgring che si preannuncia infuocata
Diciamo subito che non crediamo che il mondiale SBK sia nella tenaglia di un papocchio, dominato da complotti, intrighi e imbrogli per favorire una Casa o un pilota a danno di altri. Storicamente il titolo è sempre andato ogni anno alla Casa e al pilota più forti, meritatamente. In 24 anni tutte le grandi Case partecipanti, ovviamente in quantità differenti, hanno vinto il mondiale: Honda, Ducati, Kawasaki, Suzuki, Yamaha, Aprilia. Chi griderebbe allo scandalo se fosse il turno della BMW, con Melandri?
Se paradossalmente il mondiale 2012 fosse già finito senza disputare i prossimi tre round, chi avrebbe meritato il titolo? Marco Melandri (BMW) ha 308,5 punti, Max Biaggi (Aprilia) 290, Tom Sykes (Kawasaki) 267,5, Carlos Checa (Ducati) 233,5. Si può discutere sui decimali, limando qualcosa in più o in meno pro o contro questo o quel pilota, ma l’attuale classifica rispecchia fin qui i valori in campo.
Nel corso della stagione il crescendo di Melandri e della BMW è stato costante e la competitività del binomio italo-tedesco è fuori discussione. Invece, sono state altalenanti le prestazioni di Biaggi, con corse di straordinario livello e corse molto meno esaltanti e convincenti, come le ultime di Brno, Silverstone, Mosca.
Scriveva Gianluca su Motoblog il 4 settembre: “Nelle ultime sette sfide Melandri ha conquistato quattro successi (su sei in stagione) mentre nello stesso periodo Biaggi è salito solo una volta sul podio, terzo in gara uno a Mosca. In questo decisivo scorcio di stagione la BMW è riuscita a recuperare ben 78,5 punti all’Aprilia di Biaggi. Così il Mondiale che, dopo Misano, a metà giugno, sembrava già nelle mani del cinque volte iridato, è tornato completamente in discussione”. Già.
La verità è che Max e l’Aprilia ad un certo punto del campionato sono entrati in una “zona grigia”, non hanno saputo gestire il vantaggio acquisito in classifica, troppo in difesa, quando la strategia, vista la competitività degli avversari, non poteva essere che quella dell’attacco. In tempi non sospetti scrivemmo che l’eccessiva attenzione al pallottoliere della classifica avrebbe portato alla perdita della leadership provvisoria e forse anche all’impossibilità di riagguantare il titolo iridato.
Fin qui Melandri ha interpretato e gestito meglio di Biaggi il campionato e meritatamente arriva ai tre appuntamenti dalla fine (sei gare, 150 punti in palio) nel ruolo di lepre con Biaggi (-18,5 punti) in quello di inseguitore.
Discorso chiuso, quindi? No di certo. Perché Biaggi è pilota capace, già dal Nurburgring, di fare il miracolo. A meno che il rapporto con Aprilia sia così in alto mare o compromesso da “smontare” le velleità di rimonta del Corsaro.
E gli outsiders? Hanno chances iridate solo in caso di corse anomale, ad esempio in condizioni meteo particolari. Sykes (-41 punti), Checa (-75 punti), Rea (-96 punti) possono però condizionare la lotta finale fra Melandri e Biaggi. E non è poco. Così come possono avere un ruolo di “disturbo” Haslam (BMW), Laverty (Aprilia), Giugliano (Ducati), Baz (Kawasaki). Sul piatto, oltre alle gomme, quanto peseranno le alleanze, antichi dissapori, vecchie e nuove amicizie dei contendenti? Dal Nurburgring, pista davvero tosta, chi sbaglia paga.