Casey Stoner: "Non sono più nemico di Valentino Rossi"

Casey Stoner dice la sua su Motomondiale, 8 Ore di Suzuka, pesca e molto altro: "Marquez fortunato nel 2013, e Villopoto resta il migliore..."

Di Adriano Bestetti
Pubblicato il 16 giu 2015
Casey Stoner:

Agli appassionati della velocità su pista non sarà sfuggito il fatto che Casey Stoner ha trascorso gli ultimi giorni in Europa, e in molti lo avranno anche visto sfilare subito prima del GP di Catalunya della MotoGP in sella alla nuovissima e costosissima Honda RC213V-S.

Il fuoriclasse australiano, che si è ritirato dal Motomondiale al termine della stagione 2012, si appresta a fare il suo ritorno in pista alla fine di Luglio per partecipare alla 8 Ore di Suzuka, e anche noi abbiamo avuto l’opportunità di incontrarlo brevemente in occasione della sua visita alla Nolan, dove ha presentato il casco 802RR Carbon Fitting che utilizzerà in occasione della prestigiosa gara di durata giapponese.

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Nel corso di una breve conferenza stampa – che, lo sottolineiamo, ha avuto luogo prima del round della MotoGP a Montmelò della scorsa domenica – Stoner è andato a toccare una serie vari di argomenti relativi al Motomondiale, ma non solo. A chi gli chiedeva se Marc Marquez fosse davvero il suo erede, l’australiano ha così risposto:

“Io penso che ogni pilota abbia il suo stile di guida, ma se si vogliono fare categorizzazioni penso che il suo stile sia più simile al mio di qualsiasi altro pilota attualmente in MotoGP. Lui sembra sempre di buon umore quando è in sella alla moto, è molto efficace in entrata e in percorrenza, mentre io lo ero forse di più in uscita. A guardarci guidare la stessa moto, abbiamo stili di guida differenti ma non così diversi: a tutti e due non dispiace affatto far derapare il posteriore! Marc sembra chiaramente a suo agio con la Honda e ha ottenuto risultati incredibili, penso che abbia fatto un lavoro fantastico.”

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Interrogato sulle difficoltà del fuoriclasse spagnolo in questo inizio di stagione 2015 (con 2 ritiri che sarebbero poi diventati 3, su 7 gare, nel successivo appuntamento di Barcellona), Stoner ha puntualizzato:

“Quest’anno le cose non stanno andando benissimo per lui in campionato, dovrà faticare per difendere il titolo: Jorge Lorenzo e in gran forma e Valentino Rossi è in testa alla classifica…. sarà interessante vedere come andranno a finire le cose, ma questo è comunque molto importante per aumentare l’interesse attorno al campionato.”

“Non si tratta solo di stile di guida, è anche una cosa mentale. Se qualcosa non va sulla moto non puoi startene semplicemente lì a dire: “Ci sono problemi con la moto, va sistemato questo e quello.” Devi anche essere in grado di adattarti. Questa è una cosa che io ho sempre cercato di fare, credo anche abbastanza bene, con i miei Ingegneri: ottenere il massimo da qualsiasi moto che ho guidato.”

“Ducati in questo senso rappresenta l’esempio più chiaro: ai miei tempi non ricevevamo tante parti nuove durante l’anno, si trattava sempre di cose marginali, quindi la moto che avevi all’inizio dell’anno era in pratica la stessa sulla quale avresti finito la stagione. Per questo dovevamo sempre inventarci qualcosa di nuovo, e questo ci ha obbligato a sfruttare al massimo quello che avevamo. A volte c’era gente che rendeva le cose troppo complicate, ma se la moto si dimostrava subito veloce al venerdì, di solito lo era anche alla domenica.”

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Stuzzicato sulla corsa al titolo mondiale della MotoGP 2015 – e in particolare sulle effettive chances iridate del vecchio rivale Valentino Rossi, leader del campionato – Stoner ha così risposto

“Non sono più un nemico di Valentino, adesso le cose sono diverse per me. E’ il leader del campionato, è cresciuto molto dopo il ritorno in Yamaha, e questa è una cosa che ha degli effetti sicuramente positivi in termini di interesse attorno al campionato. Ma è francamente impossibile negare che negli ultimi anni il dominatore non sia stato Marquez. Altrettanto francamente, devo dire che secondo me nella sua prima stagione è stato anche fortunato, con Lorenzo e Pedrosa che si sono infortunati anche abbastanza seriamente, e così è riuscito a fare dei risultati che probabilmente non sarebbe riuscito a fare se loro due fossero stati al 100%. E la fiducia portata dai quei risultati gli ha dato ancora altra fiducia. Le cose erano andate perfettamente per lui e nel 2013 e così aveva vinto il titolo, poi nel 2014 era ovviamente molto sicuro di sé, sapeva bene quello che stava facendo, aveva più esperienza e ha fatto quello che ha fatto.”

“Per questo è piuttosto sorprendente anche per me vedere quanto stia facendo fatica in questa prima parte di stagione 2015. Tuttavia, conoscendo il suo talento – e anche come funzionano le cose in Honda – credo che sarà in grado di raddrizzare la sua situazione. So che ci sono problemi di set-up e cose di questo tipo, ma credo che saprà riprendersi. Naturalmente Lorenzo è molto veloce in questo periodo, e anche Dani avrebbe potuto fare bene se non fosse stato per l’infortunio.”

“E’ comunque difficile dire chi vincerà il campionato, ma sono contento di vedere che anche Ducati si sta riprendendo. I risultati di inizio anno avranno dato loro una grande fiducia nei propri mezzi, e quindi mi aspetto di vederli raccogliere dei buoni risultati da qui fino a fine stagione. Gli auguro ogni bene, ma io sono ancora un pilota Honda e non ho più rapporti di tipo ‘ufficiale’ con loro.”

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Ad un giornalista francese che gli chiedeva se l’imminente impegno alla 8 Ore di Suzuka potesse preludere ad altre partecipazioni a gare simili in territorio europeo – in particolare la 24 Ore di Le Mans e il Bol D’Or – Stoner ha risposto:

“Probabilmente [potrei prendere in considerazione] la più corta di quelle che hai menzionato [ride]. E’ difficile da dire, perché so che si tratta di eventi che richiedono un grosso periodo di preparazione, a tutti i livelli. Lo so perché ne ho parlato con diversi amici che vi hanno partecipato, e perchè mi appresto a correre io stesso a Suzuka.”

“Se [a Suzuka] si corresse con moto da MotoGP, credo che non riuscirei ad arrivare alla fine perché avrei le braccia a pezzi. Le Superbike sono molto meno stressanti dal punto di vista fisico, e visto anche il periodo dell’anno in cui si svolgerà spero di poter fare la mia parte per la squadra. Non sarà una passeggiata, non voglio essere frainteso, per me si tratta di una grande sfida, ma per adesso io sto solo facendo del training fisico, per essere sicuro di arrivare a Suzuka nella migliore forma possibile ed essere al livello che ci si aspetterebbe da me per questo impegno.”

“Ho guidato la moto [che userò a Suzuka] a Sepang, anche se per la gara potrebbe essere leggermente diversa, e mi è stato subito chiaro che non è una MotoGP, non ha quel livello di tecnologia. Non è solo la differenza in termini di potenza: la MotoGP richiede anche maggiore forza fisica, è più incline agli high-side, e va sempre guidata in modo perfetto. Ci sono ancora delle cose che devo capire bene per la 8 Ore – tipo la procedura per il rifornimento – ma mi aspetto comunque di divertirmi.”

“A me piace la tecnologia, ma credo anche che debba avere dei limiti. Bisogna trovare un giusto equilibrio. L’elettronica rende le cose più semplici per tutti, ma non necessariamente più divertenti.”

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Essere ritornato in Italia non in qualità di pilota ‘full-time‘ è stata un’esperienza a suo modo ‘insolita‘ per il due-volte-iridato della MotoGP:

“Tornare in Italia è stato fantastico per me. Ai tempi in cui correvo, tra una cosa e l’altra, ero sempre molto impegnato quando ero qui, e ritornarci ora per questa piccola vacanza, per modo dire, è stato davvero fantastico. Ho visto tanti amici e visitato anche dei posti fantastici, con mia moglie e mia figlia, ma non avevo certo dimenticati quanto e bello questo paese… e quanto è buono il suo cibo! Ci sono tante cose di qui che mi mancano quando sono in Australia.”

E a chi gli ha chiesto se la vita del pensionato non fosse un po’ troppo rilassata per lui, abituato a grandi dosi di adrenalina nei suoi anni al massimo livello del motociclismo sportivo, Stoner ha seraficamente replicato:

“In tutta onestà, ho sempre delle cose da fare, sono sempre occupato. Adesso posso fare tutte quelle cose che ho sempre voluto fare ma per le quali non avevo mai tempo quando correvo in MotoGP. Tutti sanno che adoro pescare, ad esempio, e adesso finalmente ho tempo di farlo, più di quanto avrei mai potuto immaginare, e questo mi piace. Ma non solo questo: adesso per esempio sono venuto in Europa e ho potuto trascorrere anche un paio di giorni tranquilli con amici, e siamo andati a guidare su delle strade davvero magnifiche, che non conoscevo, anche qui in Italia, e normalmente in MotoGP non avrei avuto la possibilità materiale di fare una cosa del genere durante la stagione.”

“Faccio anche molto più motocross, molto più karting, e molto altro ancora. Guidare è un’attività che adesso trovo davvero divertente. Ci sono molte cose che mi mancano del mondo delle corse, ma ricordo ancora bene anche la pressione e lo stress che ne derivavano e oggi sono cose che non mi interessano.”

“Ho preso la decisione di ritirarmi dalla MotoGP subito prima di Le Mans 2012: sarebbe stato bello chiudere quella stagione con il titolo, e quello resta un po’ un rimpianto per me, ma a parte quello non ne ho altri, e a tutt’oggi non ho mai sentito il desiderio di tornare [in MotoGP]. Ci sono tante altre cose per cui guardare avanti oltre al motociclismo, cose su cui impegnarsi e lavorare. ed è magnifico avere del tempo libero da poter dedicare a queste attività.”

Prontamente interrogato sulla sua presunta disponibilità a sostituire l’infortunato Dani Pedrosa per il round di Austin e in Argentina, di cui si era parlato a inizio anno dopo l’operazione dello spagnolo, Stoner ha tagliato corto:

“Sì, è vero, avevo dato la mia disponibilità, ma poi HRC ha preferito lasciar perdere. Lo avevo fatto perchè si sarebbe corso ad Austin, una pista su cui non ho mai corso e che per questo mi intrigava molto. Mi è sempre piaciuto correre su piste nuove, ma mi sarebbe piaciuto anche dare una mano a Dani e al team, anche perchè avrei qualche idea su dove si potrebbe andare a lavorare sula moto. Ad ogni modo non posso dire nulla a riguardo, perché rimango un dipendente Honda. Io ho dato la mia disponibilità, ho pensato fosse giusto farlo: poi la cosa non è andata in porto, non per mia decisione, ma posso comprenderne le ragioni.”

A chi gli chiedeva se gli elementi che lo avevano spinto a decidere di ritirarsi fossero ancora presenti nel Motomondiale, Stoner ha invece fornito una risposta per certi versi sibillina:

“Io ho sempre cercato di essere autentico. Questa è una cosa che mi ha dato qualche problema con la stampa in Europa, ma io cerco di dire la verità. C’è chi si inventa storie, chi cerca di apparire meglio di quello che è, chi è sempre e comunque sorridente davanti alle telecamere, ma io non sono così. Quello che ti trovi davanti è sempre il vero me stesso. Molti altri piloti sono molto bravi a brillare davanti alle telecamere, mostrandosi per qualcosa che invece non sono, nascondendo i loro veri sentimenti, io voglio essere semplicemente quello che sono.”

“Come ho sempre detto, io non ero in quel business per far soldi, per me era più importante costruire delle relazioni. Con tutte le persone con cui ho lavorato, da Alberto [Vergani, numero 1 di Nolan seduto al suo fianco] fino a tutti i miei ingegneri e meccanici, ho sempre costruito degli ottimi rapporti personali, anche molto stretti. E’ questo ciò che ha importanza per me, non si tratta solo di andar là fuori a correre cercando di fare più soldi possibile, per me non è mai stato così.”

“La stessa cosa vale Nolan: il fatto che mi abbia supportato sin dall’inizio è stato molto importante per me. All’inizio, come ho già detto, non pensavo che fossero i migliori in circolazione, ma il nostro rapporto ha funzionato subito bene e le cose sono sempre migliorate lavorando con loro. Loro ascotavano davvero quello che gli dicevo e agivano di conseguenza, e adesso sono tra i marchi migliori del mondo. Per me è stato importante quello che loro hanno fatto per me, e per me avrebbe avuto poco senso saltare da un brand all’altro solo per avere un assegno sempre più grosso. Nolan è sempre stata lì per me dandomi il massimo supporto, e quindi io non mi sono mai sognato di abbandonarli solo perchè qualcuno mi offriva più soldi.”

Stoner è sempre stato un grande appassionato di sterrato e off-road, e in molti saranno bene a conoscenza della sua amicizia con il fenomeno americano del motocross Ryan Villopoto, sbarcato quest’anno in MXGP – e vincitore del round in Thailandia – e poi vittima di un infortunio. Qualche tempo fa Stoner si era sbilanciato definendo Villopoto il miglior crossista in circolazione, e achi gli chiedeva conto di quella affermazione ha spiegato:

“E’ solamente la mia opinione, ma credo davvero che Villopoto sia il migliore in circolazione. Ha dovuto recuperare dall’infortunio della scorsa stagione ed io, in tutta onestà, non conosco bene quale sia la situazione a riguardo. Quest’anno è partito facendo molta fatica sulla moto, ma io credo che faccia ancora parte del gruppo dei migliori. Non credevo che sarebbe venuto in Europa a dominare, ma gli ho visto fare delle cose magnifiche in passato e credo che avrebbe potuto fare molto meglio se non fosse stato per l’infortunio.”

In riferimento ai giovani talenti australiani e alla sua opinione sul ‘doppio salto di categoria‘ effettuato questo inverno dal connazionale Jack Miller – vice-iridato della Moto3 passato direttamente alla MotoGP – Stoner ha risposto:

“Non saprei nominare dei giovani piloti australiani che potrebbero seguire le mie orme: ormai non seguo più le serie inferiori australiane dove corrono i giovanissimi. Per quanto riguarda Jack Miller, credo invece che abbia fatto bene a fare il doppio salto dalla Moto3 alla MotoGP: se si è sentito in grado di farlo e ha avuto questa opportunità ha fatto bene a coglierla, e il fatto che sia con Cecchinello è comunque una grande cosa per lui. Lucio è stato molto importante all’inizio della mia carriera, e credo che lo sarà anche per Jack. Si tratta pur sempre di moto, con due ruote a motore, e se Jack è stato forte in Moto3, tanto da arrivare a sfiorare il titolo, probabilmente lo sarà anche su una MotoGP: basterà lasciargli il tempo per abituarsi e ‘prendere le misure’.”

La visita di Stoner alla Nolan è avvenuta mentre il Tourist Trophy dell’Isola di Man era in pieno svolgimento. A chi gli ha chiesto la sua opinione sui piloti impegnati nel Road Racing, il fuoriclasse australiano ha spiegato:

“Io penso solo che bisogna riconoscere loro un grande rispetto. Credo di conoscere il tipo la passione che ti spinge a partecipare ad un evento del genere. Non saprei dire se bisogna essere più coraggiosi o più pazzi per affrontare questo tipo di corse, ma posso dire di aver conosciuto alcuni piloti che vi hanno partecipato e di averne avvertito il feeling. Ma devo anche dire che qualcuno di questi non è più con noi. Nel mio caso personale, l’idea di parteciparvi non mi ha mai attraversato la mente, neanche per un secondo.”

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