Jorge Lorenzo: "ve lo do io, il bollito"
MotoGP 2015 - Da bollito a bollitore. Jorge Lorenzo domina la gara MotoGP di Jerez e ritorna in corsa per il Mondiale, dove adesso è terzo, a venti punti da Rossi.
Era bastato un inizio di stagione non troppo brillante per dare vita a titoloni come “Jorge Lorenzo è bollito”. Il round di Jerez ci ha invece restituito un “martillo” che ha dimostrato di essere quello di sempre, mentre la crisi non c’è mai stata.
Quello che alcuni non considerano è la complessità della MotoGP, intesa come sistema uomo-macchina-squadra. La moto è quanto di più sofisticato esista, con una elettronica evoluta all’ennesima potenza, che permette di controllare e settare tanti e tali parametri che un comune biker nemmeno si sognerebbe possano esistere.
A tutto questo si deve aggiungere il pilota, che il mezzo lo deve guidare e dev’essere anch’egli “a posto”. Siamo abituati a pensare ai campioni che si sfidano a 350 all’ora sulle piste dei cinque continenti come a robot capaci di correre sopra ai problemi fisici (ultimo tra tutti, Marquez, che ha corso con un dito mignolo aperto e richiuso, quasi da cima a fondo, una settimana prima), ma occorre ricordare che anche loro sono umani, con relativi alti e bassi.
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Stessa cosa dicasi anche ed ovviamente per i tecnici che lavorano con i piloti e che, insieme a loro, talvolta non riescono a trovare la soluzione giusta ad un problema che può essere il chattering, piuttosto che l’eccessivo consumo del posteriore o la confidenza nell’avantreno, indispensabile per buttare giù la moto in piega ad oltre 60°, fidandosi.
Quando anche solo uno di questi parametri, che forse sono anche più numerosi dei settaggi che la ECU delle MotoGP permette, non è al top, il risultato non arriva ma, non per questo, il pilota deve essere messo alla gogna.
Non era bollito Rossi quando era in Ducati, come non lo è stato Lorenzo prima delle 14:00 di ieri. Partendo dal presupposto che chiamiamo talvolta (ed impropriamente) i piloti “eroi”, occorrerebbe evitare gli eccessi, in entrambe le direzioni. Diversamente, saremmo uguali ai tifosi di altri sport, quelli dai quali cerchiamo sempre di prendere le distanze perché, orgogliosamente, a parole ci definiamo differenti, salvo poi esserlo un po’ meno nei fatti. 🙂