Honda, dalla SBK alla MotoGP: ma è davvero crisi?
Spesso accumunate dalla stessa mancanza di risultati, la Honda RC213V e la CBR 1000 RR sono in realtà afflitte da problemi molto diversi, molto più gravi per la seconda.
MotoGP (questi gli orari tv del GP d’Italia al Mugello) e Superbike, due serie quest’anno un po’ più lontane che non in passato grazie al cambio di regolamento che ha avvicinato le derivate di serie alle moto stradali, eppure così vicine, per prestazioni e talvolta per vicissitudini di alcuni loro protagonisti.
Honda in particolare che, pur con un approccio diverso alle due categorie, si sta trovando in difficoltà entrambi i fronti. Da una parte HRC, divisione racing della casa madre, con spiegamento di forze e finanze senza eguali nel panorama mondiale e dall’altra il supporto ad un team privato (Ten Kate) che, in quanto tale, pur vantando un palmares di tutto rispetto, deve fare i conti con un mezzo che risente del peso degli anni.
[img src=”https://media.motoblog.it/a/ab8/sbk-feat.jpg” alt=”Michael Van de Mark” size=”medium” id=”709579″]
Strade diverse quindi, che portano a risultati simili o, per meglio dire, non portano ai risultati voluti. Con un distinguo però. Quella che in molti si sono affrettati a definire crisi di Honda e di Marquez, appare in realtà solo come un problema di setting sulla RC213v 2015 la quale, oltre ad essere la naturale evoluzione della moto che ha dominato gli ultimi due mondiali, è comunque un mezzo in grado di staccare il miglior tempo nel warm-up, come avvenuto recentemente a Le Mans.
Il discorso SBK è invece profondamente diverso ed i due round di Donington non hanno fatto altro che confermarlo. La CBR 1000 RR SP, al di là di essere notoriamente la meno estrema delle stradali da cui si parte per realizzare le versioni da gara, deve anche portare il fardello di essere un progetto ormai datato, al pari di Suzuki.
Il congedo di Johnny Rea, forse il miglior talento oggi in circolazione tra le derivate di serie ed approdato non a caso alla corte della più competitiva Kawasaki, ha poi acuito ulteriormente il gap tra la moto della casa dell’ala dorata e le prime della classe, con il solco che appare ormai colmabile solo con una nuova moto.
Tramontata ormai definitivamente l’ipotesi dell’omologazione della RCV213S per la Superbike, questo per la volontà di Honda di commercializzare la sua replica-MotoGP in un numero di esemplari ampiamente inferiore al minimo richiesto dalla F.I.M., non resta che attendere che la casa giapponese concretizzi i suoi programmi futuri per quanto concerne la propria supersportiva 1000cc.
Questi potrebbero riguardare sia una rinnovata CBR RR, quanto piuttosto una peraltro da tempo vociferata moto con propulsore V4, parente più o meno prossimo di quello della RCV213S, montato su un nuovo telaio e che beneficia di elettronica in linea con le concorrenti più recenti.
Nel frattempo, i fratelli Ten Kate, così come Sylvain Guintoli e Michael Van der Mark, navigano un po’ a vista e soffrono con il materiale oggi disponibile, cercando qualche saltuario piazzamento come avvenuto ad Assen. I tempi di RC30, RC45, VTR SP, ma anche del CBR RR my 2007 (mondiale con Toseland), sono al momento lontani, mentre in MotoGP c’è da scommettere che Marquez anche questa domenica venderà cara la pelle.