Sbk Donington, Sykes (Kawasaki) “doppietta-vendetta”. Rea in difesa. Ducati, due podi con Davies
La vendetta si consuma a freddo e Tom Sykes, con una doppietta da incorniciare, ha mantenuto quanto promesso dopo Imola.
La vendetta si consuma a freddo e Tom Sykes, sul bellissimo e ostico saliscendi di Donington, con una doppietta da incorniciare impreziosita dalla ciliegina del nuovo record della pista, ha mantenuto quanto promesso dopo Imola piegando inequivocabilmente il suo compagno di squadra Rea, dominatore dell’inizio di questa esaltante stagione.
I giochi, dunque, si riaprono, non solo sul piano strettamente aritmetico (di fatto Rea, con due secondi posti, contiene il ritorno furioso di Tom perdendo “solo” dieci punti), ma soprattutto sul piano psicologico e su quello dei rapporti interni alla Kawasaki, moto che ha dimostrato ancora una netta superiorità di motore e di ciclistica.
La bilancia pende ancora a favore di Rea – gran manico, pilota maturo capace di gestire anche una corsa in difesa e freddo nel recuperare un secondo posto che vale oro dopo una sbandata in gara due che avrebbe gettato gambe all’aria chiunque – ma Sykes gli ha tolto l’alone dell’imbattibilità (interna) lanciando un chiaro messaggio alla squadra della “verdona”, come dire: “se mi avevate dato per spacciato, dovete rifare i vostri conti perché io ci sono”.
Come dargli torto e come, adesso, la Kawasaki riuscirà a gestire la rivalità dei due galletti dal becco infuocato nello stesso pollaio? E gli altri?
A Sykes e a Rea poco importa chi sale sul terzo gradino del podio. In questo caso, l’onore va a Chaz Davies, due volte con la medaglia di bronzo, un nuovo podio per la Ducati, ma con il gap di oltre 12 secondi in gara due e di oltre 15 secondi in gara uno.
Chiamando le cose per nome significa che la Ducati, quinto posto con Giugliano in gara due dopo il disastro di gara uno, è la prima degli sconfitti o, se più aggrada, è la moto capace di mettersi alle spalle tutte le altre meno le “verdone”, tutt’ora di altro livello, da marziani.
Davies e (anche) Giugliano ce l’hanno messa tutta ma di più non si può. Tradotto, a Borgo Panigale si deve continuare a lavorare, perché il gap, superabile, c’è ancora.
E l’Aprilia? Non ci si può accontentare della doppia quarta piazza di Haslam (oltre 18 secondi di gap in gara uno), tanto meno dei piazzamenti non esaltanti di Torres. Qui, a differenza della Ducati, il discorso è diverso e investe i piloti – pur molto diversi fra loro per esperienze e qualità – ponendo interrogativi sulla scelta della Casa di Noale.
Sì, è vero, Haslam si porta dietro la botta alle costole subita nel volo di Imola e guidare a certi livelli in condizioni fisiche non ottimali non è il massimo. Ma è solo questo o c’è un gap “strutturale”, una differenza con piloti quali Rea, Sykes e anche con Davies e Giugliano? Interrogativi pesanti che presto troveranno risposta.
Per finire, un gran bravo a Badovini, stupendo in gara uno e un bravo anche a Baiocco nella top ten di gara due.
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